Codice, s.m.
Sire!
Con lieto e sereno animo io mi affido a rassegnare alla real sanzione il novello codice civile pel regno d’Italia. […] La M.V. degnando della sua alta sanzione il decreto che io ho l’onore di presentarle, avrà segnato un’altra data memorabile nell’opera della nazionale ricostituzione, del cui maestoso edifizio si viene allargando e rassodando la base mercè la invocata unità nelle leggi.
Facciamo un gioco: chi lo ha detto? Non vale cercare su Google! Nemmeno tra gli appunti di storia del diritto. Se non lo ricordate, lo scoprirete strada facendo. Se lo ricordate, vi invitiamo a restare sintonizzati su questa relazione di viaggio perché vi porteremo alla scoperta di una parola meravigliosa: codice.
Ogni bravo giurista la nomina probabilmente più spesso del nome di battesimo della propria dolce metà, ma da dove arriva questo termine?
Codice, dal latino CODEX, variante di CAUDEX, significante in origine “tronco d’albero”, inizia a designare gli “antenati” dei nostri libri a partire dal I secolo d. C.: era l’epoca d’oro del papiro, che dall’Egitto veniva esportato nelle varie province dell’Impero Romano ed oltre, supporto scrittorio prediletto ma prezioso e soprattutto costoso. Per gli usi quotidiani e per redigere documenti di scarsa rilevanza, i romani presero l’abitudine utilizzare invece tavolette di legno o corteccia ricoperte da uno strato di cera che, all’occasione, poteva essere lisciata e riutilizzata. Queste tavolette potevano essere legate tra loro da un nastro o da anelli metallici, prendendo le sembianze da chiuse di un “pezzo di legno”, un tronco d’albero: ed ecco a voi, il codice!
L’origine prima del termine va cercata nel Proto Indo Europeo *kehu-d-, “dividere, separare”, che contiene due interessanti radici aventi come significato il “sapere” e il “doppio” il duale, il numero due. Elementi che ricordano l’odierno “discernere”. Parlando di alberi, strumenti di conoscenza per i popoli preistorici, non sembra insomma solo una singolare coincidenza.
La parola quindi, dall’accostamento ai codici di legno, mantenne il significato di insieme di scritti, anche quando i codici diventano membranacei. Il contenuto può essere di vario tipo, ma il riferimento ai codici di tipo giuridico prese senz’altro il sopravvento: Hammurabi, gregoriano, teodosiano, giustinianeo, ermogeniano, sono antichi e illustri esempi di sistemi di leggi scritte.
Ma torniamo in Italia. La prima attestazione nel volgare la dobbiamo alla misteriosa figura del giullare senese Ruggieri Apugliese, rimatore della tradizione siciliana (sì, anche se di origine toscana). Intorno alla metà del 1200 scrisse un componimento intitolato “Tant’aggio ardire e conoscenza” che il mitico Rajna descrisse come “serventese del Maestro di tutte l’Arti”, perché il testo è tutt’una lode verso sé stesso e verso la propria cultura. Nel verso:
So far drappi della resta / e sommi solazzare a festa, / ben adornar capelli in testa; / di codico saccio e di diesta / e naturale.
Il codico è riferito infatti al Codice Giustinianeo, all’epoca utilizzato allo stesso modo dell’odierno “so declamare la Divina Commedia a memoria, da sobrio”.
Nel Medioevo, con la scuola giuridica bolognese, si mantiene il senso di corpus di leggi scritte, e in scivolata arriviamo alla Francia del XVIII secolo quando, un po’ come visto con brevetto e costituzione, in funzione di una semplificazione del sistema di leggi frammentato dell’Ancien Régime, si inizia dal 1793 con una prima forma di codice civile, che confluirà poi nel Code Napoléon del 1804. Di nuovo, l’Italia ereditò per riflesso questo gusto per l’ordine dal punto di vista legislativo, e come brave massaie i regni della Penisola post-Restaurazione si misero a fare ordine e a promulgare i propri codici, civili e penali.
Dopo l’Unità e con la legge del 2 aprile 1865 la neonata Italia conformò i diversi codici in uso nel Regno (Civile, Procedurale, di Marina Mercantile e di Commercio, Penale solo in seguito) su tutto il territorio. In particolare, quel giorno di aprile del 1865 vide la luce il “codice Pisanelli”, il primo Codice Civile dell’Italia unita, dal nome dell’allora Ministro di grazia e giustizia, Giuseppe Pisanelli.
Capito ora di chi era la citazione iniziale?
© Riproduzione Riservata
Scopri di più sul Codice nella storia del Diritto:
Napoleone incoronato dal tempo scrive il Codice Civile
16 Aprile 529 – Entra in vigore il Codice Primus di Giustiniano
Bibliografia
Codice, in Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, Milano, Sonzogno.
Codex, in Du Cange, et al., Glossarium mediæ et infimæ latinitatis., Niort: L. Favre, 1883-1887.
Codice in TLIO, Tesoro della Lingua Italiana delle Origini.
Code, in Rey Alain, Dictionnaire Historique de la langue française, Paris, Les Dictionnaires Le Robert, 2010.
Code, in Chéruel, Adolphe, Dictionnaire historique des institutions, mœurs et coutumes de la France, Paris, Librairie de l’Hachette , 1855.
Codice in Enciclopedia Italiana Treccani.
Poeti del Duecento, a c. di Gianfranco Contini, Riccardo Ricciardi editore, Milano Napoli 1960, 2 voll.
Apuliese, Ruggieri, Tant’aggio ardire e conoscenza, in (a c. di) Panvini, Rimatori della scuola siciliana, Firenze, Olschki, 1962 e 1964.
Apuliese Ruggieri, in (v. a c. di) Calenda, Corrado, Federiciana, 2005.
Codice civile del Regno d’Italia: corredato della relazione del Ministro Guardasigilli fatta a S.M. in udienza del 25 giugno 1865, Torino, Tipografia Botta, 1865.
Ansanelli, Vincenzo, Contributo allo studio della trattazione nella storia del processo civile italiano: 1815-1942, Torino, G. Giappichelli, 2017.