Un articolo tratto da un giornale del 1883 racconta come a una prima teatrale nella Parigi di fin de siècle nacque un mestiere da non credere: lo sbadigliatore di teatro. Una professione che nel tempo si è diffusa anche negli spettacoli televisivi e non solo.
Per secoli il teatro ha rappresentato non solo una delle massime espressioni artistiche, bensì un’arena in cui si intrecciavano relazioni sociali, trame politiche e accordi economici. Rivalità e antagonismo erano sentimenti vivi tra i protagonisti delle scene: attori, sceneggiatori e persino registi competevano l’uno contro l’altro per garantirsi il favore del pubblico, soprattutto degli spettatori più colti e agiati, che dimostravano con generose offerte il piacere dello spettacolo.
Pur di primeggiare erano disposti a tutto, e pensate quanta pressione poteva avere un artista alla sua prima esibizione. E se il pubblico avesse fischiato? Se i giornali avessero regalato commenti sprezzanti? Il favore o meno degli spettatori poteva diventare davvero merce di scambio o di ricatto: vi abbiamo già raccontato del caso del 1901, finito in Cassazione, della prima della Sonnambula di Bellini al teatro Verdi di Firenze. La sera prima del debutto della cantante lirica Giuseppina Huguet nel ruolo della protagonista Amina, tre loschi individui si avvicinarono all’impresario con la minaccia di pagarli o avrebbero fatto fallire l’esibizione a suon di fischi. Per saperne come andò a finire questa storia andate a recuperare la Massima!
Ma i fischiatori non erano certo l’unica, un po’ incredibile, categoria di boicottatori da temere. Un articolo tratto dal Giornale delle Donne del 1883 ci racconta di un infame regista che riuscì a screditare il lavoro di un suo collega pagando degli sbadigliatori. Il bello? Creò un vero e proprio mestiere che sopravvisse negli anni!
Ci troviamo nell’elegante Parigi del XIX secolo: siamo in uno dei teatri dorati e baroccheggianti della città. Scie di seta, drappi di velluto, scintilli di diamanti: gli eleganti spettatori si apprestano a prender posto, ha inizio la prima dello spettacolo. Non sappiamo quale fosse l’opera che andava in scena, purtroppo, ma possiamo dirvi che si trattava di una tragedia, e sicuro lo fu letteralmente per il malcapitato regista. Un suo collega aveva preso comodamente posto in platea circondato da un certo numero di individui. A questo punto l’orchestra apre le danze, il sipario si alza, gli attori entrano in scena. Ma ecco che ben presto si scorge uno spettatore sbadigliare, poi un altro, e un altro ancora. Non erano passati dieci minuti che la platea tutta sbadigliava, perché – si sa – lo sbadiglio è contagioso.
Tutta colpa dell’infame regista seduto in platea: a un certo punto, facendo un certo segnale, induceva i suoi sgherri a sbadigliare. E sbadigliarono così gli spettatori sui palchetti, poi per effetto domino anche la seconda e la terza fila, e lo sbadiglio si propagò sino a raggiungere la scena e le quinte: sbadigliavano gli attori, il rammentatore e lo stilista, e in ultimo persino l’autore stesso.

Ma la vicenda non finì qui. Da quel momento, si formò una schiera di professionisti della claque, il pubblico plaudente o piangente che fosse. Questi individui venivano pagati per applaudire e ridere, ostentando la validità dell’opera, ma venivano ingaggiati anche per fischiare e sbadigliare. La tradizione si protrasse nel tempo, evolvendo poi dal teatro alle altre forme di intrattenimento come gli spettacoli televisivi e non solo.
Forse la risata registrata delle sit-com che vedevamo in TV negli anni Novanta la recitavamo proprio dei professionisti eredi di questa tradizione teatrale.
Probabilmente il malefico regista da cui tutto ebbe inizio non avrebbe mai immaginato che col tempo il suo dispetto si sarebbe trasformato una professione, e soddisfatto se ne uscì da teatro, fregandosi le mani e concedendosi ancora… un altro sbadiglio!
© Riproduzione riservata
La fruizione dei contenuti sul nostro sito e sulle nostre pagine social è totalmente gratuita, libera da immonde pubblicità ed è il frutto del lavoro di una nutrita squadra di persone. Puoi contribuire al mantenimento e allo sviluppo della nostra rivista acquistando i nostri libri targati Le Lucerne.
