Abuso, s.m.
Ai gineprai linguistici e giurisprudenziali ormai ci siamo abituati, ma oggi ve ne abbiamo riservato uno che potrebbe reclamare lo scettro di termine con più applicazioni, nonostante l’esigua estensione terminologica, almeno per il dizionario italiano corrente.
All’udire del termine “abuso”, probabilmente ciascuno di noi se ne potrebbe uscire con una diversa applicazione, sulla base della propria esperienza – non diretta, ma quantomeno culturale o lavorativa.
Da quello d’ufficio, a quello di potere, ne possiamo trovare per tutti i gusti.
A dirla con Benedetto Buonmattei, che indagò uno specifico tipo di abuso letterario durante una delle querelle linguistiche di fine Seicento:
Questo è l’uso; ma avvertite, ch’e’ può talvolta convertirsi in abuso. Abuso vuol dire mal uso; non retto, non discreto uso.
Dunque, fin qui nulla di sconvolgente. Ma che cosa ci rivela l’etimologia di questo termine?
Premettiamo (per mero tuziorismo come direbbe qualcuno), che indagheremo il nome, e non il verbo, essendo facile cadere nel tranello degli omografi.
Troviamo come abuso derivi dal latino ABUSUS, “abuso, spreco”, participio perfetto di ABUTOR (da ABUTI), “consumato, sprecato, abusato”. Quest’ultimo adorabile verbo è l’unione tra AB-, prefisso con significato di allontanamento da qualcosa, e UTOR, infinito presente di UTI, “uso, impiego”, derivante dal Proto Italico *oitōr, e a sua volta discendente dal Proto Into Europeo *h₃eyt-, “prendere con sé, andare a prendere”.
Quindi, ricapitolando, l’abuso è, etimologicamente, l’allontanarsi dall’uso comune di qualcosa. O qualcuno.
Nel volgare italico, il termine abuso con significato di “utilizzo illecito”, fa capolino per la prima volta tra le Rime di Niccolò De Rossi, poeta di area veneta vissuto tra XIII e XIV secolo.
Questo concede lo comuno abuso, / ma chi de pyù done tropo se vanta, / quel’è tal errogança ch’eo non scuso, / ché la fernesia ch’en capo gy canta / gli mostra certo ço che ‘l cor vageça, / poy glorïato vol ch’onom lo creça.
Nel diritto invece, lo troviamo già legato agli “abusi di opere pubbliche” annoverato come sacrilegium tra i crimina extraordinaria del diritto romano.
E poi? Si potrebbe dire ci fu pace, almeno fino al Novecento, quando si ricomincia a parlare di abuso in giurisprudenza tra Francia, Germania e Svizzera. E in Italia? Fino al Codice Civile del 1942, se ne parlò poco, a prescindere dalla declinazione di abuso presa in esame. Eppure, l’abuso è fondamentale nel suo perimetrare ciò che va al di là del perimetro del diritto vigente.
Prendendo il caso dell’abuso di diritto, chiamiamo in causa una voce più autorevole (Giorgio Pino), che così ne riassume l’excursus storico:
Nella cultura giuridica italiana, l’interesse per la figura dell’abuso del diritto ha seguito l’incerto andamento di un fiume carsico ovvero, se si vuole usare un’immagine ancora più suggestiva, ha assunto le sembianze dell’araba fenice: l’interesse è emerso sporadicamente –probabilmente in maniera non casuale – in alcuni momenti della storia della nostra cultura giuridica, destando adesioni entusiaste e critiche anche aspre, per poi attraversare lunghi periodi di malinconico confino nel ripostiglio in cui il giurista ripone gli attrezzi che non gli servono più, perché sostituiti da altri più nuovi, più precisi, o forse solo più “alla moda”.
Insomma, un’esistenza ai margini del diritto. Eppure, come detto, tra abuso d’ufficio, di potere, di posizione e di rappresentanza, ce n’è per tutte le sfumature.
La sua è senza dubbio una rivincita semantica: di abuso si parla ogni giorno, nel diritto oppure no, resta tra le parole più in voga nelle cronache quotidiane. Nel corso del XXI secolo dalla sfera sessuale, agli abusi di sostanze stupefacenti, è diventato leitmotiv di un malessere e di una cattiva condotta social ed etica.
Il “cattivo uso” è prerogativa del comportamento dell’uomo, come disse il Manzoni “sguazza” negli abusi per sua natura: ma all’infuori del diritto, che non transige, ci resta sempre la carta della Divina Provvidenza.
Bibliografia
Abuso, in TLIO, Tesoro della Lingua Italiana delle Origini (accessibile online).
Abuso, in GDLI, Grande Dizionario Della Lingua Italiana, UTET (accessibile online).
Abusus; Utor, in Charlton T. Lewis and Charles Short (1879) A Latin Dictionary, Oxford: Clarendon Press.
Pino, Giorgio, L’abuso del diritto tra teoria e dogmatica (precauzioni per l’uso), in Eguaglianza, ragionevolezza e logica giuridica, a cura di G. Maniaci, Giuffrè, Milano, 2006, pp. 115-175].
Abuso, in Dizionario Giurieconomico, ed. Simone. (Accessibile online).