Imputato, s.m.
Cari amici viaggiatori, oggi si parte alla scoperta di un termine che risuona(va) dalle aule dei tribunali sino alla stampa quotidiana, ad inchiostro o via cavo. Un termine amato dai poeti, che ci svelerà grandi leccornie una volta entrati nella sua etimologia e conosciuti i suoi fratelli: non sai mai cosa possa nascere da una radice linguistica.
Per la nuova avventura, chiediamo di avviare i motori a uno degli autori più geniali che abbia solcato il nostro Pianeta a cavallo tra XIX e XX secolo: Gilbert Keith Chesterton (no, non è un’opinione discutibile, è un dogma).
Il teorizzatore del distributismo fu un fervente saggista in ambito storico, politico e filosofico. Uno dei suoi lavori, s’intitola proprio “The Defendant” – “L’Imputato”:
I have found that humanity is not incidentally engaged, but eternally and systematically engaged, in throwing gold into the gutter and diamonds into the sea. I have found that every man is disposed to call the green leaf of the tree a little less green than it is, and the snow of Christmas a little less white than it is; therefore I have imagined that the main business of a man, however humble, is defence. I have conceived that a defendant is chiefly required when worldlings despise the world—that a counsel for the defence would not have been out of place in that terrible day when the sun was darkened over Calvary and Man was rejected of men.
[Ho compreso che l’umanità non è accidentalmente impegnata, ma eternamente e sistematicamente impegnata, a gettare oro nella fogna e diamanti nel mare. Ho compreso che ogni uomo è disposto a chiamare la foglia verde dell’albero un po’ meno verde di quello che è, e la neve di Natale un po’ meno bianca di quello che è; quindi, ho immaginato che l’attività principale di un uomo, per quanto umile, sia la difesa. Ho concepito che un imputato sia principalmente richiesto quando i mondani disprezzano il mondo – che un consiglio per la difesa non sarebbe stato fuori luogo in quel terribile giorno in cui il sole si oscurò sul Calvario e l’Uomo fu respinto dagli uomini.]
In questa chiosa all’introduzione della raccolta, Chesterton racchiude il fil rouge alla base di tutti i saggi: una serie di elementi, dal nonsense al giallo, accusati dall’opinione pubblica e che lui invece, si prende la briga di difendere al banco degli imputati in un mondo incapace di vedere la bellezza sotto ogni elemento del creato.
Ma non siamo qui per elogiare Gilbert ovviamente.
Avviamoci piuttosto con lui alla scoperta delle origini di imputato: il termine deriva dal latino IMPUTATUS, “imputato, accusato”, sostantivo come spesso accade nato da un participio passato, in questo caso di IMPUTARE “fare i conti, imputare”.
Il verbo latino è un composto di IN, “in”, usato come rafforzativo, e PUTO, “chiarire, sfrondare, regolare”.
La radice Proto Indo Europea, *pewH-, conferma il significato di “tagliare, purificare”, – pensiamo anche a o PŪRUS, “puro”, nel latino.
Fratelli del termine, che ci crediate o no, sono quindi amputare, pavimento e, ebbene sì, deputato.
Tirando le somme, quindi, l’imputato è qualcuno che deve ancora fare i conti con qualcosa, qualcuno da cui “debba essere estirpata” un’accusa, in caso di esito positivo di una sentenza nei suoi confronti.
Il verbo IMPUTARE venne utilizzato sin dal periodo romano nel senso di chiedere a qualcuno di “rendere conto” per un’accusa, all’interno di un processo. Tuttavia, nemmeno nella trattazione di derivazione giustinianea, si trova l’uso di “imputato” nel senso di “persona sotto accusa” e processata durante le PROVOCATIO o le QUAESTIONES PERTETUAE; nelle fonti il termine con il significato più vicino al nostro “imputato” è in realtà REO (rimandiamo al Nomen Omen “Reato” per un approfondimento).
Nel corso del tempo, tuttavia, il termine entrò nell’uso comune e iniziò a guadagnare il significato che gli attribuiamo tutt’oggi.
Basti pensare all’utilizzo che ne farà Boccaccio nel suo Filocolo nel 1336:
Giovani, nulla deità in me si richiude, la quale se si richiudesse, i vostri pietosi prieghi avriano forza di piegarla a perdonarvi: dunque, maggiormente me, il quale senza forza di vendicarmi dimoro, disideroso della grazia non tanto degli uomini, quanto ancora delle fiere, con ciò sia cosa che ciascuno nuocere mi possa, e noccia tal volta, né io possa più nuocere, però bastimi per sodisfazione il vostro pentére, né vi sia questo dagl’iddii imputato in colpa.
Testimonianza di un utilizzo già assodato nell’italiano volgare probabilmente già ben prima del XIV secolo.
Tornando in ambito legale, imputato fa capolino già nella codificazione preunitaria, dalla Leopoldina del 1786, art. 50:
L. In tutte le cause criminali dovrà deputarsi un difensore all’imputato povero o miserabile in quei luoghi dove non sia stabilmente destinato l’avvocato dei poveri rei, e quando lo stesso imputato manchi del suo particolar difensore; ed al detto difensore si dovrà comunicare la copia degli atti, e darglisi comodo di conferire col medesimo imputato ancorchè sia carcerato, onde possa rilevare i lumi per la di lui difesa […].
Al Codice Penale del Regno di Sardegna esteso alla Sicilia del 1861, art. 88:
È tuttavia in facoltà delle Corti e dei Tribunali di ordinare che l’imputato sia ricoverato in uno stabilimento pubblico di lavoro per un tempo maggiore, o minore, secondo l’età di lui e la natura del reato, senza che però possa eccedere quello in cui l’imputato avrà compiuto il diciottesimo anno.
E, nel periodo post-unitario, allo Zanardelli del 1889, art. 5:
Se l’imputato muore prima di essere giudicato definitivamente, l’azione civile si esercita contro gli eredi del medesimo innanzi al giudice civile.
E, facendo un salto pindarico ai nostri giorni, lo ritroviamo nell’art. 60 del vigente codice di procedura penale:
Assume la qualità di imputato la persona alla quale è attribuito il reato nella richiesta di rinvio a giudizio [416 c.p.p.], di giudizio immediato [453 c.p.p.], di decreto penale di condanna [459 c.p.p.], di applicazione della pena a norma dell’articolo 447 comma 1, nel decreto di citazione diretta a giudizio e nel giudizio direttissimo [449, 566 c.p.p.].
Quindi, in chiusura, tiriamo la veste del sommo Giustiniano per farci ripetere una delle sue locuzioni più famose, sebbene forse non la più applicata:
In dubio pro reo.
[Nel dubbio, [giudica] in favore dell’imputato.]
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Bibliografia
Imputato, in GDLI, Grande Dizionario della Lingua Italiana, UTET (accessibile online).
Imputato, in a c. di Francesco Bonomi, Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana.
« 3 imputare » (par P. Carpentier, 1766), dans du Cange, et al., Glossarium mediae et infimae latinitatis, éd. augm., Niort : L. Favre, 1883‑1887, t. 4, col. 314c. http://ducange.enc.sorbonne.fr/IMPUTARE3
Imputato, inCharlton T. Lewis and Charles Short, A Latin Dictionary, Oxford: Clarendon Press (1879).
Codice Penale per gli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Palermo, Stabilimento Tipografico Francesco Lao, 1861.
Berlinguer Luigi e Colao Floriana. La “Leopoldina” nel diritto e nella giustizia in Toscana. Milano: Giuffrè, 1989.
Gilbert Keith Chesterton, The Defendant, New-York, London, Dodd, Mead & Company ; R. Brimley & Johnson, 1904.
Sciortino, S., Sull’assenza dell’imputato nel processo criminale romano, in Annali del Seminario Giuridico, Vol. LX, Torino, Giappichelli, 2017.
Boccaccio, G., Il filocolo di m. Giouanni Boccaccio, Firenze, Filippo Giunti, 1594.
Guarino, Antonio, Storia del Diritto Romano, Napoli, Editore Jovene, 1990 (8° ed.).
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