Alle 4:40 nel cortile carcere di Marsiglia, cala per l’ultima volta la lama della ghigliottina. Il giustiziato è Hamida Djandoubi, condannato per omicidio.
Nel 1971, impiegato come manovale, Djandoubi subì un grave incidente sul lavoro che gli causò l’amputazione di una gamba, avvenimento che influì psicologicamente su di lui. Nel 1973 tentò di costringere la sua amante, Élisabeth Bousquet, una ragazza di ventuno anni che aveva conosciuto durante il ricovero in ospedale, a prostituirsi, ma questa lo denunciò. Djandoubi venne arrestato e trascorse alcuni mesi in prigione. Nel luglio del 1974 Djandoubi rapì Bousquet e la torturò, spegnendo numerose sigarette sul suo seno e sui suoi genitali davanti agli occhi di due ragazze che si prostituivano per lui. Élisabeth riuscì a fuggire a piedi, ma Djandoubi la raggiunse e la strangolò. Quella stessa estate rapì un’altra ragazza, che riuscì a scappare e a raccontare tutto alla polizia.
Arrestato dopo pochi mesi, Djandoubi venne accusato di sevizie e omicidio. La condanna a morte fu inflitta dalla corte d’assise di Aix-en-Provence il 25 febbraio 1977. Un appello contro la sentenza fu rifiutato il 9 giugno. Il 9 settembre fu informato che non avrebbe ricevuto la grazia presidenziale.
Questa è stata anche l’ultima condanna a morte eseguita in europa occidentale.
La ghigliottina era entrata in funzione a Parigi il 25 aprile 1792.
In Francia le esecuzioni furono pubbliche fino al 1939, poi si decise che avessero luogo all’interno delle carceri.
Protagonista della rivoluzione francese, passarono per la ghigliottina tra gli altri Luigi XVI, Maria Antonietta, Lavoisier e Robespierre.