Quando si parla di amministrazione della giustizia l’Islanda è sempre stata un mondo a sé. Alla fine dell’Ottocento non solo c’era c’era una sola autorità d’ordine in tutta l’isola, ma c’era anche un solo carcere. Sarà un caso che oggi l’Islanda sia lo stato europeo con l’indice di popolazione carceraria più basso al mondo?
Qualche tempo fa vi avevamo raccontato le sbalorditive ferie in Islanda di un avvocato nel 1894. Da buon giurista, aveva raccolto tutte le informazioni possibili sull’amministrazione unica e incredibilmente funzionate della giustizia di quell’isola inospitale ed emarginata dell’estremo nord dell’Europa.
Immaginiamo che per il pubblico dell’epoca l’Islanda doveva apparire una terra remota e sconosciuta almeno quanto Marte, così qualche anno dopo la Rivista Penale tornò a occuparsi di fatti islandesi, ritenendo giustamente che «qualche ulteriore notizia non riuscirà men gradita ai lettori».
Gli islandesi erano definiti come «buona gente e punto dedita al delitto», in quanto non solo ritenevano sacra la vita umana – fino al 1897 si contava un omicidio ogni 10 anni – bensì anche alla “roba” d’altri.
Nell’arco di mille anni non sono stati registrati che soli due furti.
Il primo fu un furto di pecore a carico di un indigeno, il quale dovendo sfamare la famiglia e avendo un braccio rotto era impossibilitato a procurarsi onestamente il cibo. Nonostante le circostanze fu condannato lo stesso, ma fu sottoposto a un intervento chirurgico per guarire l’acciacco fisico, gli si assicurarono gli alimenti per sé e per la famiglia sino alla guarigione e come se non bastasse gli si assicurò un lavoro!
Il secondo furto – tanto per cambiare – fu sempre di pecore. Fu commesso da un tedesco che, a differenza del primo, lo fece per pura malvagità. Fu obbligato a vendere tutto quanto possedeva, a risarcire il valore delle pecore derubate e condannato all’esilio se non voleva essere giustiziato.
Capirete bene che in questa “buona isola” «la polizia à ben poco da fare: non ci sono né questori, né ispettori, né delegati, né guardie, né squadre politiche, né squadre mobili con relativi randelli. Casi Frezzi là non avvengono». La rivista si riferisce all’anarchico Romeo Frezzi che proprio quell’anno, nel 1897, era stato arrestato perché ritenuto legato al tentato omicidio del re Umberto I ed era morto in carcere in seguito a un durissimo interrogatorio, facendolo passare per un suicidio.
Invece in Islanda «non vi ànno camere di sicurezza, depositi o luoghi simili che si prestino al suicidio dei poveri detenuti».
C’era solo un agente di polizia che bastava a far mantenere l’ordine ai 72 mila abitanti dell’isola che c’erano allora e a esercitare il suo ufficio per una superficie di 102.963 chilometri quadrati. Il “guardiano” d’Islanda risiedeva per sei messi all’anno a Reykjavík e per i restanti sei nella parte settentrionale dell’isola. La dimora dell’agente nei primi sei mesi era l’unico carcere dell’isola che si trova a Reykjavík, di cui si parla come un bell’edificio in muratura, addirittura «troppo bello da invogliare ad andarvi ad abitare».
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Negli ultimi decenni sono stati costruiti altri carceri nell’isola, ma tutti in linea con la “tradizione carceraria islandese”, che a quanto pare perdura tuttora: «qui le carceri sono come un hotel», ha dichiarato nel 2014 Sindri Stefansson, detto il “ladro di cripto-valute” d’Islanda. Nel carcere di Sogn per esempio, i detenuti hanno camere private, tv a schermo piatto e possono liberamente utilizzare il telefono, ma si pensi anche al caso delle camere con vista nel carcere di Kvíabryggja.
E in caso di evasione – pensiamo allo stesso Sindri Stefansson, che evase senza difficoltà essendo il recinto di metallo alto pochi centimetri – il detenuto non deve scontare pene aggiuntive. In Islanda l’evasione non è punita: come ha affermato l’ex giudice della Corte Suprema islandese Jon Gunnlaugsson, «il nostro sistema presume che una persona privata della libertà cercherà di riconquistarla. È responsabile delle autorità carcerarie trattenere il detenuto».
Non è un caso che Sindri Stefansson, dopo essere evaso da Sogn e successivamente catturato ad Amsterdam, ha lottato per essere estradato nuovamente in un carcere d’Islanda.
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