La storia di Adele Pertici, la prima donna notaio in Italia: pioniera di una rivoluzione silenziosa, la sua vicenda è simbolo della lunga lotta delle donne per l’emancipazione personale, sociale e professionale, capace di ispirare ancora le generazioni future.
Il vento del cambiamento soffiava forte sui primi del Novecento, ma non tutti erano pronti ad accoglierlo a braccia aperte. In un’epoca di rivendicazioni femminili per conquistare libertà e diritti ancora negate (vi abbiamo già raccontato le vicende di Lidia Poët e Teresa Labriola in Donne, avvocate), una donna, armata di coraggio e conoscenza giuridica, ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia italiana. È Adele Pertici, la prima donna notaio del Paese.
Nata nel 1888 a Roma, Adele Pertici si laureò in Giurisprudenza a Urbino nel 1913 con una tesi su La donna nel diritto pubblico. Nello stesso 1913, all’età di soli 25 anni, presentò la sua domanda per essere ammessa come praticante al Consiglio Notarile di Roma.
Il 9 gennaio 1914 il Consiglio, con una decisione tanto coraggiosa quanto lo era stata quella dei colleghi avvocati di Torino quando il 9 agosto 1883 ammisero nell’Ordine Lidia Poët, accettarono la sua candidatura e deliberarono la sua iscrizione al registro.
Come un copione che si ripete, però, anche in questo caso il Procuratore del Re fece ricorso davanti al Tribunale di Roma, richiamando il divieto per le donne di ricoprire pubblici uffici: i notai erano pubblici ufficiali e non liberi professionisti. In primo grado l’iscrizione viene però ritenuta legale, perché lo svolgimento della professione era comunque subordinato a un eventuale successivo superamento dell’apposito concorso. Ad accogliere il ricorso del procuratore del Re invece fu la Corte di Appello di Roma, che alla fine, con sentenza dell’8 aprile 1914, decretò la radiazione della dottoressa Pertici dal registro dei praticanti.
Il contesto storico non era favorevole. La professione di notaio, così come tutti i ruoli di potere, era considerata appannaggio degli uomini, e la mentalità dell’epoca era fortemente permeata da pregiudizi di genere (un esempio su tutti delle difficoltà e delle ingiustizie affrontate dalle donne nel mondo delle lavoro: il caso delle signorine del telegrafo).
Ma il vento del cambiamento era alle porte. Sfortunatamente, si trattava di un vento di guerra: durante gli anni della Prima guerra mondiale, mentre gli uomini erano al fronte a combattere, le donne si ritrovarono a portare avanti le sorti del Paese, lavorando anche in posizioni fino ad allora riservate solo agli uomini.
Quasi come un contentino, nel 1919 venne approvata la Legge Sacchi, che abrogò l’autorizzazione maritale e abolì alcune preclusioni per le donne, che prima di allora, per esempio, non potevano accettare eredità e donazioni. Tra le altre cose, la Legge del 17 luglio 1919 n. 1176, all’art. 7, apriva nuove opportunità professionali per le donne, riconoscendo finalmente il diritto di esercitare le libere professioni.
La Legge Sacchi segnò un’epoca di riscatto per le donne e anche il destino di Adelina prese una svolta significativa. Grazie alle nuove disposizioni sulla capacità giuridica della donna, Adele Pertici nel 1920 riuscì a far convalidare la sua iscrizione come notaio.
Ma i tempi erano davvero cambiati? Forse non tanto, se si leggono le parole con cui il padre di Adele commentò i successi della figlia:
“Dio mio! Dio mio! Quale terribile iattura si è abbattuta sulla mia casa! Una donna, mia figlia Adele, si è classificata prima nella graduatoria per notai. Che vergogna! Una donna notaio!”.
In realtà, tuttavia, il primato “ufficiale” spettò a un’altra donna. Nel 1927 si presentarono al concorso nazionale due donne e la ventisettenne di Novara Elisa Resignani superò la prova, divenendo così la prima in Italia abilitata all’esercizio della professione (sede: San Germano Vercellese).
Perché Adele Pertici non partecipò al concorso? Probabilmente nel frattempo aveva deciso di seguire strade diverse. Nel 1921, con un coraggio che sfidava le convenzioni dell’epoca, aveva partecipato a concorsi ministeriali, diventando la prima donna a essere assunta in un ministero nella categoria direttiva. Nel 1931 fu nominata dal ministro Bottai consigliera al Ministero delle Corporazioni.
Ma Adele Pertici non fu solo una figura di spicco nel mondo professionale; fu anche una voce attiva nella società civile, membro del Consiglio delle Donne Italiane e impegnata nella questione del lavoro a domicilio.
Nel 1927 sposò il capitano dei Bersaglieri Remo Pontecorvo (D’Annunziò lo cantò come “il caimano del Piave”) e acquisì il titolo di contessa. Donna Adele, come era conosciuta, fu una figura di rilievo nella cultura romana, ricordata da tutti come “bella, statuaria, elegante, semplice, dalla parola facile, rispettata da chiunque, colta, di vivace intelligenza“.
La sua vita inoltre fu arricchita dalla passione per la poesia e per musica operistica e dalla ricerca musicologica. Ogni anno le veniva riservato un palco di prim’ordine nel teatro dell’Opera di Roma e nel 1936, pubblicò uno scritto intitolato La donna nella musica di Puccini, dimostrando la sua attitudine eclettica e la sua capacità di affrontare argomenti culturali diversificati.
Nel 1938, a causa delle leggi razziali, il marito fu costretto a cambiare nome. Adele Pertici Pontecorvo divenne dunque Adele Pertici Bacci.
Rimasta vedova, mantenne il suo impegno sociale, frequentando associazioni combattentistiche e contribuendo attivamente alle manifestazioni culturali.
Adele Pertici si spense nel 1981, ma la sua eredità continua a ispirare donne di ogni generazione.
La sua vita, caratterizzata da una forte personalità e da un impegno ininterrotto, ha lasciato un segno indelebile nella storia italiana. Non è stata solo una pioniera del notariato, ma anche un simbolo di resistenza e determinazione in un’epoca in cui le donne lottavano per il riconoscimento e la parità e un faro per le generazioni future, capace di indicare che il coraggio e la passione possono davvero cambiare il corso della storia.
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La storia di una donna intrepida, che negli anni Sessanta ha lottato contro stereotipi e pregiudizi per affermarsi come notaia: Come non educare le fanciulle di Resede Ferioli, edito da Le Lucerne.
Tutta la storia di Lidia Poët, la sua tesi di laurea e gli atti e le sentenze dei giudizi nel nostro libro Lidia Poët. La prima avvocata, edito da Le Lucerne.