Massima, s.f.
La parola di oggi è forse uno dei tasselli più importanti del nostro Nomen Omen.
Le massime giurisprudenziali, che danno il nome al nostro locus amoenus virtuale, sono ben note a tutti gli addetti ai lavori e non, essendo nome di battesimo ampiamente utilizzato per indicare enunciati con alto contenuto morale; talvolta poco applicabili alla vita quotidiana. Come la massima ricordata da Foscolo in una missiva indirizzata al Conte Giovio, nel 1808:
La noia è il più potente motore delle azioni umane.
Ma nel mondo del diritto, le massime hanno preso nel corso del tempo un ruolo fondamentale, e persino pratico.
Cosa ci dice l’etimologia del termine?
Massima deriva dalla locuzione latina MAXIMA SENTENTIA, “sentenzia generale” perché appunto, parla di concetti universalmente intellegibile.
MAXIMA deriva dall’aggettivo latino MAXIMUS, “il più grande, il più ampio” ma anche “il più vecchio” o “potente”.
L’ipotesi è un’origine Proto-Italica in *magissimus o *magsimus, che a sua volta discende dal Proto-Indo-Europo *magsamo-, superlativo di *méǵ-, “grande”. I derivati si estendono a vista d’occhio: dalla maestà al “major” anglosassone, ma magnanimo a, ebbene sì, maggiordomo.
Quindi qualcosa di grande, generale, universale.
La tradizione delle massime non è antica quanto il termine ma vanta numerosi lustri d’uso dalla filosofia alla retorica.
Severino Boezio è considerato il coniatore del concetto di MAXIMA PROPOSITIO, alla base della logica medievale. Un luogo comune, familiare all’habitat della retorica, ma anche una proposizione indubbiamente vera, che non necessita dimostrazioni:
Maximas, i.e universales ac notissimas propositiones ex quibus syllogismorum conclusio descendit, in Topicis ab Aristotele conscriptis locos appellatos esse perspeximus.
La massima, o PROPOSITIO MAIOR, era pertanto l’enunciato “massimo” di un sillogismo, che aveva una struttura molto precisa:
QUAESTIO: È un consolato migliore di un regno, o no?
DUBIA PROPOSITIO: un regno è migliore di un consolato
PROPOSIZIO MAIOR: Un regno dura più a lungo di un consolato, quando entrambi sono buoni
PROPOSITIO MINOR: Ma un bene che dura più a lungo è migliore di quello che dura per un tempo breve
CONCLUSIO: quindi un regno è migliore di un consolato
Già nel diritto romano il concetto non si discostava da quanto teorizzato da Boezio. Facendo un passo indietro al tempo di Labeone (45 a. C.) troviamo il termine regula, molto simile al concetto di kanon greco, che prendeva forma in una enunciazione scritta dell’applicazione di una legge specifica.
Nel corso del tempo, le regulae divennero descrizioni di casi veri e propri, iniziando ad assumere la conformazione di massima come la conosciamo oggi, passando per il diritto giustiniane, il diritto canonico e fino alle teorizzazioni francesi:
Ne derivò una formula secondo cui il diritto non doveva essere tratto da enunciazioni astratte, ma dalla concretezza dei casi. Tuttavia, nel ripetersi dell’applicazione di regole, si sviluppava la convinzione che si potesse descrivere il diritto secondo enunciazioni generali.
Le massime hanno un ruolo pratico nella vita quotidiana del giurista, sebbene bisognerà attendere gli anni Venti del ‘900 per vederne enunciato e definito, in modo chiaro, il ruolo di strumento a favore dell’osservanza della legge, già pienamente presente nella codificazione post-unitaria del Regno d’Italia.
Con Regio Decreto del 30 dicembre 1923 si stabilì che:
La Corte di cassazione è istituita per l’esatta osservanza delle leggi ed è unica per tutto il regno, con sede in Roma.
Seguito da un altro decreto nel 30 gennaio 1941, che attribuì allo stesso Organo:
L’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge (…), l’unità del diritto obbiettivo nazionale.
E quale miglior mezzo a garanzia della pedissequa obbedienza delle leggi, se non un ufficio preposto a fornire esempi per ciascuna applicazione?
Sempre lo stesso anno, un altro Regio Decreto stabilì:
Presso la Corte suprema di cassazione è costituito un ufficio del massimario e del ruolo, diretto da un magistrato della Corte medesima designato dal Primo Presidente.
Le attribuzioni dell’ufficio del massimario e del ruolo sono stabilite dal Primo Presidente della Corte suprema di Cassazione.
Compito di questo strumento di legge è da allora l’estrazione di precedenti giurisprudenziali di Cassazione per amor di nomofilachia e, oggi, essere esempi spesso esilaranti del reo passato dei nostri antenati.
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Bibliografia
Massima, in GDLI, Grande Dizionario della Lingua Italiana, UTET (http://www.gdli.it/pdf_viewer/Scripts/pdf.js/web/viewer.asp?file=/PDF/GDLI09/GDLI_09_ocr_904.pdf&parola=massima).
Foscolo, Ugo, Prose e poesie edite ed inedite di Ugo Foscolo, Venezia, Tipi del Gondoliere, 1842.
Logique et littérature à la Renaissance, éd. Marie-Luce Demonet et André Tournon, Paris, Champion, 1994, p. 27-49.
Amoroso, Giovanni, Nomofilachia e Massimario, atti del convegno L’Ufficio del Massimario e del Ruolo della Corte di cassazione: il presente che guarda al passato per pensare al futuro, 12 aprile 2017, Corte di cassazione (http://www.cortedicassazione.it/cassazione-resources/resources/cms/documents/Il_precedente_ed_il_ruolo_del_Massimario_s07.pdf).
Martinuzzi, Alessandro, Il valore del precedente giurisprudenziale nell’ordinamento costituzionale, Università di Bologna, Dottorato di Ricerca in Stato, Persona e Servizi nell’ordinamento Europeo ed Internazionale, Ciclo XXVIII, 2016. (http://amsdottorato.unibo.it/7466/1/martinuzzi_alessandro_tesi.pdf).
Magnano, Fiorella, Il De Topicis Differentii di Severino Boezio, Palermo, Officina di Studi Medievali, 2014.
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