Al termine della Prima Guerra Mondiale, la Germania, sconfitta, si diede un nuovo assetto istituzionale. Dalle ceneri dell’impero nacque una democrazia parlamentare passata alla storia con il nome di Repubblica di Weimar, dal nome della città dove l’Assemblea Costituente Nazionale adottò la costituzione, il 31 luglio 1919. Quest’ultima, ufficialmente Costituzione del Reich tedesco dell’11 agosto 1919, è stata in questa data promulgata a Schwarzburg, ma è anch’essa ricordata comunemente come Costituzione di Weimar.
Da quell’11 agosto, la Repubblica di Weimar sarebbe sopravvissuta per meno di 15 anni. La repubblica di vetro, così come l’ha definita Trinchese, dimostrò tutta la sua fragilità nel 1933 quando l’approvazione della Ermächtigungsgesetz consegnò a Hitler pieni poteri.
La Costituzione di Weimar prevedeva il suffragio universale maschile e femminile, l’elezione diretta del presidente della Repubblica e la responsabilità del governo di fronte al Parlamento. Il territorio veniva organizzato in senso federale, ma di un federalismo imperfetto, per via del predominio dello stato federale maggiore: la Prussia. Inoltre, si fecero salvi alcuni elementi di governo di carattere centralista, quale ad esempio la dotazione di grandi poteri al presidente – che ricordavano in parte quelli del Kaiser. Tuttavia, per segnare un taglio con l’autoritarismo bismarkiano, pur senza abbandonare la dicitura di “Reich”, impero, si affermava nell’art. 1: «L’Impero tedesco è una Repubblica».
La Costituzione, primo esperimento di statuto democratico per la Germania, non fu comunque sufficiente a far innamorare i Tedeschi della repubblica. Deluso e umiliato dalle condizioni imposte dai vincenti della Prima Guerra Mondiale, il popolo tedesco si sentiva meno vicino al governo repubblicano che ai partiti di appartenenza, che meglio seppero comprendere e sostenere il desiderio di rivalsa e i forti sentimenti nazionalistici che divamparono nel breve periodo antecedente al secondo conflitto mondiale.
L’esperienza di Weimar, repubblica senza repubblicani, democrazia senza democratici (A. Erkelenz), fu un’occasione mancata di preservare le istituzioni liberali e la pace, ma soprattutto insegna che una repubblica priva di consenso, imposta a un popolo non ancora maturo invece che da esso invocata a gran voce, è una creatura cagionevole destinata a seppellire se stessa.