Ammenda, s.f.
Le sanzioni potranno andare in prescrizione, ma mai in vacanza.
È con questa certezza che ci avviamo alla scoperta del Nomen Omen di oggi, tra illustri ospiti e cugini etimologici che non t’aspetti.
Parliamo sì di sanzioni, ma di una forma ben definita: l’ammenda.
Ci piace come sempre partire da voci e penne d’eccezione, e in questo caso bussiamo alla porta del fu Ministro della Pubblica Istruzione Francesco De Sanctis; rifornitore ufficiale di noia per molti studenti, ad una lettura con occhio diverso dei suoi scritti il lettore privo di pregiudizi e di account Tik Tok potrà scorgere, in realtà, note di gaia ironia. Persino toccando temi che di ilare hanno ben poco, come il Savonarola.
I seguaci del Savonarola furono tutti puniti; ma si risparmiarono coloro a cui fu schermo l’età soverchiamente giovanile. Fra questi però vi erano di quelli più tenaci e persistenti nel seguire le teorie del maestro; e si narra che un giovane a sedici anni, seguace del Savonarola, fosse punito con un’ammenda di duecentocinquanta fiorini. Sapete chi era questo giovane?
Era Niccolò Machiavelli!
Ce lo vedo proprio De Sanctis divertito che propone un indovinello di questo tipo, neanche fosse all’hosteria con De Meis ed altri compari.
Ma tornando a noi, in questo passo del saggio dedicato al mendace letterato Fiorentino, risalta il tema di una cospicua sanzione, un’ammenda impostagli in giovine età per la curiosità verso le teorie dell’antitetico per eccellenza. (Abbiamo già incontrato forme di sanzioni con “Oblazione”.)
Ammenda è, dal punto di vista legale, una “pena pecuniaria” imposta a seguito di una comprovata contravvenzione da parte della persona giuridica.
Ma che cosa ci dice l’origine di questo termine?
Ammenda deriva dal latino EMENDARE, “correggere, liberare dalla colpa”, composto dalla preposizione EX-, in sensi privativo, e MENDA, “colpa, macchia”.
La radice è come spesso abbiamo visto, Proto Indo Europea: *mend-, “colpa, difetto fisico e materiale”.
Dunque, il nostro termine significa non solo letterariamente, ma anche letteralmente, “privare da una colpa”. Un perfetto Nomen Omen.
Cugini linguistici e assonanti sono facilmente individuabili: da mendicante a mendace.
La sua storia linguistica nel panorama giuridico è tutto sommato giovane.
Nel diritto romano, non ne troviamo traccia con il significato attribuitole oggi, in quanto le sanzioni erano, generalmente, indicate con il termine POENAE (che poi riguardassero la frattura delle ossa o la confisca dei beni del condannato, al nostro scopo importa in modo relativo).
Appare per la prima volta nel Volgare Italico con il senso di “risarcimento per un danno” intorno al 1260, nella Rettoricadi Brunetto Latini:
Tutto altressì i Veniziani, cui fue la nave, raddomandavano la nave o la valenza; i mercatanti diceano che l’amenda non dovea essere domandata, perciò che per necessitade e non per volontade erano iti in quel porto.
Ne troviamo traccia anche nella Commedia di Dante, e negli Statuti delle città e Repubbliche Toscane, sempre intorno al XIII secolo e sempre portando alto con sé il vessillo di chi indica la redenzione da una pena. Sotto pagamento di somma equa al danno commesso, ovviamente.
Ne troviamo quindi traccia sia nella codificazione Pre-Unitaria che Post-Unitaria; un esempio dal Codice del Regno di Sardegna del 1981, (Capo III, art. 37, “Delle pene di polizia”):
37. L’ammenda consiste nel pagamento all’Erario dello Stato di una determinata somma non maggiore di lire cinquanta, nello stesso modo prescritto per la multa.
Già troviamo qui un dettaglio valido tutt’oggi e ben noto agli addetti ai lavori: la simbiosi con l’incubo di ogni cittadino con cattive e delittuose intenzioni, la multa (di cui magari, parleremo più avanti).
La ritroveremo quindi sia nel primo Codice Penale del Regno d’Italia del 1865, sia in quello del 1930.
E oggi?
Oggi, ovviamente, l’ammenda non ha perso il proprio ruolo ed è ancora riconosciuta, insieme all’arresto, come pena in risposta ad una contravvenzione.
Se ne parla sia nell’art. 17 (Titolo II) che più specificamente nell’art. 26 del corrente Codice Penale:
La pena dell’ammenda consiste nel pagamento allo Stato di una somma non inferiore a euro 20 né superiore a euro 10.000.
E cosa accade alle ammende e alle multe debitamente e più o meno puntualmente pagate? Confluiscono nella Cassa delle Ammende, locus amoenus ed ente pubblico sottoposto al Ministero della Giustizia.
Ma la copertura linguistica dell’ammenda va ben oltre il reparto giuridico. Un esempio su tutti, l’espressione “fare ammenda”, già in uso almeno dal XIII secolo – la ritroviamo nel profano Cecco Angiolieri e in autori di orientamento meno burlesco, come Guido da Pisa.
Il significato non è esattamente quello di “risposta ad una contravvenzione”, ma più semplicemente di “espiazione per una colpa commessa”. Poco cambia, si può pensare, tuttavia i dettagli e le parole sono fondamentali.
Ritroviamo la stessa espressione anche Oltremanica, nel Poeta anglosassone per eccellenza (sebbene qualcuno millanti fosse Marchigiano, ma a distanza di secoli scienza e fantasia creano intrugli insospettabili): William Shakespeare.
Molti saranno familiari con una delle sue commedie più famose: A Midsummer Night’s Dream, scritta sul finire del 1500.
L’epilogo è lasciato alle parole del birbante Puck, con l’abbattimento della quarta parete e il coinvolgimento diretto con il pubblico al quale egli, a nome di tutti i personaggi della vicenda, rivolge sentite scuse per eventuali offese arrecate (insomma, un antenato dell’odierno “Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale”):
If we shadows have offended,
Think but this, and all is mended,That you have but slumber’d here
While these visions did appear.
And this weak and idle theme,No more yielding but a dream,
Gentles, do not reprehend:
if you pardon, we will mend:
And, as I am an honest Puck,
If we have unearned luckNow to ‘scape the serpent’s tongue,
We will make amends ere long;
Else the Puck a liar call;
So, good night unto you all.Give me your hands, if we be friends,
And Robin shall restore amends.[Se l’ombre nostre v’han dato offesa
voi fate conto v’abbian colto queste visioni
così a sorpresa mentre eravate in preda al sonno.
In lieve sonno sopiti ed era ogni visione vaga chimera.
Non ci dovete rimproverare
se vana e sciocca sembrò la storia,
ne andrà dissolta ogni memoria,
come di nebbia se il sole appare.
Se ci accordate vostra clemenza, gentile pubblico,
faremo ammenda.E com’è vero che io son folletto
onesto e semplice, sincero e schietto,
se pur ho colpe non mai ho avuto
lingua di serpe falsa e forcuta.
Pago l’ammenda senza ritardo,
o mi direte che son bugiardo.
Ora vi auguro sogni felici,
se sia ben vero che siam amici,
e ad un applauso tutti vi esorto
poiché ho promesso
che ad ogni torto a voi usato per insipienza,
gentile pubblico, faremo ammenda.]
E su questo epilogo il viaggio alla scoperta dell’ammenda finisce qui. L’autore dovrà fare ammenda a sua volta per ciò che avete appena letto? La Cassa delle Ammende ne sarà felicissima.
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Bibliografia
Ammenda, in TLIO, Tesoro della Lingua Italiana delle Origini (accessibile online).
Ammenda, in GDLI, UTET (accessibile online).
Bonimi, Francesco (a c. di), Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, 2004-2008 (accessibile online).
« 2 emendare » (par L. Favre, 1883–1887), dans du Cange, et al., Glossarium mediae et infimae latinitatis, éd. augm., Niort : L. Favre, 1883‑1887, t. 3, col. 256c. http://ducange.enc.sorbonne.fr/EMENDARE2.
Amend, in Barnhart, Robert K., ed., Barnhart Dictionary of Etymology, H.W. Wilson Co., 1988.
Ammenda, in Enciclopedia Italiana, Treccani, 1929.
Ammenda, in Dizionario Giuridico, a c. di Federico Del Giudice, Napoli, Ed. Simone, 2014.
Francesco De Sanctis, Saggi critici, vol. II, a cura di Luigi Russo, Edizioni Laterza, Bari 1965 (prima ed.: 1952).
Brunetto Latini, La Rettorica, testo critico di Francesco Maggini, prefazione di Cesare Segre, Firenze, Le Monnier, 1968.
I Codici del Regno d’Italia: aggiuntevi in supplemento tutte le leggi riguardanti l’ordinamento giudiziario e le funzioni della giustizia civile e penale, Napoli : Stamperia governativa, 1866.
Art. 17 e 26 del Codice Penale: https://www.brocardi.it/codice-penale/libro-primo/titolo-ii/capo-ii/art26.html.
Brooks, Harold F., ed., A Midsummer Night’s Dream. The Arden Shakespeare, 2nd series. Methuen & Co., 1979.
Image Credits: Joshua Reynolds, Puck, Private Collection.