Appalto, s.m.
Non mi curo avere amanti, / e mi rido de’ lor pianti, / de’ sospiri e degli oimè.
Per un grembo di bei fiori / mille amanti io donerei, / che con tanti piagnistei / han l’appalto dei dolori.
Iniziamo il viaggio di oggi, verso le radici di un nuovo Nomen Omen, con un classicone enigmistico: trova l’intruso!
La fonte è uno scherzo poetico risalente al XVII secolo, opera del naturalista e letterato Francesco Redi; Arciconsole dell’Accademia della Crusca dal 1678 al 1690, “padre” quindi della III Edizione del Vocabolario che vide la luce proprio nel 1691.
Restando in tema di scherzi, ovviamente l’approccio enigmistico non era nulla di serio, ma molti avranno trovato singolare l’utilizzo di un termine oggi considerato proprio del linguaggio tecnico legalese, “appalto”, utilizzato tra i versi di un componimento a sfondo amoroso.
Per capire le ragioni dietro tale scelta, scaviamo nel passato di questa parola per scoprire, letteralmente e letterariamente, cosa significhi.
Appalto deriva dal latino APPALTUS, risultato dell’unione tra la particella AD, “a” e PACTUM, “patto, convenzione”. A sua volta, PACTUM ha in sé l’antichissima radice Proto Indo Europea *phng, “attaccare, unire”, antenata e sinonima del Proto-Italico Pang, Pagto, che attraverso una semplificazione del nesso consonantico –ng / -gt-, ha dato origine, oltre ad altri termini, anche a PACTUM.
Per avvicinarci ulteriormente al significato originario di questa allegra famiglia di parole, pensate che il termine Proto Indo Europeo è alla base del Sanscrito pajrá-, “solido, resistente”, ma condivide anche i “geni” di *pekw, che sempre nello stesso filo Indo-Europeo significava “cucinare”: solidità e unione di ingredienti, non potevamo sperare di meglio per dei degni antenati dell’appalto come lo intendiamo oggi.
Tirando le somme etimologiche, un appalto è un contratto tra più parti, che prevede che una di esse espleti determinate attività in cambio di una somma o di un pagamento precedentemente pattuiti.
Nel caso dei versi in apertura, l’innamorato conosce i termini di contratto scegliendo come oggetto dei propri desideri una fanciulla poco incline alla fedeltà.
Nell’italiano volgare, la prima attestazione spetta al fiorentino Francesco Balducci Pegolotti, che nel XIV secolo ne parla nella sua Pratica della Mercatura in due termini: come contratto con cui un’impresa si impegna a fornire e a gestire per conto di altri, dietro pagamento, un servizio – esattamente come lo intendiamo oggi -, e come sinonimo di affitto, contratto di alloggio:
E di tutti altri argenti non numinati ne dà a ragione del fine secondo che sono di lega, e questo s’intende quando la zecca sia in mano del re che non sia in appalto, chè quando fusse in appalto, cioè in gabella, allora gli appaltatori ne dànno meno e piue come piace a loro. (…)
E per maestratico, col costo de’ lavoranti, in somma da fiorini 5 d’oro. E per l’appalto alla magione dello Spedale, da fiorini 10 d’oro. (…)
Guardiamo per un momento alla lontana Roma antica, dove l’appalto era riferito anche al contratto del publicanus, l’appaltatore delle imposte, colui cioè incaricato dal Senato Romano di riscuotere i tributi – reclamando ai contribuenti una somma per sé stesso.
Questo certo non contribuì alla buona nomea della categoria, ma senz’altro alcuni di loro passarono alla storia come gli antenati dei moderni usurai e banchieri, ma anche dei più ferventi redenti dopo l’incontro con la religione.
Abbiamo notato come il termine Appalto abbia mantenuto un’oscillazione di significato tra contratto di servizio per conto d’altri e affitto, contratto di locazione.
Questa situazione si protrarrà sino al XVIII secolo e nel Codice Napoleonico, che riprendeva il termine derivandolo dal diritto romano. Nel Codice Civile post-unitario del 1865 troviamo ancora una confluenza in questo termine nella definizione della locatio-conductio operis, che sarà poi oggetto di definitiva sistematizzazione da parte del legislatore nel 1942, che ne definì lo schema negoziale e le varie fasi del contratto: negoziale, patologica, casi di scioglimento del rapporto.
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Bibliografia
Appalto, in Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, Milano, Sonzogno).
Appaltum, in Du Cange, et al., Glossarium mediæ et infimæ latinitatis., Niort: L. Favre, 1883-1887.
Appalto, in TLIO, Tesoro della Lingua Italiana delle Origini.
*phng- in DIACL (https://diacl.ht.lu.se/Lexeme/Details/77405).
*pekw in DIACL (https://diacl.ht.lu.se/Lexeme/Details/31129).
Appalto, in GDLI, UTET (http://www.gdli.it/pdf_viewer/Scripts/pdf.js/web/viewer.asp?file=/PDF/GDLI01/GDLI_01_ocr_555.pdf&parola=appalto).
Contratto di appalto [dir. civ.], a c. di Giovanni Iudica, in Diritto on line (2014) (http://www.treccani.it/enciclopedia/contratto-di-appalto-dir-civ_%28Diritto-on-line%29/).
Domenico Rubino,Enrico Moscati, L’appalto, Torino, UTET, 1980.
Redi, Francesco, Opere Di Francesco Redi, Milano, Società Tipografica de’ Classici Italiani, 1809.
Image credits: La chiamata di San Matteo, 1620 circa, di Bernardo Strozzi, Worcester Art Museum, Massachusetts, USA – bridgemanimages.com
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