Querela, s.f.
Lo conoscete il giuoco del podestà?
D’estate o d’inverno è perfetto per allietare la vostra combriccola innescando eventuali incidenti diplomatici, eventualmente risolvibili con la cessione di qualche vostro territorio di confine.
A spiegarci come funziona è Girolamo Bargagli, giurista senese che parallelamente alla carriera forense fu anche esponente di spicco dell’Accademia degli Intronati e lì conosciuto con lo pseudonimo di Materiale. Nel 1572 diede alle stampe il Dialogo de’ giuochi che nelle vegghie sanesi si usano di fare, dove leggiamo:
Questo giuoco è così detto, perciocché si crea un Podestà, davanti a cui può ciascuno andarsi a querelare de’ torni e dell’offese che da qualcuno della brigata stima di aver ricevuto; e il Podestà, fattosi l’accusato chiamare dinanzi, e ascoltate le sue difese, condanna o assolve poi in quel modo che a diletto de’ circostanti par convenirsi.
Nella stessa opera, l’autore ci spiega come il giuoco in questione fosse anche conosciuto come giuoco delle querele.
Il buon Materiale poi espone anche un caso divertente di due donne aventi un unico innamorato, ma di questo parleremo dopo. Per ora soffermiamoci sul tema del Nomen Omen di oggi: querela.
Il termine deriva dal latino QUERELA, “lamento, deplorazione”, derivato a sua volta dal verbo deponente QUEROR, “lamentarsi, deplorare”.
La radice è, come sempre, molto più antica del latino, e la possiamo trovare nel Proto Indo Europeo *kwes-, “gemere, lamentarsi”. Noterete la somiglianza con il termine, molto vicino, di querelle, perfetta descrizione dei bisticci intellettuali sulle riviste Ottocentesche e non solo; altre parole cugine sono la desueta querimonia, “lamentela”, per l’appunto, o querulo, aggettivo da essa derivato.
Dunque, dal punto di vista etimologico, la querela è di fatto una lamentela.
Cosa dice a riguardo la Storia del Diritto?
Guardando al diritto romano, troviamo la querela inofficiosi testamenti, attraverso cui il diseredato poteva rivendicare un’eredità negata (hereditatis petitio). Con la querela si richiedeva la rescissione del testamento, presupponendo l’ingiusta esclusione nel testamento.
La storia giuridica della querela si lega a quella della fides e dell’instrumentum publice confectum, documento redatto da un tabellio, un professionista chiamato da una delle due parti di una causa per comprovare la veridicità delle testimonianze portate in esame.
Da qui in poi, verba volant, scripta manent soprattutto in ambito giuridico: il documento scritto si affermò infatti a scapito della prova orale, giungendo come modalità prediletta sino ai giorni nostri.
Quello che venne definito dal legislatore napoleonico acte authentique, e che in quel codice vide prima regolamentazione, venne ripreso poi nei codici pre-unitari e dalle codificazioni moderne. Nel Codice di procedura civile degli Stati Sardi del 1854 troviamo la codificazione della querela di falso. Ad unità avvenuta, lo stesso tema venne ripreso nel Codice di Procedura Civile del Regno d’Italia (art. 296 c.p.c., 1865).
Restiamo nell’ambito delle prove scritte. Tornando all’ambito linguistico, e all’italiano volgare, troviamo come la prima attestazione documentaria di querela appaia in un volgarizzamento della leggenda di Tristano e Isotta, composta tra Umbria e Toscana nel 1200.
Ed accioe vi priego che voi dobiate mettere pacie da mee alo cavaliere, e diliberate lo ree Languis dela querella che aposto igli fue. Accioe dicono li due ree: Cavaliere, tu see sengnore d’andare e di stare e lo ree Languis è bene diliverato dala sua querella.
Querela, o querella, viene qui utilizzato nel senso di denuncia alle autorità per un’infrazione della legge.
Nelle fonti, i significati attribuiti al termine girano tutti intorno alla radice etimologica di lamentela per qualcosa, o qualcuno: richiesta, disputa o diverbio. Ma non solo.
Interessante è l’uso che Boccaccio ne fa nell’Elegia di Madonna Fiammetta, come lamento per pene d’amore:
Non tolsero le notturne querele luogo alle diurne, anzi quasi come del dolermi scusata per le bugie dette al mio marito, quasi da quella notte innanzi non mi sono ridottata di piagnere e di dolermi in publico molte volte.
Insomma, una lamentela vale più di mille parole.
E chiudendo il cerchio torniamo alla storia con cui abbiamo iniziato e richiamiamo in causa la voce del Bargagli. Parlando del giuoco delle querele ci racconta una storia paradossale, veritiera o meno poco importa, avente come dicevamo un triangolo amoroso portato all’attenzione di un giudice di larghe vedute.
Questo paradosso (soggiunse il Mansueto)fu simile ad un’altro, ch’io sentii una volta al giuoco delle Querele, altrimenti il giuoco del Podestà. Percioche, andando due donne unitamente insieme a querelarsi d’un giovane, che quivi presente si ritrova, dicevano, come egli haveva voluto ingannare tutte due, havendo esse ritrovato, ch’egli faceva professione di servire amendue & che con ciascuna di esse haveva fatto le medesime dimostrationi d’amore, nel fin ad ambe due nel discoprire l’amor suo haveva osate le medesime parole, però esse, come di falso amante, & d’ingannatore domandavano vendetta. Potete stimare, che quel povero giovane, quasi trovato col furto addosso, non sapeva che dirsi, quando il giudice mosso a compassione, di lui rivoltato alle donne disse. “Madonne voi lapidate costui delle buone opere, molto à torto caluniandolo, percioche volendo egli perfettamente amare, in altra maniera fare non poteva, che mettersi ad amar più donne; poiche con l’amarne una sola, non si può altro, che imperfettamente amare. Et che questo sia vero, noi sappiamo tutti, che amare non è altro, che desiderio di bellezza, di colui che perfettamente amar vuole, conviene che una perfetta bellezza desideri, laonde una somma bellezza in una donna sola ritrovare non potendosi, non si potria ancora amandone una sola con perfettione amare. Una donna haverà bene qualche parte di beltà, ma ch’ella sia interamente bella, con pace vostra, potremo dire che ami qualche parte bella, ma una integra bellezza, non già, si come fa colui che ne ama molte. Quella ha belli occhi, questa bel petto, bella è la mandi colei, bella la persona di costei laonde fra molte un’amante, a guisa di Zeusi, ritroverà una intera, ci somma bellezza perche adunando nella mente tutte le belle parti ch’egli hà:ma in diverse donne, si ritroverà amare una perfetta beltà. Et però soggiunse quel giudice, in vece di calunniarlo, lodate costui, s’egli ambedue voi ama, tanto più lodatelo, quanto che amando voi due solamente, di non delle altre ancora, mostra che in voi due sole tutte le parti della per fetta bellezza ha ritrovato.
La storia finisce con una lode a quello che oggi definiremmo “poliamore”, ma fermiamoci qui, per non innescare querele di sorta da chi ancora crede nell’amor cortese.
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Image Credits: Théodore Gericault, Tre amanti, 1817, J. Paul Getty Museum, Los Angeles, USA -bridgemanimages.com
Bibliografia
Querela, in du Cange, et al., Glossarium mediae et infimae latinitatis, éd. augm., Niort : L. Favre, 1883‑1887, t. 6, col. 606b. (http://ducange.enc.sorbonne.fr/QUERELA).
Querela, in Francesco Bonomi – Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana.
Querela, in TLIO, Tesoro della Lingua Italiana delle Origini.
Querela, in GDLI, UTET (http://www.gdli.it/pdf_viewer/Scripts/pdf.js/web/viewer.asp?file=/PDF/GDLI15/GDLI%2015%20ocr_124.pdf&parola=querela).
Fides, Instrumentum, Querèla inofficiòsi testamènti, Tabelliones, in Dizionario Storico-Giuridico Romano, Edizioni Giuridiche Simone; 5 edizione, 2010.
Materiale Intronato (pseud. di Bargagli, Girolamo), Dialogo De I Giuochi Senesi, Che Nelle Veggie Si Usano Di Fare, Zanetti, Venezia, 1598.
BARGAGLI, Girolamo, v. a c. di Borsellino,Nino – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 6 (1964).
Farina, Pasqualina, La Querela Civile Di Falso, I. Origini e vicende storiche, coll. La cultura giuridica. Testi di scienza, teoria e storia del diritto, Roma TrE-press, Roma, 2017.
Il Tristano Riccardiano edito e illustrato da Ernesto Giacomo Parodi, Bologna, Romagnoli-Dall’Acqua («Collezione di opere inedite o rare»), 1896.
Boccaccio, Giovanni, Elegia di Madonna Fiammetta, a cura di Franca Ageno, Parigi, Tallone, 1954.
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