Nel “secolo di ferro” Alberico Gentili, nato a San Ginesio, nelle Marche nel 1552, si interessava di diritto internazionale. Più precisamente, dei rapporti inter nationes, ai quali dedicò il suo noto De iure belli.
Dopo aver ricoperto la carica di giudice ad Ascoli per qualche anno, Gentili passò ad esercitare la professione forense nella sua terra natale, dedicandosi al contempo ad un incarico di estrema importanza che gli era stato affidato nel 1576: redigere gli statuti civici.
Dopo qualche anno e qualche turbolenza familiare legata ad accuse di attivismo in confraternite protestanti che erano state rivolte al padre, Alberico Gentili decise di trasferirsi in Inghilterra, precisamente ad Oxford.
Da subito apprezzato per la modernità del suo pensiero, nel 1587 venne nominato “regius professor of civil law”, entrando poco a poco anche nelle grazie della corona e diventandone fidato consigliere.
A Londra lo colse la morte, proprio il 19 giugno del 1608.
Nonostante le critiche come ad esempio la mancanza di una teoria delle fonti e più in generale di una teoria sistematica e coerente, Gentili rimane uno dei padri fondatori del diritto internazionale, rendendo questa disciplina autonoma e sistematica all’interno del panorama giuridico.
Nel 1848 lo studioso Kaltenborn lo definì infatti il primo vero internazionalista moderno e nel 1874 Thomas Holland, “regius professor” a Oxford, inaugurò le sue lezioni dedicando delle parole proprio ad Alberico Gentili, cui attribuiva il merito di avere dato avvio alla storia del diritto internazionale. Proprio da allora il nome di Gentili, che era stato nel corso degli anni dimenticato, ricominciò a suscitare interesse, tanto da essere l’anno dopo definito “il profeta di Dio, l’ispirato apostolo della pace, l’avvocato della libertà di coscienza”.