Tuziorismo, s.m.
Il dubbio: la sua bellezza sottile era declamata da Oscar Wilde come l’unica fonte di profonda passione per l’uomo, contro la monotonia delle certezze. Tuttavia, non a tutti gli esseri umani è data la fortuna di poter dubitare in qualsiasi circostanza.
Il caro Manzoni scriveva, descrivendo le teorie di Verri sulla discrepanza tra la teoria attuativa della tortura, contro l’assenza di una legislazione che la regolamentasse:
È male minore l’agitarsi nel dubbio che il riposare nell’errore.
Ammonendo tutti gli uomini oscuri e ignoranti che avevano abusato della propria autorità, in virtù di un potere contrario ai principi del diritto stesso. E proprio a questi uomini di legge accennavamo: il dubbio non è un beneficio nel loro caso, ma l’anticamera di una scelta necessaria.
Ed è qui che nel XVII secolo entrò in gioco il Nomen Omen di oggi. Tuziorismo, un modo complicato per dire l’antico adagio imbevuto di virtuoso giudizio: nel dubbio, scegli il meno peggio.
Nel linguaggio tecnico del diritto, “per Tuziorismo” o ancor meglio, “per mero Tuziorismo”, è l’espressione che indica ogni azione intrapresa da parte del giurista a tutela, quasi superflua ma non troppo, di un proprio assunto, in risposta a domande e accuse, considerate palesemente infondate.
Uno scrupolo quindi, ma la prudenza è una virtù. Anche per gli avvocati.
Prima di addentrarci nelle origini storiche e filosofiche del termine, diamo uno sguardo alla sua etimologia per capirci di più.
Tuziorismo deriva da TUTIOR, “più sicuro”, comparativo di TUTUS, “sicuro, ben difeso”. La derivazione è verbale: da TUERI, “proteggere, osservare, custodire”, che trae le sue origini dal Proto Indo Europeo *tewH-, “osservare, proteggere”.
Dunque, il Tuziorismo è la pratica secondo la quale si mettono in campo tattiche di salvaguardia e azioni tutelari in più rispetto al solito.
La sua storiaèpiuttosto recente. Padre e teorico ne fu Pietro Pomponazzi, audace umanista del XVI secolo, il cui pensiero ebbe riverbero lungo tutto il secolo successivo.
Nella teologia morale del XVII secolo infatti, il Tuziorismo nacque come dottrina atta a risolvere i casi di coscienza qualora le regole della morale vacillino; allora entra in gioco la legge, e qui si apre un bivio: essa diventa dogma cui obbedire nel caso del Tuziorismo assoluto, scansando la teoria delle probabilità; ma la codificazione può anche essere vinta da una scelta opposta, in favore della libertà, nel caso del Tuziorismo mitigato, se presenti evidenze ragionevolmente e probabilmente contrapposte alla legge stessa.
Entrambe le formule, giusto perché lo sappiate, vennero condannate aspramente da Alessandro VIII nel 1690 insieme a tutte le teorie che riconducevano ad un peccato filosofico e aderenti ai sistemi lassisti molto in voga nel periodo.
Benedetto Croce, tra i suoi scritti su Sant’Alfonso, trattò il tema con la consueta chiarezza prosastica:
Nemmeno si può dire che la concezione legalitaria della morale fu direttamente causa della morale gesuitica e del lassismo e probabilismo, perché la forma di legge data alla morale consisteva, per sé presa, in un errore logico e non in una cattiva disposizione morale. I probabilioristi, i tuzioristi, i rigoristi, i giansenisti commettevano anch’essi quell’errore logico, e nondimeno poco solleciti di popolare il paradiso o poco solleciti degli interessi politici della Chiesa di Roma, lo riempivano di una diversa e opposta disposizione morale.
Dal campo filosofico, religioso ed eretico il termine migrò di lì a poco in quello giurisprudenziale.
Già il Tommaseo così lo descrisse nel suo Dizionario della Lingua Italiana, lo stesso anno dell’Unità del Regno d’Italia:
“Tuziorismo”: dottrina di chi seguita in morale l’opinione più sicura, attenendosi alla più stretta interpretazione della legge, anche là dove motivi egualmente probabili e fors’anche preponderanti, persuaderebbero diversamente.
Il buon Pomponazzi stabilì in principio la prassi secondo la quale è necessario agire riducendo al minimo la perdita massima possibile: fra più opzioni, l’uomo saggio deve ponderare e scegliere quella le cui conseguenze peggiori sono, in ogni caso e nel complesso, migliori delle conseguenze peggiori delle altre opzioni possibili.
In ambito giuridico, laddove la legge regna come sovrana assoluta per voce dei codici, il problema del meno peggio venne meno, ma il concetto di salvaguardia e tutela rimase ben saldamente ancorato a questo termine. Da ultimo baluardo di salvezza, quindi, divenne fioritura e stoccata consapevolmente inferta a difesa della propria parte.
Bibliografia
Tuziorismo, in GDLI, UTET (accessibile online).
Tuziorismo, in Bonomi, F., Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, Sonzogno, 1937.
Tutior, Tutus, Tueor in Charlton T. Lewis and Charles Short, A Latin Dictionary, Oxford, Clarendon Press, 1879.
Tuziorismo, in Vocabolario Online Treccani (accessibile online).
Manzoni, Alessandro, La Storia della Colonna Infame, Milano, Newton & Compton, 1993.
Dizionario della lingua italiana: nuovamente compilato dai ignori Nicolò Tommaseo e … Bernardo Bellini; con oltre 100,000 giunte ai precedenti dizionarii raccolte da Nicolò Tommaseo, Gius. Campi, Gius. Meini; Pietro Fanfani e da molti altri distinti filologi e scienziati; corredato di un discorso preliminare dello stesso Nicolò Tommaseo, Torino, Società L’Unione Tipografico Editrice, 1861.
Nardi, Bruno, Studi su Pietro Pomponazzi, Firenze, Le Monnier, 1965
Croce, Benedetto, Uomini e cose della vecchia Italia, II serie, Vol.XXI, Roma Bari, Laterza, 1927.