Le storie di ebbrezza, ubbriachezza o briachezza, che dir si voglia, non finiscono mai di essere di ispirazione per noi (vi ricordate la nostra Massima sulla scommessa dei tre litri in nove minuti? E quella sull’ubriachezza accidentale?). Questa volta abbiamo collezionato da vari quotidiani del passato delle vicende tanto incredibili quanto vere. Ecco a voi la nostra “compilation alcolica”.
L’estate è giunta ormai al suo termine e agosto, mese che profuma di mare e gin lemon vista spiaggia, ci saluta portando via i segreti dei nostri bagordi estivi. Eppure, non tutte le marachelle alcoliche restano confinate entro l’oblio del post-sbornia: alcuni ubriachi hanno compiuto atti così esilaranti o esasperanti da essere ricordati nella storia!
Apriamo le danze con la vicenda ambientata a Milano negli anni Sessanta di “due inveterati e incorreggibili devoti di Bacco”. I due compari, un veronese e un trentino (e che non si facciano stereotipi!) di nome Erminio Mariani (40 anni) e Francesco Coseri (42), furono fermati per ben due volte in due giorni dai carabinieri perché, “malfermi sulle gambe e sorreggendosi a vicenda, molestavano le viaggiatrici con complimenti piuttosto salaci e pesanti”.
La prima volta, fermati dai carabinieri mentre procedevano a zig zag in Galleria, farfugliarono che non erano mica ubriachi, loro bevevano solo acqua minerale. Ma la fiaschetta mezza piena di liquido scuro che tenevano sottobraccio non richiedeva un’analisi chimica per rivelare la sua vera natura.
Così furono portati in ospedale per una cura disintossicante. Non erano passate neanche ventiquattro ore che i carabinieri li intercettarono di nuovo in stato di etilismo acuto.
Portati subito in Commissariato, furono denunciati in stato di fermo per ubriachezza molesta e ripugnante (sic) e per molestie, eppure anche stavolta ebbero la sfrontatezza di protestare con insistenza:
Ma è una ingiustizia, noi beviamo sempre solo acqua minerale.
È proprio il caso di dirlo: a chi pensavano di darla a bere?
Meno divertito sarà stato il protagonista di quest’altra vicenda: siamo sempre a Milano, è il 16 settembre 1910 e un giovane svizzero di appena 23 anni si trasferisce in città in cerca di fortuna. Il guaio è che ben presto passa dalla ricerca di occupazione alla ricerca delle osterie e birrerie migliori. Una sera, ubriaco, a una certa decide di ritornare a casa, ma la zia che lo ospita, vista l’ora tarda, decide di non aprire. Allora il giovane, infuriato, si reca nella questura più vicina, chiedendo niente di meno che la zia fosse arrestata. L’ufficiale di guardia consigliò al ragazzo di andarsene, altrimenti sarebbe stato lui a rischiare l’arresto in quanto ubriaco, ma il giovane protestò:
Anche mia zia dice che sono ubriaco, è una fissazione questa che non capisco. Tutti mi perseguitano. Io voglio entrare.
Entrato in questura, come non detto fu arrestato per ubriachezza molesta e porto d’arme abusivo (una rivoltella carica e un lungo coltello!).
Vi sono poi storie di ubriachi che attentano imprese strabilianti.
Siamo ancora a Milano. In una notte estiva del 1997 un ingegnere petrolifero scozzese di nome Robert Francis McAnally, dopo una serata di ottime libagioni, stava facendo una passeggiata digestiva in Piazza Duomo quando fu preso da un’improvvisa pulsione per le ascensioni. Non non trovando a disposizione pareti di montagna, e ritrovandosi invece davanti gli allettanti rilievi marmorei della basilica, pensò bene di sfogare quel suo incontenibile desiderio cercando di scalare a mani nude il Duomo di Milano. Ma – commentano i giornali – “l’impresa, per quanto ardimentosa, non è per nulla piaciuta all’equipaggio di una volante chiamata da allarmati passanti, che avevano notato quella specie di uomo-ragno”. La polizia fece desistere l’ubriaco dalla sua impresa quando aveva già raggiunto gli 8-9 metri di altezza. La storia non finì proprio benissimo. Lo scozzese fu arrestato e denunciato per ubriachezza molesta e offesa alla religione di Stato mediante vilipendio delle cose (art. 404 cod. pen.).
E veniamo a due personaggi fermati lo stesso giorno. Si tratta l’uno di un ubriaco che nell’agosto 1961, con urla tali da fargli guadagnare il soprannome di “Tarzan”, si è tuffato nella fontana presso la stazione di Monza. L’altro è invece un motociclista (ovviamente anche lui ubriaco) che è stato notato da alcuni passanti perché, nel percorrere la Ripa Ticinese a Milano, cadeva in continuazione, ma senza darsi per vinto: a ogni capitombolo si rialzava, si rimetteva in moto e proseguiva nuovamente a zig-zag.
A quanti non è capitato di voler assolutamente mettere alla prova le doti dell’ugola dopo una corposa bevuta? È capitato anche a un giovane della provincia di Torino. Siamo in un’osteria di Moncenisio, nel settembre 1927. Al malcapitato Michele Manceri il vino aveva messo in corpo una voglia matta di cantare ed egli, abbandonandosi alla vocazione, faceva certi trilli da far accapponare la pelle. La sua vena lirica però urtò la sensibilità musicale di due compaesani, tali Giovanni Gianoglio (19 anni) e Pierino Franco (21), che accompagnarono la sua romanza a suon di pugni e lo ridussero all’ospedale. Il resoconto è tragicomico:
con la testardaggine propria degli ubriachi, seguitò a cantare sotto le busse!
Esilarante, infine, è la vicenda tutta milanese accaduta nel dicembre 1910: in una fiaschetteria di via Ripamonti: il giovane cliente Pietro Clerici cominciò a discutere col proprietario del locale Antonio Logoluzzo circa la qualità del vino servito. Il cliente lo trovava pessimo, mentre al contrario il gestore ne lodava l’eccellenza, e poiché la disputa proseguiva, finirono per introdurre “argomenti più solidi: due bastoni, cioè, con i quali si copersero di lividure“.
Non possiamo che ammirare l’elegante umorismo dei giornalisti che hanno riportato tutte le vicende: l’arte di saper trasformare il racconto di rumorosi bagordi in brillanti storie da raccontarsi, perché no, ben comodi a una tavolata di amici, gustandosi il proprio drink preferito. Attenzione però a non esagerare: potreste venir ricordati dai posteri per la bravata di una notte!
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