Nel 1995 diventarono efficaci la Convenzione di applicazione dell’Accordo di Schengen e l’Accordo stesso.
Già nel giugno del 1985 Benelux, Francia e Germania Ovest siglarono a Schengen, comune situato nel sud est del Lussemburgo, un primo patto, poi riconfermato il 19 giugno del 1990 e passato alla storia come l’Accordo di Schengen, definito un pilastro della moderna Unione Europea.
La Convenzione e il suo acquis costituiscono infatti un unico “spazio Schengen” di libera circolazione per i cittadini attraverso i territori degli Stati aderenti, senza controlli alle frontiere salvo casi eccezionali, come la minaccia alla pubblica sicurezza. Niente barriere né distinzioni. Tutti quanti cittadini di un’unica Comunità.
Il terrorismo e le migrazioni hanno tuttavia negli ultimi anni rappresentato gravi ragioni di sospensione dell’Accordo. Pensiamo alla Francia che dal 14 dicembre 2015 al 27 marzo 2016 ha chiuso le frontiere a seguito degli attentati di Parigi del 2015 o alla Germania che dal 13 settembre 2015 al 13 febbraio 2016 ha deciso di limitare l’immigrazione internazionale.
Ma Schengen è stato di nuovo messo alla prova dall’emergenza sanitaria mondiale dovuta al virus Covid-19. Oltre alla forzata chiusura verso l’esterno, infatti, otto Paesi tra cui Austria, Ungheria, Repubblica ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Estonia e Germania, hanno dichiarato che ci saranno severi controlli alle frontiere interne, da semplici controlli sanitari a veri e propri divieti di ingresso per chi non sia residente.
Dalle ore 12 del 17 marzo 2020 l’Europa si isola per almeno un mese.