Un Anonimo, sul secondo numero di Rivista Penale del 1908, ci narra le complicate vicende del concorso di magistratura di quell’anno. Il primo a svolgersi secondo le modalità previste dalla nuova Legge del 14 Luglio 1907.
La critica è uno scontro fra pesi massimi: infatti il direttore della rivista era Luigi Lucchini e il presidente della commissione di esame niente meno che Lodovico Mortara. Abbiamo già scritto su di loro, quindi perchè non dare un’occhiata?
I posti messi a bando erano 150 e la legge di riforma delle modalità di concorso era stata fatta allo scopo di rendere la prova più semplice riducendo a tre gli scritti, in modo, dice l’Anonimo, da “attrarre un maggior numero di concorrenti, fra la crescente marea degli addottorati in legge e la non decrescente folla degli affamati cacciatori di impieghi“.
Questo obiettivo non fu raggiunto, i candidati furono 537, più o meno quanti gli anni precedenti. Il giorno dell’esame scritto, poi, non se ne presentarono che 396.
Mortara, nella sua relazione pubblicata sul Bollettino del Ministero di Grazia e Giustizia, riportata dall’Anonimo, trovava la causa della diserzione di questi 140 giovani nella vincita frattanto di altri concorsi. Ma all’Anonimo ciò non appare verosimile, perché ormai non vi era impiego pubblico più remunerativo nei primi gradi di quello giudiziario. E poi, anche se fosse, malignamente aggiunge che “non deporrebbe molto a favore di codesti giovani cui sarebbe indifferente indossare la toga o essere reggimentati nella burocrazia fiscale o ferroviaria”.
A titolo d’onore, riconosce l’Anonimo, forse può aver influito anche la stessa persona di Lodovico Mortara nella qualità di presidente della commissione, per la sua “notoria sua serietà e giusta e provvida severità di apprezzamento e di giudizio”.
Sta di fatto che dei 396 partecipanti allo scritto solo 99 furono ammessi all’orale, dei quali solo un terzo con più di 100 punti su 130: “ben magro risultato per essere reputati senz’altro degni di amministrare la giustizia del proprio paese!”.
Gli scritti nei tre ambiti ebbero ad oggetto: per diritto civile, romano e commerciale l’azione cambiaria e la sua estinzione; per diritto penale la legittima difesa in ragione della complicità; per diritto costituzionale e amministrativo la potestà giudiziaria a valutare la legittimità di una norma: sicuramente il tema più complesso, dato che la revisione di costituzionalità nell’ordinamento italiano sarebbe arrivata solo decenni dopo.
A seguito di uno scritto del genere agli orali vennero bocciati solo 11 candidati: “l’ecatombe consigliò qualche pietà negli esaminatori?”.
L’Anonimo comunque fa proprie le considerazioni di Mortara scritte sul Bollettino: “È causa di sincero dolore il vedersi rinnovarsi ogni anno la dimostrazione dell’insufficienza assoluta di preparazione elementare delle dottrine giuridiche in tanto numero di giovani, che pure si presentano alle prove forniti di titolo dottorale, che dovrebbe essere garanzia di bel altra cultura da quella che l’indulgenza delle nostre Commissioni richiede.”
Altre doglianze del presidente di commissione poi sono sempre le solite nei secoli: “A prescindere dal numero non trascurabile di coloro che nei lavori scritti dimostrano d’ignorar persino i rudimenti della grammatica e le leggi dello scrivere italianalmente, è sovrabbondante quello dei giovani che hanno fatta la loro preparazione in fretta e furia, per l’occasione del concorso, sui manualetti di poco prezzo e di scarso contenuto, [dove] lo scrittore, per angustia dello spazio, si contenta di far nota l’opinione che egli accetta o quella da lui direttamente concepita. Per codesti giovani, pur troppo, i quattro anni del corso universitario non rappresentano nulla… tutto lo scibile è condensato nel manuale, che talvolta imparano a memoria, onde cadono poi nel peccato del plagio incosciente.“
Ed infine: “E la loro fede nel manuale che essi medesimi non esitano a dichiararla, ponendo ben anco a carico del manuale i grossolani errori che spesso infiorano la riproduzione della mal digerita dottrina“.
Chiosa l’Anonimo sarcasticamente: “E poi si venga a dire che la cosidetta istruzione superiore fece progressi in Italia e che l’Università rende dei segnalati servigi al paese!“.
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