Qualche tempo fa avevamo commentato in modo (semi)serio una notizia che circolava in quei giorni: che un discendente di Dante avesse intenzione di impugnare la sentenza di condanna del celebre avo. Ebbene, ci ha risposto il Conte Sperello Alighieri in persona, raccontandoci come sono andate davvero le cose.
Sembra una battuta di Peter Griffin e invece “…come quella volta che fui rimproverato dal pronipote di Dante Alighieri!” è esattamente quello che è successo.
Pausa, fermo immagine. Tasto rewind, torniamo indietro.
È il 2 febbraio 2021 e su questo sito appare un articolo – scritto dal sottoscritto – su Dante Alighieri. O, meglio, sulla revisione della condanna emessa nei confronti di Alighieri Durante detto “Dante”. Corriere della Sera e altre testate di respiro nazionale battono una notizia troppo bella per meritare riscontri: un discendente del Sommo Poeta, padre della nostra lingua e dunque della nostra Patria più intima, avrebbe avuto l’intenzione di proporre impugnazione straordinaria avverso quel precedente che macchia il casellario giudiziario del suo illustrissimo Avo.
Cosa chiedere di più? Siamo pur sempre una rivista di storia, di diritto e di storia del diritto: quale occasione migliore per ripassare il sistema delle impugnazioni straordinarie?
L’articolo viene pubblicato con il titolo “Siamo (semi)seri! Cos’è questa storia della revisione della condanna a Dante?”; seguivano condivisioni su Facebook e tutto quel che ne consegue.
Passa qualche giorno.
Autostrada A29, Palermo-Mazara del Vallo. Il telefono vibra. È una notifica su Facebook. Un occhio sul volante, l’altro sullo schermo, mi accorgo che si tratta di una richiesta di messaggio su Messenger. “Sarà il solito Virus clamoroso sotto forma di modella lituana a 30 km che vuole conoscere uomini”, penso. Ma la curiosità è troppa, e dunque premo sull’icona.
Si apre il messaggio, leggo un cognome: “Alighieri”. E lì – credetemi – sono trasalito.
“Gentile Riccardo Rubino, ho appena avuto occasione di leggere…”.
Quando ho realizzato che il mittente era proprio Lui – Sperello di Serego Alighieri – ho avuto un mancamento così netto che stavo per volare dal Viadotto di Alcamo. Con la macchina, naturalmente. Tipo i Nazisti dell’Illinois.
Andiamo al dunque. Con eleganza più unica che rara – del resto stiamo parlando di una persona il cui patrimonio genetico andrebbe tutelato dall’UNESCO – il Conte Sperello di Serego Alighieri, discendente di Dante, mi ha spiegato che – in realtà – questa storia della revisione consisteva essenzialmente in una bufala. La rettifica, tra l’altro, era stata pure pubblicata dal giornale di Via Solferino.
Tutta la questione – quella della revisione – era, è e deve essere solo un divertissement. Per fortuna, il taglio che avevamo dato all’articolo era in linea con l’idea di fondo di questa impugnazione straordinaria: almeno una cosa l’abbiamo azzeccata.
Certo è che ricevere – con tatto signorile – una tirata d’orecchi da Sperello di Serego Alighieri è un evento da mettere nel curriculum. Così strano, sorprendente e unico che viene magari voglia di mettere al mondo figli da mandare a scuola per sentirsi dire: “Sai, papà? La Professoressa ha iniziato a spiegarci la Divina Commedia”; “A proposito: ti ho mai raccontato di quella volta che fui rimproverato dal pronipote di Dante Alighieri?”.
Valga quest’articolo – nel giorno dedicato a Dante – a risarcire il Conte Sperello di Serego Alighieri, Astrofisico che studia l’Amor che move il sole e l’altre stelle, per quel pezzo nato da una notizia errata.
Per quanto ci riguarda, l’e-mail di risposta l’abbiamo già incorniciata.
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