Ira, pigrizia, fanatismo, ubriachezza, libertinaggio, ghiottornia: ne La medicina delle passioni il dottor J.B.F. Descuret ci guida attraverso questi oscuri, reconditi e sozzi meandri del cuore umano.
Pubblicata per la prima volta a Parigi nel 1841, La medicina delle passioni è un’opera brillante e paradossale agli occhi di noi contemporanei, nata dall’intreccio tra medicina e osservazione di stampo psicosociale. Descuret classifica, distingue e analizza gli eccessi delle passioni che tiranneggiano l’anima e causano i morbi del corpo, fornisce le terapie e gli intrugli più adatte a curarli e ci regala storie di casi clinici indimenticabili.
Dopo oltre un secolo e mezzo di oblio, quest’opera torna finalmente alla luce. Vogliamo raccontarvi come ci siamo imbattuti in questo capolavoro, come è diventato il nostro libro preferito e come abbiamo deciso di ripubblicarlo.
Qui un estratto dalla prefazione.
Siamo a Parigi, in rue Saint Jacques 223. Il dottor Descuret, uscendo di casa al mattino presto, vede aggirarsi per la via cocchieri infuriati, lavandaie lascive e studenti sfaccendati che, ne è certo, non gireranno a destra per andare a seguire i corsi di Giurisprudenza alla Sorbona ma ripiegheranno sulla sinistra per sprecare l’ennesima giornata ai Giardini di Luxembourg. Descuret ha l’occhio clinico allenatissimo: gli basta un solo sguardo per riconoscere nelle fattezze melense e nel passo noncurante il carattere del pigro e dell’infingardo, una sola occhiata per distinguere il ghiottone senza mai confonderlo con il leccardo. E poi, rincasando verso sera, non ha alcun dubbio nell’indovinare tutti i sordidi vizi a cui si accingono ad abbandonarsi i viandanti di rue Saint Jacques: la passione del giuoco, l’ubriachezza, il libertinaggio. Magari anche tra coloro che sono sul cammino di Santiago e fanno tappa alla chiesa di Saint-Jacques du Haut Pas proprio lì di fronte, Descuret svergognerà con esatta perizia il tracannatore di birra e l’accanito manstupratore.
In quasi vent’anni che è a capo dell’ospedale di carità del XII arrondissement, il dottor Descuret ha incontrato e curato ogni sorta di malattia, ha anche affrontato l’epidemia di colera del 1832, ma la sua specialità sono sempre state le passioni umane e le loro manifestazioni psicosomatiche. Le ha esaminate, confrontate, catalogate, si è trovato davanti ai casi più rari (un’autocombustione per ubriachezza: chi lo crederebbe?), ha raccolto le testimonianze dei colleghi, spulciato la letteratura e compulsato le statistiche della città di Parigi, e finalmente ha messo insieme una vera e propria enciclopedia delle malattie del cuore umano.
Nel 1841 esce presso i librai Béchet e Labé La medicina delle passioni e il successo è travolgente. Insieme a Victor Hugo, Daniel Dafoe, Madame de Staël e Jean-Jacques Rousseu, Jean Baptiste Félix Descuret si conquista un posto ai piani alti delle classifiche (dove, per dire, non alloggiano nemmeno Stendhal e Balzac). Non deve sorprendere troppo che un testo di medicina spopoli quanto se non più di un romanzo di avventure o sentimentale: il pubblico di lettori si è esteso, e i piccolo borghesi comprano volentieri manuali pratici. Prediligono quelli di cucina, ma dai tempi del colera fanno posto nelle loro scarne collezioni anche a quelli di igiene, pieni di ottimi ed economici consigli.
Nel giro di qualche decennio le riedizioni si susseguono a valanga l’una dopo l’altra, insieme alle traduzioni e alle riedizioni delle traduzioni, qualcuna ufficiale, qualcuna un po’ pirata, qualcuna integrale e doviziosamente annotata, qualcuna rimaneggiata e ridotta.
La chiave del suo grande successo è certamente la vocazione divulgativa. Non è un libro di medicina tecnico, scritto solo per i medici e i professori. È un libro che va bene per tutti, in cui la medicina c’è, ma ci sono soprattutto citazioni letterarie, massime moraleggianti, aneddoti singolari, osservazioni pedagogiche e, ça va sans dire, tutti gli ottimi ed economici consigli igienici che il grande pubblico si aspetta di trovarvi.
Per mezzo secolo tutti lo comprano, tutti lo leggono, tutti lo citano: interessa ai genitori che desiderano impartire una sana educazione ai figli, ai buoni cristiani che vogliono imparare a liberarsi di qualche vizio, ai giuristi che si interrogano sul peso da attribuire alle passioni umane sulla responsabilità penale.
Poi basta: negli anni Venti sembra esserci stata l’ultima stampa della Medicina delle passioni, e anche piuttosto fuori tempo massimo. Ormai è un libro vecchio, superato: quale medico adesso prescriverebbe, come raccomanda Descuret, decotti amari e musica militare a un apatico o l’applicazione di mignatte per un eccesso di gelosia? Adesso che ci sono le aspirine e gli psicanalisti?
Così La medicina delle passioni sparisce dagli scaffali delle librerie e cade senza fare rumore nell’oblio: per un intero secolo nessuno lo compra, nessuno lo legge, nessuno lo cita più in qualche studio.
Finché non capita per caso nelle nostre mani.
È un volumetto di più di ottocento pagine sottili, friabili, ingiallite, con alcune parole quasi cancellate dal segno delle dita che si sono fermate più volte proprio in quel punto.
La copertina di cuoio marrone, misteriosa. Lo apriamo come un oracolo e la prima frase che ci mostra è questa qui:
«L’uomo diventa più ebro con la birra che con l’acquavite; barcolla e si rivolta nel fango più sozzamente».
Tanto basta perché diventi il nostro libro preferito. Nelle serate a casa con gli amici, invece di tirare fuori una bottiglia di vino d’annata in edizione limitata, è a Descuret che riserviamo l’entrata in scena trionfale, e tutti gli astanti ascoltano carichi di sconcerto e meraviglia:
«Volubile, turbolenta e ciarlona per indole, infingarda per condizione, briacona, bugiarda per interesse, benefica senza discernimento, freddamente vendereccia a chicchessia, e solo prodiga d’amore a qualche tristo di cui mostrasi bestialmente gelosa; orgogliosa, ghiottona, ladra, invidiosa, superstiziosa, collerica e anzi tutto vendicativa, tale è la donna che ha scritto negli occhi e sulla fronte la parola: meretrice».
Lo portiamo con noi in fiaschetteria, dove a una certa ora, quando ormai si è confusa ogni distanza tra gli amici e gli sconosciuti, arriva inesorabile il suo momento. Ed è la nostra miniera di gemme preziose da estrarre ed esporre su Massime dal Passato, il nostro progetto di riscoperta di sentenze e storie dal passato che vive soprattutto sui Social.
Perciò, quando decidiamo prima di fondare una casa editrice e poi di lanciare la collana “Massime dal Passato”, non possiamo fare altro che incaricarci di ripubblicare finalmente La medicina delle passioni per permettere a tutti voi di sfoderarlo ad arte nei vostri conviti.
Potete usarlo così: aprite e lasciate scegliere alla sorte il passaggio su cui capiterete.
Ma ci sarà anche qualcuno che vorrà usarlo in un altro modo, leggendolo da cima a fondo con una seria curiosità sulla medicina e sulla letteratura morale dell’Ottocento.
A beneficio di questi seri curiosi, dunque, dobbiamo dire qualcosa in più su …continua nel libro.
© Edizioni Le Lucerne 2023
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