L’igiene è importantissima nella vita di una persona, per questo nell’Italia del 1928 nacque un programma scolastico per insegnare agli studenti le regole e le pratiche per mantenersi in buona salute. Ci furono anche figure professionali specifiche, come le vigilatrici d’igiene
La cura del corpo è fondamentale per mantenersi in forma a lungo, e chi meglio di noi contemporanei, in post-pandemia, non conosce l’importanza di un’igiene personale scrupolosa.
Sin da bambini ci vengono insegnate le regole basilari per aver cura di noi stessi, e la scuola rappresenta l’istituzione fondamentale, accanto alla famiglia, dove impariamo a tenere una buona igiene. Eppure, cento anni fa la società era meno scrupolosa in questa materia, di fatto malattie ed epidemie scoppiavano continuamente da un focolaio all’altro della Penisola. La sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso le norme d’igiene era ad appannaggio delle classi più elevate, mentre i rimedi contadini erano la misura più in voga tra quelle inferiori.
Da umanista nel solco del pensiero neoidealista, il ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile aveva costruito e messo in pratica nella sua riforma del 1923 l’idea di un’istruzione pubblica laica, svincolata dal monopolio culturale che per secoli aveva stretto la Chiesa nel suo pugno dorato (ne parliamo qui).
Il primo programma d’igiene scolastica in Italia
Nel 1928 nacque un programma di igiene scolastico dedicato ai giovani studenti, il primo di cui si ha conoscenza in Italia a livello capillare. Docce settimanali, dopo-scuola, cure invernali ricostituenti e igiene dentali erano le componenti di questo programma.
Ci viene fornita un’interessante cronaca sulla giornata tipo prevista da questo programma: alle ore 10:00, nella pausa tra le lezioni chiamata “il respiro“, i piccoli studenti escono dalla classe in fila ordinata, muniti del proprio cucchiaio personale e di un tovagliolo, che le famiglie devono riporre nelle loro cartelle assieme a “i libri e i quattrini”. Passano a questo punto le infermiere, che provvedono a ripartire la medicina ai piccoli, poi rispediti in classe. Si stima che in 15 minuti venissero serviti un centinaio di bambini.
Guai a fornire un cucchiaio che non sia “nettissimo” e un tovagliolo con residui di frittelle!
In precedenza si usava l’olio di fegato di merluzzo, ma i piccoli ne odiavano il sapore, che alcune case farmaceutiche cercavano di coprire fornendo delle caramelle mentolate da ingerire subito dopo. Il progresso della medicina aveva portato a nuovi ricostituenti dolcificati, a base di cosa non è dato sapere. Il rimedio veniva somministrato per sei mesi, in totale ogni bambino assumeva 1 lt di rimedio all’anno.
Infine, ogni settimana i bambini hanno diritto a una doccia calda, non accessibile da chiunque visti i tempi e l’assenza di apposita rete idrica e, naturalmente, riscaldamento automatico in casa.
Le vigilatrici d’igiene
Figura curiosa e forse un po’ inquietante, le vigilatrici d’igiene ci vengono descritte come inservienti amorevoli verso i piccoli studenti, che li assistevano soprattutto nelle visite dal dentista. Lunghi e spaventosi momenti in cui i ragazzini, bocche spalancate e lacrimuccia agli occhi, venivano controllati dal medico dentista, che provvedeva a otturare carie e rimuovere denti spezzati.
In ogni scuola c’è un gabinetto sanitario retto proprio da una di queste vigilatrici d’igiene, che ogni 15 giorni controllano la dentatura e la salute orale dei piccoli. Individuati dei problemi, i piccoli vengono spediti dal medico dentista, l’unico a poter operare.
Per la salute dell’anima
Un programma di cura della persona del tutto completo: come riportato dal giornalista del Corriere, accanto alle norme d’igiene troviamo anche misure per la purificazione dell’anima. Quali siano queste misure non ci è dato saperlo, purtroppo, ma si parla di “attenzioni sia materiali che spirituali”, perché
la scuola sia una vera preparatrice di individui quanto più possibile fisicamente e moralmente perfetti.
Il tutto non deve sorprenderci: siamo negli anni dell’ascesa fascista.
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