Decreto, s.m.
La coscienza umana ha decretato che il governo di Napoli, il governo del papa, il governo dell’Austria in Italia hanno meritato perire. Chi vibra il colpo è esecutore di quel santo decreto. Chi si frappone, si dichiara proteggitore del male. Un grido s’innalza dal core dell’umanità per dirgli: lasciate passare la giustizia di Dio.
Basterebbero le parole di Mazzini ad inquadrare il senso primo del termine decreto. Parole forti, spese per proclamare il proprio forte dissenso contro la circolare Farini che gli impediva di portare l’esercito di 8.000 volontari del Partito d’azione su Roma, nel 1860 e in piena rivoluzione. Parlano di una delibera, di una decisione precisa e ponderata, proveniente dall’alto.
Decreto infatti deriva dal latino DECRETUM, participio passato di DECERNERE, composto dalla particella DE, “sopra a, circa”, e CERNO “discernere, distinguere, separare”. Quindi di fatto deliberare una decisione precisa e meditata, su un tema specifico.
Già in uso nel diritto romano, il decretum principis, tra le costituzioni più usate in età imperiale, determinava la sentenza dell’imperatore, che poteva venire utilizzato come base per la delibera di nuove norme. I decreta prendevano il nome dall’ambito in cui venivano promulgati, si hanno infatti esempi di decreta decurionum erano le delibere specifiche e vigente nelle singole città; i decreta collegii erano le delibere delle corporazioni e compulsorie per i propri appartenenti, e così via.
Nel Medioevo se ne trova larga traccia per lo più nel diritto ecclesiastico, dove decretum designa decisioni e delibere di varia natura, comprese quelle dei concilii. In ambito profano, il termine viene usato a discrezione del sistema giuridico locale, insieme a diversi altri sinonimi essi anche richiamanti il senso di legge, editto, capitolo, precetto.
Il premio per la prima apparizione nell’italiano volgare va invece a Uguccione da Lodi, che nel suo Libri, poema moraleggiante dell’inizio del XIII secolo, scrive:
Li decreti ve’l dise e le devinitadhe: / molt ama Deu quelor qe d’altri à pïatadhe, / qé per lo so amore se mantien cristentadhe.
In questi versi in un veneto reso ancor più musicale dalle rime baciate ritroviamo il significato di decreti come insieme di norme giuridiche, in questo caso presumibilmente attinenti al diritto canonico, sebbene né il poema di Uguccione, né lui stesso, siano direttamente collegabili all’apostolato della Santa Romana Chiesa.
Dal punto di vista formale, la valenza dei decreti rimane eguale a quella del diritto romano: decretum dicitur quod causa cognita statuitur.
Per capire come il termine sia poi entrato a pieno titolo nel nostro sistema legislativo e giudiziario, è necessario fare un balzo temporale e spaziale e arrivare al XVIII secolo, in Francia. Come già abbiamo visto per Brevetto e Costituzione, il termine venne ripreso dai sistemi legislativi dell’Ancien Régime, dove era riferito per lo più a ordinanze promulgate dai giudici; nel periodo rivoluzionario fu designato a determinare le delibere delle assemblee nazionali, passando quindi nel sistema legislativo Napoleonico e assorbito di conseguenza in quello italiano.
Scopri il Decreto in #giornopergiorno e nelle Erudizioni Legali:
Quando la Francia nazionalizzò per decreto la Chiesa
19 Aprile 1937 – Le prime Leggi Razziali
Bibliografia
Decreto, in Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, Milano, Sonzogno
Decretum, in Du Cange, et al., Glossarium mediæ et infimæ latinitatis., Niort: L. Favre, 1883-1887.
Decreto in TLIO, Tesoro della Lingua Italiana delle Origini
Decret, in Rey Alain, Dictionnaire Historique de la langue française, Paris, Les Dictionnaires Le Robert, 2010
Decret, in Chéruel, Adolphe, Dictionnaire historique des institutions, mœurs et coutumes de la France, Paris, Librairie de l’Hachette , 1855
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Romeo, Rosario, Cavour e il suo tempo. vol. 3. 1854-1861, Roma-Bari, Laterza, 2012
Mazzini, Giuseppe, Scritti editi ed inediti (Vol. LXVI), Reale Commissione per l’edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini, Imola, 1933
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