Il desiderio di guadagni facili spinse i gentiluomini del tempo a investire nella Banca di Scilla, fondata dal principe truffatore Guglielmo Ruffo nel Regno di Napoli nel XIX secolo e poi rinominata “banca dello scivolo”.
Di principi truffatori nella storia ce ne sono stati tanti, ma oggi vi proponiamo una fresca novella dalla Napoli dell’Ottocento. Il principe Guglielmo Ruffo di Scilla, della nobiltà calabrese, era evidentemente scontento della propria rendita, così decise di mettere in atto una truffa bancaria.
Siamo alla metà del ‘800, nel Regno di Napoli, e il nostro principe truffatore non avrebbe potuto scegliere un momento più azzeccato. In in questo periodo, infatti, nobili e ricchi gentiluomini erano preda della febbre finanziaria, certi che le speculazioni bancarie fossero un modo facile per ottenere lauti guadagni. Non a caso, secondo la storiografia in questo periodo sorsero oltre una cinquantina di banche d’investimento, allora chiamate “banche usura”, poiché le operazioni di prestito e credito non si erano ancora liberate dell’aura peccaminosa gentilmente concessa dalla Chiesa cattolica oltre 700 anni addietro.
In questo clima di entusiasmo, il principe Guglielmo fondò la sua Banca di Scilla a Napoli, che contava una sede principale e alcune agenzie in via Toledo e dintorni. Pare fosse frequentatissima, e la motivazione si deve ai tassi di interesse: dal 15 al 30%. Certo, con tassi così alti chiunque di voi lettori oggi sarebbe piuttosto cauto nella decisione di investire i propri risparmi nella Banca Scilla, ma all’epoca di educazione finanziaria ce n’era poca.
Pensate che, all’inizio, la banca riuscì pure a soddisfare le aspettative dei clienti! I risparmiatori ricevevano il denaro investito in monete d’oro, poi ricevute cartacee. Eppure il destino sembrò andargli contro: nello stesso periodo l’oro subì una svalutazione, evento che avveniva a ondate sin dal XVI secolo, perciò la Banca Scilla non riuscì più a fronteggiare le richieste di restituzione dei depositi ricevuti.
A complicare le cose s’impegno il governo: promosse una vera e propria campagna di stampa allo scopo di allertare gli investitori sui sospetti di insolvibilità di detta banca. Due secoli dopo, nella sua teoria della struttura sociale, il sociologo americano Robert K. Merton avrebbe parlato di un effetto di spiazzamento per cui quando un gran numero di persone ritiene che un evento si possa verificare, esse iniziano ad agire in modo tale che quell’evento si verifichi realmente, anche se in precedenza non c’era sufficienti condizioni perché si attuasse. Più comunemente:
Se le persone definiscono certe situazioni come reali, queste sono reali nelle loro conseguenze.
I clienti si riversarono in massa agli sportelli delle filiali, chiedendo in dietro i loro capitali. Fu il tracollo finanziario della Banca Scilla, e il principe Guglielmo affondò con essa. Dopo la disfatta, ben presto si parlò di “o banc’o sciùlio”, ossia la banca dello scivolo, creando un gioco di parole proprio a partire dalla denominazione Banca di Scilla.
La scivolata, non a caso, terminò in una rovinosa picchiata sul sedere non solo per il principe, che fu processato, ma soprattutto per i clienti truffati, che non rividero più il loro denaro.
© Riproduzione riservata