Un tempo le donne che indossavano una gonna troppo corta potevano subire un processo, persino il carcere: una riflessione tra decenza e pubblica ossessione.
La lotta per l’emancipazione femminile è passata anche attraverso il costume. Simbolo di ribellione, la gonna corta fu demonizzata come amorale e indecente per tutto il corso del Novecento, sebbene già durante la Seconda Guerra Mondiale venne riconosciuta la praticità degli orli al ginocchio, soprattutto per le infermiere.

Negli anni ’20 gli orli delle gonne si alzarono oltre la caviglia, su stimolo dell’audace stilista parigina Jeanne Lanvin. Una reazione alla secolare imposizione maschile del doversi coprire, del corpo femminile atto a provocare, negando la più pura essenza di bellezza e naturalezza del nudo umano.
I legislatori del mondo erano piuttosto rigidi sulla questione, e mentre le potenze europee erano ben impegnate a farsi la guerra a vicenda, ecco un punto d’accordo si sarebbe trovato proprio in banali questioni di sartoria.
Così ad esempio, nella Grecia del 1926, la Seconda Repubblica ellenica pensò bene di vietare l’uso delle gonne corte – di quanto non ci è noto saperlo – pena l’arresto. Il caso di una ragazza di appena vent’anni, condannata simbolicamente a un giorno di prigione per la sua “bravata”, arrivò sin da noi in Italia. Che comunque non ce la passavamo meglio.
In un articolo de La Stampa, 31 gennaio 1926, si discute sulla lotta artistica e legale delle “donne moderne” contro la “crociata” portata avanti dal Governo circa la sottana corta come simbolo contrario all’ordine pubblico.
Nel Nuovo Mondo, ossia l’America degli anni ’20, le cose in fondo non andavano poi meglio: in settembre del 1922, nella Pennsylvania, si tenne un processo contro tale Lavinia Glesser, accusata di indecenza pubblica per avere indossato più volte in casa propria una gonna il cui orlo arrivava al ginocchio. L’arresto scattò dopo che i suoi vicini di casa, i coniugi Bedger, avevano denunciato la signora. L’avvocato dei Bedger aveva affermato che:
una sottana corta costituisce un grande pericolo in una casa dove vi sono dei fanciulli

Gli anni ’50 e ’60 pullularono di notizie e dibattiti sulla liceità e moralità della gonna corta: famoso fu il caso di una ragazza non ammessa all’esame di guida in Italia, nel 1967, perché a dire dell’esaminatore
la tenuta della ragazza minacciava di trasformare l’esame in una farsa

Quale che sia la vostra opinione, cari lettori, circa l’orlo più appropriato, ricordiamo che il rispetto per la persona non può essere messo in secondo piano da un taglio sartoriale audace, e che ogni cosa va ponderata: una gonna troppo corta in un contesto formale, come una scuola, merita certo un richiamo, non una pioggia di offese contro il corpo che la sfoggia. D’altronde, l’abito non fa il monaco, così ci hanno detto.
Qui un simpatico approfondimento sulle donne francesi e il diritto di indossare i pantaloni nell’Ottocento.
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