Sin dal 1948 la legge determina qual è l’assegno del Presidente della Repubblica. Nel corso del tempo è stata modificata e lo “stipendio” della carica più alta dello Stato si è adeguato secondo gli indici IRPEF. Vediamo a quanto ammontava, da Einaudi a Mattarella.
La legge per la “determinazione dell’assegno e della dotazione del Presidente della Repubblica” è stata promulgata il 9 agosto 1948, con il n. 1077, in ossequio a quanto previsto dalla Costituzione (art. 84.3, “L’assegno e la dotazione del Presidente sono determinati per legge”). La legge è ancora in vigore ed è stata modificata nel tempo per adeguare lo “stipendio” della più alta carica dello Stato nel tempo.
Vediamo come era in origine, come è mutata e come è adesso.
Anzitutto, l’art. 1 elenca quale sia la dotazione del Presidente della Repubblica. Si tratta del Palazzo del Quirinale, i fabbricati San Felice e Martinucci e la collegata autorimessa siti in Roma, via della Dataria, rispettivamente ai nn. 21, 14, nonché dalla tenuta di Castelporziano.
Nel 1948, l’assegno del Presidente era di dodici milioni di lire annue in dodici mensilità. Insomma: un milione al mese (art. 2), che oggi corrisponderebbe precisamente a 187.624,66 euro. Per la dotazione della presidenza furono stabiliti 180 milioni annui.
Il progetto di legge era di iniziativa governativa e fu presentato da De Gasperi. È interessante la relazione alla commissione al Senato dell’on. Ezio Amadeo, del P.R.I., che sottolinea: “il diverso profilo che il Capo dello Stato nell’ordinamento repubblicano assume in confronto del monarca. Non solo per il carattere temporaneo della carica, ma perché il Presidente è la vivente immagine della democrazia politica, che richiede nell’esercizio della funzione stessa presidenziale quella semplicità di costume che, senza intaccare il prestigio del magistrato, meglio si confà con l’intima esigenza di giustizia della coscienza umana. Siamo in Repubblica, e bisogna abituarci tutti quanti a considerare cose e problemi, a ragionare e vivere secondo lo spirito repubblicano… Partendo da questa impostazione, la Commissione ha sentita la necessità di operare un taglio netto col passato, e di determinare la dotazione del Presidente senza sentirsi vincolata da quella che fu la dotazione della corona… Il Presidente di una “Repubblica democratica fondata sul lavoro” non ha bisogno di attingere il suo prestigio nel fasto che si accompagna alle corti, né di ricorrere ad atti di regali prodigalità”.
Questo stipendio toccò a Einaudi, Gronchi e Segni.
Negli anni successivi si pensò di ritoccare l’assegno mensile. In particolare, su proposta tra gli altri degli ex presidenti Gronchi e Segni fu approvata la legge 10 giugno 1965, n. 616, promulgata da Saragat, che fece lievitare a 30 milioni di lire annue, sempre da corrispondersi in dodici mensilità. Quindi due milioni e mezzo al mese. Rimase a 180 milioni la dotazione per la presidenza.
Ne beneficiarono quindi lo stesso Saragat, Leone e Pertini.
Venti anni dopo, con la legge 23 luglio 1985, n. 372, promulgata da Cossiga, l’assegno fu rideterminato in duecento milioni di lire annue, sempre in dodici mensilità. Più di sedici milioni al mese.
La dotazione passò a due miliardi e mezzo di lire annue.
La legge stabilì anche che da quel momento in poi, l’assegno si sarebbe adeguato automaticamente agli indici ISTAT dei prezzi al consumo registrata nell’anno precedente.
A conti fatti, guardando gli indici ISTAT, nel 1985 lo stipendio di Cossiga era di 200 milioni, nel 1992 lo stipendio di Scalfaro era di 360 milioni, nel 1999 lo stipendio di Ciampi era di 378 milioni.
Attualmente il Presidente della Repubblica ha un assegno annuo di circa 240.000 euro, in tredici mensilità.
Mi sono poi chiesto: ma il Presidente della Repubblica paga le tasse? Nel 1996, i deputati Storace, Selva e Armaroli proposero di far assoggettare l’assegno presidenziale alle imposte sul reddito. La proposta (n.2416 del 3 ottobre 96) non passò. Il Presidente Scalfaro in risposta decise di pagare volontariamente l’IRPEF. L’uso da allora è rimasto e lo stipendio si è presentato ai successivi Presidenti con una detrazione IRPEF sull’assegno come quella che c’è nelle indennità a vario titolo dei parlamentari, come previsto anche dall’ultima Legge di Bilancio 2022.
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