Ecco perché la richiesta di restituzione della Gioconda di Leonardo Da Vinci avanzata nel 2024 è stata giudicata irricevibile dalla Francia.
L’associazione International Restitutions ha presentato ad aprile 2024 una richiesta insolita al Consiglio di Stato francese: la restituzione della Gioconda. Sì, proprio il celebre capolavoro di Leonardo da Vinci, che dal 1797 è esposto al Louvre e che ogni anno attira milioni di visitatori da tutto il mondo.
Questa associazione, la cui sede e i cui rappresentanti rimangono misteriosi per la stampa francese (ma anche per noi), sosteneva di agire a nome dei discendenti del pittore.
La loro tesi? Che il ritratto più famoso della storia dell’arte sia stato “impropriamente acquisito” dalla corona francese e che oggi debba essere restituito ai legittimi eredi di Leonardo.
La pretenziosa richiesta della International Restitutions mirava a dichiarare inesistente la decisione del re Francesco I nel XVI secolo, che avrebbe “appropriato” il ritratto di Lisa Gherardini, detto “la Gioconda”. Fu infatti sotto il suo regno che Leonardo, invitato in Francia negli ultimi anni della sua vita, portò con sé alcuni dei suoi dipinti più celebri, tra cui la Mona Lisa. Alla morte dell’artista, le opere rimasero in territorio francese in applicazione del droit d’aubaine e furono acquisite dalla collezione reale. Secondo l’associazione, questo passaggio di proprietà non sarebbe mai stato formalmente legittimato.

Il droit d’aubaine era un diritto feudale in vigore in Francia fino al XVIII secolo. Stabiliva che tutti i beni mobili e immobili appartenenti a uno straniero morto sul territorio francese passavano automaticamente alla Corona, senza possibilità per gli eredi stranieri di reclamarli. Questa regola era stata formalizzata da un’ordinanza di Luigi XI del 21 aprile 1475, per consolidare il potere della monarchia e arricchire le casse dello Stato. In pratica, se un artista o un mercante straniero moriva in Francia, le sue opere, i suoi soldi e le sue proprietà diventavano automaticamente di proprietà del re.
Secondo International Restitutions, quando Leonardo da Vinci morì ad Amboise nel 1519, la sua Monna Lisa e altri dipinti sarebbero stati “acquisiti” dalla Corona francese non per compravendita o donazione, ma per effetto di questa legge che oggi considereremmo una sorta di “confisca automatica”.
Tra l’altro, non era la prima volta che International Restitutions provava a riscrivere la storia delle collezioni francesi. Prima di puntare alla Gioconda, l’associazione aveva già presentato al Consiglio di Stato due ricorsi:
Caso Kertch – Louvre (n° 463108)
La richiesta mirava a cancellare dall’inventario del Louvre una serie di opere provenienti dal museo di Kertch, in Crimea, trasferite in Francia durante le guerre napoleoniche.
Caso Palazzo d’Estate – Fontainebleau (n° 465857)
Qui l’associazione puntava agli oggetti cinesi del Palazzo d’Estate di Pechino, saccheggiati nel 1860 durante la spedizione franco-britannica, e ora esposti al castello di Fontainebleau.
In entrambi i casi, il 23 novembre 2022, il Consiglio di Stato ha respinto le richieste: International Restitutions non aveva alcun interesse legittimo ad agire, non rappresentando né i proprietari originari né i loro eredi.
Del resto, la questione delle restituzioni artistiche non è nuova. Dai marmi del Partenone, che la Grecia continua a reclamare al British Museum, ai bronzi del Benin richiesti dalla Nigeria, ogni tentativo di riportare opere d’arte nei loro paesi d’origine accende dibattiti accesissimi tra storici dell’arte, giuristi e pubblico: fino a che punto è giusto restituire beni trasferiti secoli fa? E chi può davvero rivendicarne la proprietà oggi?

Come c’era da aspettarsi, il 14 maggio 2024, con la decisione n° 491862, il Consiglio di Stato francese ha respinto la richiesta definendola “manifestamente irricevibile”. La corte ha stabilito che solo i legittimi eredi avrebbero avuto titolo per presentare un’azione simile e che l’associazione non può rappresentare tali interessi sulla base della “gestion d’affaires”. Inoltre, ha ribadito che non è possibile annullare decisioni prese dall’autorità sovrana sotto l’Ancien Régime, come l’incorporazione di opere d’arte nella collezione reale.
Come se non bastasse, il Consiglio di Stato ha anche inflitto a International Restitutions un’ammenda di 3.000 euro per aver presentato una richiesta giudicata abusiva.
E così la Gioconda, imperturbabile dietro il suo enigmatico sorriso, resterà al Louvre. Dopo essere stata rubata nel 1911 da Vincenzo Peruggia, che voleva “restituirla” all’Italia, ormai sembra che nulla potrà mai sradicarla dal museo francese, tantomeno un ricorso legale. Del resto, dopo cinque secoli, Mona Lisa ha imparato l’arte della pazienza… e della permanenza.
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