Da ormai oltre 40 anni, Jacopo Pensa regala a tutti gli avvocati del Foro di Milano auguri natalizi scritti rigorosamente in ottonari e rima baciata. Attesissimi, gli auguri di Pensa non sono mancati neanche per questo Natale. L’appuntamento con le rime di Pensa, è l’occasione per fare il punto su come è stato l’anno che ci stiamo lasciando alle spalle. I protagonisti del 2021? Più che il virus: i virologi, ormai vere e proprie star televisive. Non mancano i riferimenti alla lunga battaglia tra gli avvocati, una professione antica, e la tecnologia; spuntano tra le rime anche gli influencer e il dibattito sul c.d. linguaggio inclusivo. Intanto, mentre l’anno se ne va, Pensa guarda già al Quirinale e tira fuori dal cilindro un consiglio per i grandi elettori, un nome alquanto… inaspettato.
Se non siete tra gli avvocati milanesi che stamattina hanno ricevuto via e-mail la poesia, eccola qui.
Natale 2021
Alfa, Beta, Gamma, Delta.
Singolare questa scelta
di chiamare le varianti
coi caratteri portanti
della lingua di Platone;
vorrà dir che il vibrione
vuole far bella figura
con l’aggancio alla cultura.
Ma con Omicron succede
che pian piano un poco cede,
quando il nome sarà Sigma
si uscirà dal grande enigma,
e se arriverà ad Omega
chiuderem forse bottega.
I virologi, incazzati,
finiran disoccupati
avran crisi di astinenza
come chi rimane senza
la sua dose giornaliera.
Che faran ora la sera?
Basta con i bei momenti
fatti di collegamenti
con i libri sullo sfondo,
quasi a dir che in fondo in fondo
quelle belle comparsate
se le sono meritate.
Con Crisanti o con Bassetti
i litigi eran perfetti.
Non parliamo poi di Galli
che ci vuole tutti gialli.
Pronunciar con voce rotta
“Io però non l’ho interrotta”,
provocava un neuro-spasmo
quasi meglio di un orgasmo.
L’interesse generale
virerà sul Quirinale.
Per l’eccelse qualità
(se abbassassero l’età)
voterei Chiara Ferragni,
la regina dei guadagni.
Sono molte le ragioni
e le spiego qui in soldoni:
donna, bionda, corazzata,
come piace alla vulgata;
è venuta su dal niente,
pochi impegni per la mente,
sulla vita ti dà lumi,
influenza i tuoi costumi;
se la fa col tatuato
ed aumenta il fatturato
insegnando quell’andazzo
per cui senza farti il mazzo
sembrerai, quanto ai dobloni,
Paperon de’ Paperoni.
Nel frattempo gli avvocati
sono proprio frastornati:
c’è la firma digitale,
c’è l’entrata nel portale,
la play station del diritto
del famoso buio fitto.
C’è la pec, considerata
una mail più blasonata.
Se c’è un atto che è in scadenza
ti rovini l’esistenza
e smanetti alla consolle
fino a quando non fai gol
che significa: “avvocato
l’atto è ben depositato“.
Ma in agguato c’è l’errore
perché dopo poche ore
ti perviene un messaggino
che ti sballa l’intestino.
“Il sistema si è inceppato
e il suo appello si è bloccato
il cliente questa sera
se ne tornerà in galera“.
Da Bruxelles fan circolare
che il linguaggio è da cambiare:
“Dire ancora Buon Natale,
a qualcuno può far male.
Dite solo Buone Feste“
han sancito quelle teste;
e chiamar oggi Maria
una bimba è una follia
perché c’è troppa allusione
alla nostra religione.
Dir che l’uomo inventò il fuoco
è un pensier che vale poco,
devi dir con onestà
“lo inventò l’umanità“
che comprende anche le donne
dell’amore le colonne.
Ma poiché io me ne fotto
e l’Europa un po’ mi ha rotto
il linguaggio non lo muto
e rimango in assoluto
fermo sul tradizionale:
come sempre Buon Natale.
Jacopo Pensa
Jacopo Pensa è uno dei più noti penalisti italiani. Ogni anno da oltre quarant’anni invia a tutti – ma proprio tutti – i colleghi del foro di Milano (ormai oltre ventimila) un cartoncino di auguri natalizi in rima che raccontano con brillante ironia i fatti principali dell’anno appena trascorso. Tutte le poesie di Jacopo Pensa (auguri di Natale, ma non solo) sono raccolte nella silloge “Nel Paese del diritto c’è talvolta buio fitto” (ed. Le Lucerne, con presentazione di Pippo Baudo e introduzione di Tullio Padovani).
Le attesissime rime di Pensa cantano – e canzonano – il mondo dell’avvocatura con penetrante leggerezza, omaggiano volentieri gli amici che hanno speso la vita nel foro raccontandocene l’umanità e scandiscono in sonanti ottonari il nostro complesso presente. Lo fanno senza troppa indulgenza verso i personaggi che si sono avvicendati sulla scena politica e con argute critiche al mondo della giustizia e alle sue contraddizioni.
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