Il futuro presidente De Nicola si trovò in un antipatico battibecco in tribunale: avvocati contro carabinieri. Come andò a finire?
Tra le personalità illuminate che hanno fatto la storia politica d’Italia, l’ex (primo) presidente della Repubblica Enrico De Nicola è stato invero uno dei più amati. Certamente, come ogni grande uomo, da qualche parte avrà pur iniziato, e non senza qualche intoppo.
Prima che politico, il giovane Enrico De Nicola fu un avvocato, e pure penalista: si laureò in Giurisprudenza nel 1896 presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, e subito esercitò la professione forense.
Il 6 luglio del 1900, De Nicola stava seguendo la causa “Rocambole”, presso il Tribunale di Napoli, quando un inaspettato battibecco con un carabiniere lo portò quasi all’arresto…
Terminata l’audizione del sig. Calabrese, parte lesa nel processo, il presidente del tribunale sospese l’udienza. Allora, l’avv. Guacci, prima che il presidente si fosse allontanato dall’aula, chiese il permesso di parlare al suo cliente e imputato, ing. Janni. Secondo la fonte, il presidente accondiscese.
Guacci allora si avvicinò ai detenuti, ma il vice-brigadiere dei carabinieri di servizio si frappose: – Non è permesso di parlare cogli imputati -. L’avv. Guacci allora ribatté di avere il permesso del presidente, ma l’uomo in divisa sembrava deciso: – Non è vero – . Il Guacci fece allora incetta delle doti che un professionista del foro deve necessariamente sviluppare: pazienza, cortesia e prontezza nell’ingurgitare l’improperio.
Io sono un galantuomo; non potete darmi una smentita.
Il carabiniere, malgrado ciò, si ostinava nel rifiuto. E le doti del buon avvocato iniziarono a venir meno: – Credono di trattare sempre con detenuti! -. Questa esclamazione fece perdere la calma al vice-brigadiere, che gridò:
I detenuti sono più galantuomini di lei!
L’avv. Enrico De Nicola, che fino a quel momento aveva assistito in disparte alla scena, non poté contenersi: – Questo poi no; è troppo; ella stia nel suoi limiti!
A seguire non fu un’altra acida battuta: il vice-brigadiere, sentitamente offeso, ordinò a due carabinieri di arrestare il De Nicola. Mentre i carabinieri stavano per agguantare il giovane avvocato, i colleghi presenti si lanciarono in mezzo. Il Corriere scrive: “Ne seguì una scena indescrivibile”.
Chi gridava, chi protestava con ossessione contro il vice-brigadiere: – Vada, esca, noi rappresentiamo la
difesa! –
Al clamore accorse il presidente, che ordinò lo sgombro dell’aula e poscia convocò nel suo gabinetto tutti gli avvocati insieme al procuratore del Re. Quest’ultimo fece chiamare il maresciallo e il tenente dei carabinieri, che condannarono immediatamente il gesto del vice-brigadiere, poi allontanato.
Il buon De Nicola si trovò nella sua lunga vita ad affrontare ostacoli e nemici ben più pericolosi e ostili dello sgarbato carabiniere, ma chissà cosa avrà pensato quest’ultimo il giorno delle elezioni di De Nicola al Quirinale, e ancor prima a membro della Costituente… “Stavo per arrestare il futuro presidente”… Vanto o vergogna?
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