Fisco, s.m.
Il viaggio di oggi ci porta alla scoperta di una parola che nel corso dei secoli ha saputo mantenere una perentoria antipatia da parte dei cittadini in contrasto con il segreto affetto da parte dei governanti di turno. Il Fisco, fido compagno che scandisce il nostro anno solare, tramutandolo in fiscale all’occorrenza.
Non si può essere sicuri di nulla, tranne che della morte e delle tasse.
diceva Toby Guzzle, dimenticato protagonista di una farsa inglese del 1716, opera di Christopher Bullock: una trasposizione drammatica del comune detto “a pagare e morire si è sempre in tempo”.
Insomma, la dura convivenza con il Fisco, ovviamente, non è cosa nuova; per risalire all’origine etimologica e dell’uso comune del termine, partiamo dall’epoca romana.
I romani, lo possiamo dire, furono i padri del sistema esattoriale. Originariamente il tesoro fiscale di Roma era detto aerarium, “cassa, contenitore di metallo”, avente sede nel tempio di Saturno e chiamato anche aerarium Saturni o arearium Publicum. L’amministrazione e la gestione di questo patrimonio erano affidatate ai questori urbani sottoposti al Sentato Centrale. Esso era rimpinzato attraverso imposte e tributi sulla vendita di oggetti, contratti pubblici, rendiconti finanziari e quant’altro fosse tassabile secondo le leggi in vigore.
Con il passaggio da Repubblica a Principato, Ottaviano Augusto decretò che parte dei proventi raccolte tramite tasse ed imposte fossero devolute al fiscus, “cesto, canestro di vimini” per la sussistenza del Princeps, e diretto amministratore di queste entrate. Per lungo tempo quindi si ebbero due amministrazioni per due tesori distinti, fino al completo assorbimento dell’erario da parte del fisco, nel III secolo d.C.
Ma torniamo all’etimologia: come abbiamo visto, fisco deriva dal latino FISCUS, per designare il “cesto” in cui veniva riposta “l’esigua” percentuale di finanze erariali destinate al Princeps. Un perfetto Nomen Omen. Il termine deriva probabilmente dal Proto-Italico *fīlo-, *fislo-, “filo”, a sua volta erede di un trasformatissimo *gʷhiH-(s-)lo- nel Proto-Indo-Europeo, avente sempre significato di “filo”. Qualcosa, insomma, che si poteva tendere, filare o anche intrecciare, per comporre un cesto, ad esempio.
È interessante la definizione offerta da Isidoro di Siviglia nelle sue Etymologiae. Nel capitolo dedicato proprio ai Vasis Repositoriis così descrive il carissimo canestro:
Fiscus sacculus est publicus, unde et fiscellae et fiscinae dicuntur: hunc habent exactores, et in eo mittunt debitum publicum quod redditur regibus. Fiscus autem primae positionis est, derivativum fiscina, diminutivum fiscella.
L’importanza del fiscus dal latino passò anche nel volgare, e la prima attestazione si trova in un curioso poemetto anonimo di area toscana del XIII secolo, L’Intelligenza:
Aprir le porte e ’l fisco dispogliaro | e tutto l’oro partir tra la gente; | le porte del metallo assai sonaro | a difension non fue nul sí valente.
Lo sconosciuto autore dell’opera, appartenente a pieno titolo alla tradizione allegorico-giullaresca tardo-medievale, con la scusa di descrivere la beltade della propria amata, non manca di dovizia nei dettagli nella descrizione della dimora di lei, affrescata finemente con le storie dei grandi condottieri del passato. Tra queste, la genesi del trionfo di Cesare, da cui è tratto il passo contenente il nostro fidato Fisco.
Il termine volgare si era già affermato in ambito giuridico in senso di “beni avocati alla comunità” a cagione di qualche reato commesso. La prima attestazione in legalese si trova nel volgarizzamento del Costituto del comune di Siena, risalente al 1309. Il significato oscillerà da qui in poi tra il “luogo in cui sono incamerati i beni erariali” e “l’insieme stesso dei beni erariali”. Sempre di beni si parla, comunque.
Ciò che accadde dopo, per quanto estremamente interessante, poco importa per la natura del termine: il destino del Fisco era già stato scritto, giungendo inesorabile sino a noi.
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Image credits: Bottega di Marinus Van Reymerswaele, Due esattori delle tasse, 1540-50 ca., National Gallery London
Altro da Nomen Omen:
Bibliografia
Fisco, Fiscale, in Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, Milano, Sonzogno
Fiscus, in Du Cange, et al., Glossarium mediæ et infimæ latinitatis., Niort: L. Favre, 1883-1887.
Fisco, Fiscale, in TLIO, Tesoro della Lingua Italiana delle Origini
*fīlo-, *fislo-, *gʷhiH-(s-)lo- in DIACL (https://diacl.ht.lu.se/Lexeme/Details/72021; https://diacl.ht.lu.se/Lexeme/Details/72017)
Fisco, Fiscale, in GDLI, UTET (http://www.gdli.it/pdf_viewer/Scripts/pdf.js/web/viewer.asp?file=/PDF/GDLI06/GDLI_06_ocr_35.pdf&parola=fisco)
(a cura di) Lisini, Alessandro, Il Costituto del comune di Siena volgarizzato nel MCCCIX-MCCCX, voll. 2, Siena, Tip. Sordomuti di L. Lazzeri, 1903.
Bullock, Christopher, The cobler of Preston, a farce. As it is acted at the Theatre-Royal in Lincoln’s-Inn-Fields, Bladon, London, 1767.
Isidori Hispalensis episcopi Etymologiarum sive Originvm libri XX, Oxonii : E typographeo Clarendoniano, 1911.
Fisco, Erario in Dizionario di Economia e Finanza, Treccani, 2012.
(a c. di) Berisso, Marco, L’Intelligenza. Poemetto anonimo del secolo XIII, Parma, Fondazione Pietro Bembo / Ugo Guanda Editore, 2000.