A inizio anno, avevo spiegato in questo articolo le ragioni per cui la copertina del nostro calendario 2021 recava la bandiera italiana e perché il primo post dell’anno era dedicato proprio al nostro vessillo. La mia idea era che, dopo un anno tragico, sarebbe presto giunta una estate in cui poter gioire dei successi sportivi agli europei di calcio e alle olimpiadi e sventolare finalmente il tricolore per brindare a una vittoria.
Sappiamo tutti come è andata e come sta andando questa magica estate sportiva colorata d’azzurro, il che mi solleva non poco, dato che ho sempre temuto di averla sparata troppo grossa.
Dato che siamo in pieno furore olimpico, ho proprio voglia di parlare della mitica storia di Dorando Pietri, l’atleta italiano che vinse la maratona di Londra 1908, ma che fu squalificato perché fu soccorso dopo essere caduto proprio sul traguardo a seguito di un mancamento, esausto per la gara corsa sotto un gran caldo.
Si tratta della immagine di sofferenza sportiva probabilmente più epica della storia e quel che vi presento oggi non è una vecchia sentenza, ma – eccezionalmente – il testo ufficiale tradotto dall’inglese dell’Official Report of the Fourth Olympiad London 1908.
La maratona prese il via dal Castello di Windsor intorno alle 2 e mezza del pomeriggio del 26 luglio 1908. Circa 70 corridori alla partenza e Dorando Pietri, che gli inglesi chiamavano semplicemente Dorando, fu subito nel gruppo dei migliori, anche se non partì a tutta.
Per tutta la seconda metà della gara fu però il sudafricano Hefferon a dettare le andature, e l’unico che gli tenne testa fu proprio Dorando che raggiunse la testa della corsa intorno al 39simo chilometro nei pressi della Old Oak Common Lane.
Leggiamo dal resoconto ufficiale:
“Per tutti i precedenti chilometri la strada era stata più o meno fiancheggiata da spettatori, i cui ranghi si ingrossavano sempre di più man mano che la strada passava da paesi e villaggi fino a che la folla non parve quasi come quella dei giorni della Boat Race sul Tamigi.
La folla era in visibilio, ma ordinata, e fu proprio in risposta a un incredibile scroscio di applausi dall’enorme folla di spettatori che Dorando fece lo scatto fatale che lo portò a superare Hefferon prima che raggiungessero Wormwood Scrubs.
Subito dopo, anche l’americano Hayes superò il sudafricano.
Tuttavia, lo sforzo -forse prematuro- di Dorando lo sfiancò a tal punto che riuscì a malapena a raggiungere l’ingresso dello stadio, dove quasi centomila spettatori stavano attendendo il suo arrivo, e che avevano solo saputo dall’ultimo bollettino telegrafico era in testa c’era un sudafricano seguito da un italiano”.
Continua il bollettino:
“le pagine di un bollettino ufficiale non sono il luogo per andare troppo nel dettaglio su come è finita questa gara, un finale inatteso e angosciante.
Dorando era quasi ormai incosciente quando raggiunse lo sterrato e girò a destra invece che a sinistra verso l’ingresso nello Stadio. Quando fu sulla pista crollò. E dato che era impossibile lasciarlo lì, poiché che sembrava che sarebbe potuto morire proprio alla presenza della Regina e di quella immensa folla, i medici e alcuni inservienti si precipitarono ad aiutarlo.
Appena si riebbe un minimo, l’eccitazione dei suoi compatrioti fu così intensa che i funzionari non lo fecero salire su un’ambulanza e non squalificarono all’istante, come avrebbero fatto senza dubbio in circostanze meno agitate.
La caduta e il soccorso prestato avrebbero dovuto comportare la squalifica immediata dell’italiano. Ma c’era un certo sentimento nel cuore degli spettatori nei confronti di uno che aveva sofferto così tanto e che non avrebbe dovuto ricevere una delusione proprio al traguardo che aveva così faticosamente raggiunto. In quel momento, quell’idea dominava su tutto il resto, almeno finché Dorando non ebbe vacillato oltre il nastro del traguardo dopo una gara di 2 ore 54 minuti e 46 secondi, seguito poco dopo da un altro corridore che fu riconosciuto per essere Hayes dal numero e dal vessillo americano che aveva sul petto.
Gli americani fecero ricorso e la vittoria fu ufficialmente assegnata ad Hayes dopo discussioni che durarono un bel po’ dovute al numero dei testimoni che furono sentiti e la conflittualità di gran parte delle prove.
Nel frattempo, Dorando restò quasi due ore e mezza tra la vita e la morte.
Ma intanto giunse la notizia che Sua Maestà la Regine gli avrebbe dato una Coppa d’Oro, come segno della sua graziosa compassione e simpatia per il coraggio cui aveva assistito”.
Questo l’ordine di arrivo
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