La Gran Corte di Cassazione di Napoli fu la più antica fra le le cassazioni regionali del Regno d’Italia, istituita da Giuseppe Bonaparte nel 1808. Si insediò il 7 gennaio 1809.
Ci fu un tempo, prima del 1923, in cui l’unica e suprema Corte di Cassazione non era l’unica. Ce n’erano ben cinque sul territorio italiano, istituite con l’unificazione del Regno nel 1861: Torino, Firenze, Roma, Napoli e Palermo.
L’origine delle corti di cassazione cosiddette “regionali”, però, era spesso ancora più antica. È il caso della Gran Corte di Cassazione di Napoli, istituita da Giuseppe Bonaparte al tempo dell’occupazione francese con la legge 20 maggio 1808 n. 140. Sulla base del modello d’Oltralpe, la legge ordinava i seguenti organi giurisdizionali: i giudici di pace; un tribunale di prima istanza per ciascuna provincia del Regno composto da un presidente e tre giudici; i tribunali di commercio, composti da cinque giudici di cui un presidente; quattro tribunali di appello, composti da un presidente, un vicepresidente e sette giudici; i tribunali criminali; e, infine, una Gran Corte di Cassazione.
Secondo la legge, la Gran Corte di Cassazione sarebbe stata composta da un presidente, un vice-presidente e sedici giudici e avrebbe previsto anche la presenza di un procuratore generale regio, due sostituti e un cancelliere togato. Essa veniva istituita con lo scopo di «mantener l’esatta osservanza delle leggi, e per richiamare alla loro esecuzione i giudici, che se ne fossero allontanati»: perciò essa avrebbe giudicato «non dell’interesse de’ litiganti, ma di quello della legge».
La Gran Corte si insediò ufficialmente «l’anno milleottocentonove, il sette di gennaio, alle ore undici della mattina, nel palazzo dei tribunali della città di Napoli, situato nel così detto Castel Capuano». Conosciamo ogni dettaglio di quella giornata inaugurale grazie alla testimonianza di Michelangelo Cianciulli, dignitario del Real Ordine delle Due Sicilie, Gran Giudice, Ministro della Giustizia del Regno di Napoli, che fu riportata su Rivista Penale e che a nostra volta riportiamo anche a voi.
«Assistito dal sig. Giustino Fortunato, regio procuratore del Tribunale criminale di Napoli, e dal sig. Rocco Beneventano, capo divisione del nostro Ministero, nostri segretari; in conformità degli ordini di s. m. contenuti nel real decreto del 12 dicembre 1808; volendo devenire alla solenne installazione della G. C. di cassazione, abbiamo convocato i membri di essa, e, uniformemente al cerimoniale da noi ordinato, ci siamo trasportati nel palazzo dei tribunali, ove giunti abbiamo trovati radunati i signori Tommaso Caravita, dei principi di Sirignano, dignitario del real ordine delle Due Sicilie, Consigliere di Stato, Presidente della G. C. di cassazione; Giuseppe Raffaelli, regio procuratore generale; marchese Giacinto Dragonetti, vice-presidente; Giuseppe Poerio e Filippo Cianciulli, sostituti; Abamonte Giuseppe, Agresti Michele, Avena Marchese, Coco Vincenzo, Giovannelli Raffaele, Granito Gioacchino, Magliano Francesco, Parisi Lelio, Parrilli Felice, Ricciardi Giovanni Battista, De Rogatis Francesco Saverio, Sansone Domenico, Starace Giosuè, Suarez Michele, Moles Girolamo, giudici, e Domenico Sofia, cancelliere della G. C.
Dopo aver assistito alla celebrazione della messa, avendo preso il nostro posto, abbiamo aperta la seduta, e i membri della G. C. si sono a noi presentati. Abbiamo ordinato al signor Rocco Beneventano, capo di divisione del nostro Ministero, di dar lettura: 1° dell’articolo 3 del real decreto del 12 dicembre 1808; 2° dei reali decreti dell’11 novembre e 5 dicembre dello stesso anno, che contengono le nomine dei membri della G. C.
Questa lettura terminata, abbiamo pronunziato un discorso allusivo alla solennità dell’atto, al quale il signor presidente, in nome dei giudici della G. C., e il regio procuratore generale, avendo l’uno dopo l’altro ottenuto da noi il permesso di portar la parola, àn risposto con due discorsi analoghi alla circostanza. Indi abbiamo richiesto ognuno dei membri nominati a prestare il giuramento prescritto con l’art. 3 del real decreto del 12 dicembre 1808.
Si è primieramente presentato il signor presidente Tommaso Caravita, il quale à profferito il giuramento nella formola seguente:
“Giuro fedeltà al re Gioacchino Napoleone I, mio augusto e legittimo sovrano, di osservare e far osservare le sue leggi e decreti, e di adempire con zelo ed esattezza le funzioni della mia carica”.
Lo stesso giuramento nella formola qui sopra espressa àn prestato successivamente gli altri membri.
Ricevuto così il giuramento, noi, in virtù dei poteri accordatici dal nostro sovrano, abbiamo proclamato l’installazione con la seguente formola:
“In nome del re dichiariamo che la G. C. di cassazione è istallata, che da questo momento può esercitare giurisdizione in conformità alle leggi“.
Per effetto della quale istallazione noi abbiamo invitato ognuno dei membri della G. C. a prendere quel posto che nell’ordine di nomina gli compete e di sedere.
Ciascuno avendo occupato il suo posto, noi di tutto abbiamo fatto formare processo verbale in doppio originale, che con noi àn firmato tutti i membri della Gran Corte e i nostri segretari.»
Come proseguì poi la storia della Gran Corte di cassazione di Napoli?
Dopo la restaurazione borbonica, il Regno di Napoli e quello di Sicilia furono riunificati nel Regno delle Due Sicilie sotto la guida di Ferdinando I, ma la nuova legge giudiziaria del 29 maggio 1817 n. 727 con gli artt. 108-142 confermò le funzioni della Cassazione.
Quando poi il Regno delle Due Sicilie fu annesso al Regno d’Italia, con il decreto luogotenenziale 17 febbraio 1861 n. 239 anche alle province napoletane furono estesi l’ordinamento giudiziario e il rito penale già in vigore nel Regno di Sardegna (con alcune curiose eccezioni nel diritto penale di cui vi abbiamo parlato in questo articolo). Le funzioni della Gran Corte di Cassazione, tuttavia, vennero confermate dal Regio decreto del 6 dicembre 1865 n. 2626.
Fu solo nel 1888, con la legge del 6 dicembre 1888 n. 5825, che venne trasferita a Roma dapprima la competenza solo sulla materia penale. L’accentramento a Roma si completò poi durante il regime fascista, quando il Regio decreto 24 marzo 1923 n. 601 soppresse definitivamente la Gran Corte di Napoli.
Vogliamo ricordarla così, con il saluto inaugurale dedicatole da Rivista Penale al momento del suo insediamento:
E qui, dando fine alla mia parola, io porgo il saluto augurale del fòro non pure alla nostra Suprema Corte napoletana, ma a tutte le Supreme Corti regionali d’Italia, perché in esse tutte s’incarna vigoroso il pensiero fondamentale del giudizio di cassazione. La interpretazione razionale delle leggi dà ad esse la potestà di cementare e fecondare la stessa legge positiva affinché sia istrumento sempre migliore d’educazione individuale e sociale: ed esse rimarranno in perpetuo vestali venerande, destinate a custodire nello Stato italiano il fuoco sacro dell’incrollabile santità del diritto.
Riproduzione riservata