Lo Stato a processo se viola i diritti umani: lo dimostrano il processo di Tokyo e quello di Norimberga.
Il 3 maggio 1946 si riunì per la prima volta il Tribunale Militare Internazionale per l’Estremo Oriente, istituito per processare politici, militari e comuni cittadini accusati di aver commesso crimini contro la pace (classe A), di guerra (classe B) e crimini contro l’umanità (classe C) durante la II guerra mondiale.
La corte era composta da 11 giudici provenienti dagli 11 Paesi che avevano firmato l’atto di capitolazione dell’impero giapponese. Furono condannati 25 tra militari e politici per crimini di classe A, e più di 5700 cittadini per crimini di classe B e C. Le personalità più eminenti dell’impero furono processate, ma non i membri della famiglia imperiale. Neanche l’imperatore Hirohito, capo dello stato e delle forze armate, fu incriminato, per controversa decisione del generale statunitense MacArthur.
Il processo, equivalente di Norimberga per l’Oriente, ne riflette la stessa filosofia di fondo: il principio rivoluzionario – e distintamente americano – che nessuno sfugga alla rule of law, e che il diritto possa risolvere ogni conflitto. La possibilità che anche il governo potesse essere chiamato a rispondere delle proprie azioni fu un concetto dirompente in Europa, ma lo fu ancor di più in Giappone, dove la valenza religiosa della figura dell’imperatore si estendeva in un certo senso anche ai governanti.
La rule of law, tuttavia, rimase solo la giustificazione di facciata di un processo che fu invero profondamente politico. Storici e studiosi di diritto internazionale concordano nel ritenerne le attività istruttoria e decisoria difettose, mirate, più che altro, a ripulire la classe dirigente giapponese dei personaggi che sarebbero stati di ostacolo alla ricostruzione americana.
Il processo di Tokyo, voluto dagli americani e condotto all’insegna del diritto anglosassone, ha ironicamente spianato la strada all’istituzione della Corte Penale Internazionale, la cui giurisdizione non è riconosciuta proprio dagli Stati Uniti.
Per la Corte Penale Internazionale, ne abbiamo già parlato QUA.