La seconda Guerra di Indipendenza vide come protagonista assoluto il genio politico-strategico di Camillo Benso conte di Cavour, che nei primi anni del suo governo aveva provveduto non solo ad ammodernare il Regno di Sardegna dal punto di vista delle strutture e della nascente economia industriale, ma anche dal punto di vista delle alleanze politiche internazionali, in un’ottica, non di unificazione della Penisola, ma di allargamento dei confini del regno sabaudo.
Per tanto la sua prima mossa fu quella di avvicinarsi politicamente ai due assi portanti dell’equilibrio europeo, Francia ed Inghilterra. Un importante passo in questa direzione fu fatto da Cavour quando decise di appoggiare le due potenze contro al Russia nella guerra di Crimea del 1855, “gettando” sul tavolo delle trattative future un corpo di 18.000 mila uomini inviati sulla penisola del Mar Nero. In questo modo il Piemonte ottenne di partecipare come vincitore alla Conferenza di Parigi del 1856 e di poter finalmente sollevare la questione italiana dinnanzi al tavolo europeo, che dalla sconfitta di Napoleone poco si era interessato alle vicende patriottiche italiane in un’ottica di unificazione della penisola. Cavour protestò a gran voce sulla presenza di un contingente austriaco entro il territorio nelle Legazioni pontificie e che inoltre, il malgoverno dello stesso Stato della Chiesa e del Regno delle due Sicilie rappresentavano un pericolo, in termini di terreno fertile per un’eventuale rivolta, che come una scintilla avrebbe potuto appiccare il fuoco all’intero continente una volta ingigantita, andando a minare il delicato equilibrio interno delle potenze monarchiche. In sostanza, fu fatto presente da Cavour che il Piemonte avrebbe potuto rappresentare l’ago della bilancia nel precario equilibrio politico italiano.
Chi più di tutti si dimostrò interessato al problema sollevato da Cavour fu Napoleone III, sicuramente non per spirito di solidarietà con la situazione patriottica, ma per le mire espansionistiche ed egemoniche sulla vicina penisola italica. Paradossalmente fu proprio il gesto di un patriota italiano che scosse l’animo del sovrano francese. Nel gennaio del 1858 un repubblicano romagnolo, Felice Orsini, attentò alla vita di Bonaparte, gettando contro la sua carrozza tre bombe di fabbricazione artigianale. L’attentato non andò a buon fine e Orsini venne giustiziato, ma prima della sentenza capitale riuscì a far recapitare due lettere a Napoleone III, dove, dichiarandosi pentito, supplicò il monarca di fare sua la causa del movimento nazionale italiano per la riunificazione. In qualche modo queste lettere fecero breccia nel cuore del sovrano, per altro già convinto della necessità di un’iniziativa francese in terra italica.
Fu così che Cavour ebbe la strada spianata per gettare le basi di una futura alleanza franco-piemontese all’incontro segreto nella cittadina termale di Plombières nel luglio del 1858. Incontro preliminare di quella che sarà l’effettiva alleanza ufficiale tra i due stati, siglata in quel di Parigi il 26 gennaio del 1859 e dalla quale scaturita la Seconda guerra di indipendenza, che vedrà contrapposti Francia e Regno di Sardegna da una parte e Austria dall’altra. In tale accordo vennero anche esplicitate le volontà e quelli che sarebbero stati i piani per la penisola italiana sotto l’egemonia piemontese e francese: un regno dell’alta Italia del quale oltre il Piemonte, avrebbero fatto parte il Lombardo-veneto e l’Emilia-Romagna (ovviamente sotto l’egida sabauda); un regno in centro Italia, formato dalla Toscana e i territori appartenuti allo Stato Pontificio; Roma sarebbe rimasta allo stesso pontefice, che inoltre avrebbe ricoperto la carica di presidente della Confederazione italiana; il Regno delle due Sicilie sarebbe invece rimasto invariato a livello territoriale, ma privo della dinastia borbonica.
Ciò che avvenne durante la seconda Guerra di Indipendenza fu molto diverso da come pattuito in questo accordo. Il Piemonte si ritrovò con l’aggiunta della sola Lombardia e fu costretto a cedere alla Francia, come da accordi, Nizza e la Savoia. Ma la storia dell’unificazione italiana passa anche da qui, accordi mancati e non rispettati. Tutto nacque con l’accordo ufficiale del 26 gennaio 1859 a Parigi.