21 maggio 1986 – Muore Vezio Crisafulli
Sempre alla ricerca del fragile equilibrio tra diritto e politica, Crisafulli visse in maniera acuta e profonda tutte le contraddizioni del secolo breve. Tanto che era accusato di “eclettismo”.
Era nato a Genova il 9 settembre 1910 e nel 1932 si era laureato in Giurisprudenza, più precisamente in filosofia del diritto, con una tesi dal titolo “La norma giuridica”.
“Sulla teoria della norma giuridica” fu non a caso la sua prima opera.
In quegli anni dominava la corrente idealista come critica al positivismo ottocentesco di cui Crisafulli per primo dimostrava di conoscere i limiti. Sapeva ad esempio che il diritto è una realtà molto più complessa di quanto il normativismo puro volesse far credere. Ecco perché per lui essere un giurista implicava una forma di vita activa fatta di comizi, conferenze e congressi che non sempre all’epoca veniva compresa e accettata.
Per lo stesso motivo lavorò dal 1933 al 1939 presso l’Ufficio legislativo del ministero di Grazia e Giustizia, collaborando allo stesso tempo presso la cattedra di diritto costituzionale di Santi Romano e di dottrina dello Stato di Sergio Panunzio e insegnando poi a Urbino, Trieste, Padova e Roma.
Crisafulli prese parte alla Resistenza e dopo la Liberazione fu anche nominato esperto del PCI per i temi istituzionali, anche se poi nel 1956, dopo l’invasione sovietica dell’Ungheria, abbandonò il partito insieme a un gruppo di intellettuali.
Nel corso degli anni Crisafulli si avvicinò particolarmente allo studio della nuova Costituzione, le cui norme, come quelle di qualsiasi altra legge dovevano secondo lui essere intese e interpretate come disposizioni normative. Scrive in “La Costituzione e le sue disposizioni di principio”: “Una Costituzione deve essere intesa ed interpretata, in tutte le sue parti, magis ut valeat, perché così vogliono la sua natura e la sua funzione, che sono e non potrebbero non essere (…) di atto normativo, diretto a disciplinare obbligatoriamente comportamenti pubblici”.
Nel 1968 fu nominato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Fu un ruolo molto importante, per lui e per la sua immagine. Forse per alcuni ingombrante, se è vero che a un giornalista che gli chiese il perché delle dimissioni dal partito, Crisafulli rispose “il Partito per quattro anni pensò a me come membro della Corte Costituzionale”