Berlino, 25 novembre 1936, all’ufficio della cancelleria tedesca il plenipotenziario personale Führer, Joachim von Ribbentrop, e l’ambasciatore giapponese Mushakoji Kintomo sottoscrivono il Patto anticomintern.
Non è ancora chiaro se l’idea del trattato sia partita da Ribbentrop oppure dall’addetto militare giapponese a Berlino Oshima, esponente di quelle correnti dello stato maggiore giapponese fautrici di una politica antisovietica ed espansionista nel Pacifico del nord. Sta di fatto che le trattative per la realizzazione di questo accordo partirono quasi un anno prima, con una missione militare segreta del Reich che si recò in Giappone per discutere del possibile accordo, il tutto al di fuori dei convenzionali canali diplomatici.
Fu un patto di carattere prettamente politico-ideologico, il cui obbiettivo era quello di contrastare l’avanzata del comunismo, e quindi una vera e propria lotta internazionale. Il tutto in opposizione proprio all’Internazionale comunista (Comintern), che originariamente aveva l’obbiettivo dell’espansione del comunismo a livello planetario, ma che con l’avvento di Stalin prese un’altra piega.
Il testo della convenzione, sottoscritto da entrambe le parti, era formato da un preambolo di tre articoli e di un protocollo aggiuntivo. Il preambolo esplicava a volontà dei due governi “di cooperare nella difesa comune contro l’opera disgregatrice comunista”, in quanto entrambi i contraenti riconobbero che lo scopo del Comintern stesso fosse quello scompaginare e opprimere gli stati esistenti con tutti i mezzi possibili.
- Il primo articolo 1 impegnava le due parti a tenersi reciprocamente informate sulle attività del comunismo internazionale e decidere di comune accordo le misure difensive da adottare e la successiva applicazione di tali misure.
- L’articolo 2 verteva sull’ampliamento del patto, con adesione di terzi Stati alla convenzione o alle misure difensive che avrebbero dovuto adottare, conformi agli intendimenti dell’accordo stesso.
- L’articolo 3 dava l’ufficialità validante di entrambe le versioni dell’accordo stesso: quella redatta in lingua giapponese e quella in lingua tedesca. Inoltre, l’accordo sarebbe entrato in vigore nel momento stesso della sottoscrizione con una validità di cinque anni con possibilità di rinnovo tra le parti.
- Il protocollo aggiuntivo prevedeva una stretta collaborazione nello scambio di informazioni, in altre forme di cooperazione contro la penetrazione del comunismo e nella creazione di una commissione permanente.
Fu firmato anche un protocollo segreto comprensivo di due articoli: il primo stabiliva che in caso di attacco non provocato da parte dell’Urss, i contraenti si impegnavano prendere misure che avrebbero potuto facilitare le manovre sovietiche; il secondo impegnava i due governi a non concludere alcun accordo con L’Unione Sovietica che fosse contrario allo spirito del patto e per tutta la sua durata.
L’adesione dell’Italia al patto arrivò soltanto il 6 novembre dell’anno successivo, in seguito alle pressioni di Berlino, ma con delle trattative tra Roma e Tokyo già ben avviate lungo l’arco di tutto il 1937 per un patto di neutralità e consultazione e di un’intesa contro il comunismo. Di fatto, Roma aderì però come contraente originario. Nel corso degli anni successivi altri stati aderirono al patto: Spagna, Ungheria e Manciukuo nel 1939; nel 1941 vi aderirono invece Romania, Croazia, Bulgaria, Slovacchia, Danimarca, Finlandia e la Cina del governo di Nanchino. La sottoscrizione del Patto anticomintern fu la premessa per la nascita di quello che sarebbe diventato il Patto tripartito (l’Asse Roma-Berlino-Tokyo) all’interno dello scacchiere internazionale che si stava preparando per la guerra.