Pazzo, s.m., agg.
Con il Nomen Omen di oggi partiamo per un viaggio che ha lo scopo di dare ordine a ciò che ordine non ha, e dare una ragione logica a qualcosa che di logiche ne ha così tante da non saper quale sia quella primaria.
Iniziamo con Tomaso Garzoni, eclettico scrittore ed intellettuale del Sedicesimo secolo romagnolo.
In apertura ad una delle sue opere più spassose, L’Hospidale de’ pazzi incurabili, troviamo un componimento dedicato alla Pazzia del Mondo:
Altri co’ piè và misurando i passi,
Altri parla latin, né sa, né intende,
Chi trà se stesso per la via contente,
E chi crede saper tirando sassi,
Chi sempre ride, ò sempre muto stassi.
E chi a le sberrettate ogn’hora attende,
Chi canta, chi balletta, ò gli altri offende,
Chi d’ogni cosa meraviglia fassi.
Chi è troppo ingordo, e chi fa il troppo avaro,
Chi si lascia adular da la bugia;
E chi crede di Giove andar à paro,
Di queste tutte mio Signor qual sia
Desidero saper (se pure v’è caro)
La più perfetta, e la maggior pazzia.
Nei versi l’autore descrive con enciclopedica precisione le varietà disponibili in fatto di infermità mentali e dintorni, delineandone le sfaccettature nei discorsi conservati nelle pagine che seguono:
Pazzia Universale
Pazzi Frenetici & Deliri
Pazzi Malinconici & Selvativi
Pazzi Scioperati o trascurati
Pazzi ubbriachi
Pazzi smemorati, o dementi
Pazzi Stupidi, perduti & morti
Pazzi toni, grossi e di facile levatura
Pazzi scemi e fori
Pazzi balordi o matti torlurù
Pazzi vitiosi (…)
E così via per un’altra paginata. Vi sarà chiaro ormai che oggi parliamo di pazzi e di pazzia, detentori dello scettro degli infermi mentali e incapaci di intendere e di volere agli occhi del diritto, ma la cui classificazione pare non esser stata mai cosa semplice, né per chi scrive per le Muse, né per chi scrive per lo scranno.
Ma da dove deriva il termine “pazzo”?
L’etimologia stavolta può offrirci solo ipotesi. Pazzo deriverebbe dal latino PATIOR, “soffrire, sopportare”, derivante forse dal greco ΠῆΜΑ, “miseria”.
Accettando l’ipotesi, le radici sarebbero ancora una volta Proto Indo Europee, da *ph₁-tós, participio di *peh₁-, “colpire, odiare”.
La radice di pazzo sarebbe quindi condivisa con il campo semantico del proto-germanico *fijāną, alla base di fetore, fetido, e altri deliziosi termini che rappresenterebbero metaforicamente l’incontro improvviso con lezzo e tanfo quando meno te lo aspetti.
La pazzia nel corso nei secoli ha sempre goduto di un certo interesse da parte delle società. Per i greci del V secolo era la Μανία, con riferimento ad un’area semantica ampia e afferibile alla sfera dell’irrazionale, al divino furore, all’ispirazione poetica. Insomma, il mito di “genio e follia” è più antico di quanto si possa pensare.
Nell’Antica Roma la pazzia resta una forma di espressione divina, poco piacevole e corrispondente al castigo della possessione, ma pur sempre divina. Vi troviamo il FURIOSUS, colui che viene privato dell’unità psicofisica per intercessione di un dio e delle Furie.
In generale, comunque, la pazzia è l’espiazione di una colpa: venendo meno il giuramento o la fedeltà ad un dio, l’uomo perde sé stesso, a partire dalla propria ragione.
Ma la terminologia classica non si ferma qui.
Nelle fonti giuridiche troviamo anche: amens, bacchatus, demens, fanaticus, insanus, melancholicus. Un lemma per ogni sfumatura della follia, come inizialmente abbiamo intravisto nella lunga lista del Garzoni. Una complessità terminologica che ancora oggi viene mantenuta nell’ambito del diritto, che ben distingue i pazzi dai dementi, o dai pazzi furiosi e dagli insani.
La storia linguistica del termine all’interno del volgare italico sembra esser passata per un pactiare, verbo dal quale presero il via “tutti i pazzi successivi”.
Per quanto riguarda le fonti scritte in nostro possesso, la prima attestazione si ritrova in un’opera singolare, i Proverbia quae dicuntur super natura feminarum (Proverbi che si raccontano sulla natura delle donne). Un titolo fraudolentemente aulico per un componimento in versi di area veneta/trevigiana, risalente al XII secolo, ascrivibile alla didattica medievale per la salvaguardia della buona condotta del ragazzotto sprovveduto, alle prime esperienze col gentil sesso; gentil sesso che viene paragonato a tutte le creature meno affidabili che siano esistite: dalla lonza alla gatta, dalla volpe al basilisco. Insomma, non fidatevi di occhi languidi e sottane.
Al mondo n’è vetrana si savia né si paca,
se de liçaria diçili, qe ’legra no se faça:
destèndese e muçola como can qe va en caça,
recordase d’avanti, de la soa mala traça.
(Al mondo non c’è vecchia tanto saggia né tanto pazza
che se le dici qualche galanteria non diventi allegra:
si stira e uggiola come il cane che va a caccia,
e si ricorda del passato, della sua cattiva condotta.)
Da lì in poi di pazzi e pazzia se ne troverà traccia negli statuti, nella poesia, nelle cronache. I pazzi divennero una questione di cui doveva occuparsi la società in cui vivevano, assistiti preferibilmente in centri specifici. Nacque così una fervente branca della storia del diritto all’interno della legislazione sanitaria tutta dedicata al trattamento degli infermi mentali. Il resto è storia recente, e magari ci torneremo in un prossimo viaggio.
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Bibliografia
PAZZO, in Grande Dizionario della Lingua Italiana (GDLI), UTET (accessibile online).
PAZZO, in Tesoro della Lingua Italiana delle Origini, (accessibile online).
PATIOR, in A Latin Dictionary. Founded on Andrews’ edition of Freund’s Latin dictionary. revised, enlarged, and in great part rewritten by. Charlton T. Lewis, Ph.D. and. Charles Short, LL.D. Oxford. Clarendon Press. 1879; Etymological Dictionary Of Latin, a c. di Michiel Vaan, Leiden-Boston, Brill, 2008.
Cereseto, G.Battista, La legislazione sanitaria in Italia; commento alla Legge 22 dicembre 1888, n. 5849, e alle leggi complementari ed affini, Torino, Unione tipografico-editrice, 1901.
Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, I, Milano- Napoli, 1960, p.543) in Storia generale della Letteratura italiana, I , a cura di N. Borsellino- W. Pedullà, Milano, Federico Motta Editore, 2004.
Garzoni, Tomaso, L’hospidale de’ pazzi incurabili, Ferrara, Cagnacini, Giulio Cesare & Fratelli, 1586.
Castaldo, Stefania, Aspetti Giuridici Della Furia E Dell’infermità Mentale Nel Mondo Romano. La Compravendita Del “Servus Furiosus”, Tesi di Dottorato di Ricerca in Diritto Romano e Diritto Pubblico Interno e Sovranazionale, Università degli Studi di Palermo, Ciclo XXVI, A.A. 2015-2016 (accessibile online).
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