Nell’immaginario collettivo non esiste un altro personaggio storico affascinante quanto Federico di Svevia, o meglio Federico II di Svevia, Sacro Romano Imperatore, re di Sicilia, re di Tessalonica, principe di Capua, Duca di Puglia e Calabria, conte di Matera. Probabilmente rappresenta lo stereotipo dell’imperatore che più si avvicina alla perfezione.
Nacque il 26 dicembre del 1194, subito dopo l’incoronazione del padre, l’imperatore Enrico VI di Svevia, di re a Palermo. Fu così che nella sua persona si ebbe la riunione della dinasta degli Svevi (da parte paterna) e degli Altavilla (normanni da parte di madre). Proprio grazie a suddetta matrimoniale che i due genitori assicurarono alla loro discendenza un legame di sangue del tutto invidiabile, infatti il padre di Enrico altri non era che l’imperatore Federico Barbarossa, mentre la madre, Costanza, era la figlia del re di Sicilia Ruggero II. Il piccolo Federico poteva così vantare parentele prestigiosissime in tutto il continente.
Da subito Federico entrò nel complesso gioco di trame che regolavano la situazione geopolitica dell’Impero e della penisola italiana. Come verrebbe logico pensare, alla morte del padre, avvenuta nel 1197 proprio mentre era impegnato nel sedare una rivolta a Messina, il titolo di imperatore e quello di Re di Sicilia sarebbero dovuti spettare proprio Federico, ma le cose non furono così facili. Sulla carta il titolo imperiale era del tutto elettorale malgrado la “consuetudine” assunta di farne un titolo ereditario. Per quanto riguarda il trono del Meridione, riuscì ad ottenerlo, di fatti la madre si affrettò ad incoronarlo, ma morì anche lei nel 1198. Come da testamento, il papa Innocenzo III divenne il reggente al trono e tutore del piccolo sovrano, che allora aveva solo quattro anni. Nonostante la successione di reggenti, Federico ricevette un’educazione del tutto invidiabile per l’epoca, sia per quanto riguarda gli stimoli culturali provenienti dall’ambiente della corte di Palermo, che dagli insegnamenti derivanti dal papa; ricevette anche l’educazione cavalleresca. Nel 1208, Innocenzo III lo dichiarò maggiorenne, da qui comincia ufficialmente il suo regno come sovrano di Sicilia.
La morte prematura di Enrico VI aveva riaperto i giochi per quanto riguarda la questione della successione imperiale. A questo punto il ruolo dominante fu quello del papa, il cui sostegno andò ad Ottone di Brunswick, della casa dei Welf, che fu incoronato imperatore nel 1209. Contrariamente ai piani del papa, le mire di Ottone erano sui territori italiani dell’Impero, obbiettivo comune del papato. La risposta di Innocenzo III non si fece attendere e, nel 1210 scomunicò il Welf, sostenendo ora la candidatura di Federico, salvo prima ottenere dallo stesso un accordo, con il quale il re di Sicilia si impegnava a non riunire le due corone, fatto che avrebbe portato lo stato pontificio ad essere stretto da una morsa probabilmente mortale. La questione imperiale venne risolta nella battaglia di Bouvines, nelle Fiandre, dove gli eserciti di Ottone e il re di Inghilterra Giovanni subirono una cocente sconfitta ad opera di Federico e del suo alleato Filippo Augusto, re di Francia. Nel 1212 Federico venne incoronato Imperatore.
Dal 1212 al 1220 il giovane imperatore fu protagonista di un lungo soggiorno in Germania, volto a consolidare i rapporti con i vari principi tedeschi. Ciò gli costo grandi concessioni ad indirizzo dell’episcopato ed ai principi ecclesiastici che lo avevano sostenuto: con la Bolla d’oro, avrebbe rinunciato all’elezione dei vescovi. Tornato in Sicilia, l’imperatore poté dedicarsi a sistemare la situazione del regno, dove baroni e nobili introdotti da Enrico VI avevano approfittato prima della sua minore età, poi del suo soggiorno tedesco, per accaparrarsi beni demaniali e prerogative regie. La risposta del sovrano fu la massima intransigenza, che lo portò a fronteggiare con l’esercito i vassalli rivoltosi, uscendone vincitore anche questa volta. Altro problema che dovette affrontare fu quello dei saraceni, che vennero deportati a Lucera, dove concesse loro di vivere mantenendo la propria fede.
Federico II cercò di vivacizzare l’economia del regno, rilanciando agricoltura e commerci, con la creazione delle masserie regie, le cui pratiche garantivano prodotti destinati all’esportazione. Non meno importante fu il suo apporto alla cultura: nel 1224 fondò a Napoli la prima università statale europea; e proprio dai suo interessi in materia di scienza, filosofia e letteratura, che nacque la famosa Corte di Palermo, cuore pulsante della cultura dell’epoca per quanto riguarda la penisola. Non di meno fu un grandissimo estimatore della cultura e della lingua araba, che imparò senza problemi.
Nel 1227 comprese che la sua tattica attendista nei confronti dei richiami del papa per partecipare alla crociata non sarebbe potuta continuare. Ad un rinnovato invito di partecipazione da parte di Gregorio IX, Federico rispose in maniera del tutto singolare e nel 1228 si incamminò verso Oriente, dove negoziando con il sultano del Cairo, Malik al Kamil, riuscì ad ottenere la corona del regno di Gerusalemme, con l’impegno di smantellare le fortificazioni della città e di permettere agli islamici di frequentare i loro luoghi santi in quelle terre. L’andamento anomalo della vicenda fece infuriare il papa, che indisse una crociata contro l’imperatore non prima di averlo scomunicato. Al rientro in Italia, lo svevo non ci mise molto ad avere la meglio sulle truppe papali. Dietro ad accordi reciproci, la scomunica fu ritirata.
Nuovi scontri si susseguirono in Germania tra il 1235 e il 1237, quando Federico fu costretto a sedare la rivolta di suo figlio Enrico, che venne imprigionato e tradotto in Italia. Nello stesso anni, il ’35, promulgò a Magonza la “Costituzione di pace”, con la quel riordinò il diritto penale nel regno. A questo punto restava da risolvere la questione padana, con i suoi comuni ribelli, lo scontro apparentemente risolutivo si tenne a Cortenuova nel 1237, in favore proprio del sovrano. Questi ultimi anni per Federico furono segnati da un aspro conflitto ideologico con la Chiesa e con il nuovo papa Innocenzo IV, che arrivò a identificare l’imperatore come l’Anticristo, con una nuova scomunica.
L’ultimo periodo fu segnato anche da nuove rivolte, prima in Germania, per via del vincolo dei feudatari venuto meno ad opera della scomunica e poi nuovamente con i comuni padani, che riuscirono finalmente ad avere ragione sull’Imperatore, prima a Parma nel 1248 e l’anno successivo a Fossalta.
Il 13 dicembre del 1250, lo stupor mundi, morì all’età di 56 anni a Castel Fiorentino, in prossimità di Lucera. Degna e regale sepoltura gli venne data presso il Duomo di Palermo.