Il naufragio della Costa Concordia è un sinistro marino avvenuto venerdì 13 gennaio 2012, comandata da Francesco Schettino e di proprietà della compagnia di navigazione Costa Crociere, parte del gruppo anglo-americano Carnival Corporation & plc.
Salpata dal porto di Civitavecchia e diretta a Savona per la prima tappa della crociera «Profumo d’agrumi», nelle acque dell’Isola del Giglio la nave ha urtato uno scoglio riportando l’apertura di una falla lunga circa 70 metri sul lato sinistro dell’opera viva; l’impatto ha provocato la brusca interruzione della crociera, seguito dal parziale affondamento della nave. L’incidente ha provocato 32 morti tra i passeggeri e l’equipaggio della Costa Concordia.
Nei pressi dell’isola, essendo in rotta di collisione, la nave avrebbe dovuto dirigere verso nord per riprendere la normale rotta parallela alla costa. Alle 21:36 il primo ufficiale Ciro Ambrosio ha ordinato al timoniere Jacob Rusli Bin di assumere rotta 290°, e alle 21:39 il comandante Schettino (salito in plancia alle 21:34), poco dopo una breve conversazione telefonica sulla profondità del fondale con il comandante a riposo Mario Terenzio Palombo, ha assunto la conduzione della navigazione, ordinando subito dopo rotta 300° e velocità 16 nodi, e, mezzo minuto più tardi, rotta 310° e poi 325° in modo da proseguire l’accostata per avvicinarsi all’isola del Giglio per il saluto.
Alle 21:42 e poi alle 21:43 Schettino ha ordinato rotta 330° e poi in rapida successione 335°, 340° e 350°, per passare davanti all’abitato di Giglio Porto tenendosi più sottocosta possibile ed emettere dei fischi di saluto.
La nave è così giunta a 450 metri dagli scogli delle Scole, distanza poi scesa a 160 metri; alle 21:44:14, in posizione 42°21’.1991 N e 010°55’.9146 E, il comandante Schettino, accorgendosi di essere troppo vicino all’isola e fuori dalla rotta prevista, ha ordinato di accostare con il timone per 10° a dritta, poi (dopo 4 secondi) per 20° a dritta, e alle 21:44:21 “hard to starboard” (tutta la barra a dritta), poi, notato che la poppa rischiava di collidere con gli scogli se l’accostata a dritta fosse continuata, ha ordinato (21:44:37) barra al centro per interrompere la manovra, quindi (21:44:44) di dare timone per 10° e poi (21:44:46) per 20° a sinistra, ma il timoniere Rusli Bin, avendo male inteso l’ordine, ha invece accostato a dritta; alle 21:45:05 Schettino ha ordinato “hard to port” (tutta la barra a sinistra) ma due secondi più tardi, in posizione 42°21’.4100 N e 010°55’.8510’ E, a 14,2 nodi e con prua per 007°, la Costa Concordia ha urtato il più piccolo degli scogli delle Scole, nei pressi dell’Isola del Giglio, a 96 metri dalla riva e a 8 metri di profondità (l’ordinanza del GIP di Grosseto che ha convalidato solo gli arresti domiciliari parla però di una distanza di 0,28 miglia marine, cioè 518 metri dalla costa).
Dai calcoli della Guardia costiera l’urto avrebbe rallentato bruscamente la Costa Concordia, portandola dalla velocità di crociera di 15 nodi a circa 6 (da 28 a 11 km/h). L’acqua riversatasi all’interno dello squarcio, aperto dall’urto sul lato sinistro dello scafo, ha subito posto fuori uso i motori elettrici principali e i generatori a gasolio, causando un black out pochi secondi dopo l’impatto e privando la nave della propulsione. Nel frattempo i passeggeri, allarmati dall’impatto e dal blackout, si erano istintivamente radunati ai punti di riunione (muster station), in attesa di informazioni.
Dopo il naufragio, il relitto della Costa Concordia si è mosso di alcuni centimetri a causa del moto ondoso e delle correnti, col rischio di scivolamento lungo il fondale fino alla pianura sottomarina sottostante la scogliera, a 88 m di profondità, sommergendosi quindi completamente e complicando le operazioni di rimozione.
Del recupero fu incaricata Titan Salvage, una società statunitense specializzata nel settore, che, assieme all’italiana Micoperi, ha gestito la rimessa in assetto e galleggiamento del relitto per poi rimuoverlo. Le operazioni di rimozione hanno avuto inizio il 29 maggio 2012. Durante la durata dei lavori sono state osservate le regole stabilite per la salvaguardia dell’ecosistema dell’Isola del Giglio, essendo stato messo in serio pericolo dalle sostanze nocive fuoriuscite dalla nave dopo il naufragio. Il successivo 15 luglio i tecnici della Titan-Micoperi hanno completato le operazioni di rimozione dello scoglio rimasto conficcato nello scafo.
Nell’aprile 2013 sono stati montati i primi due cassoni sul lato di sinistra, nell’ambito del piano di recupero che ha poi previsto, dopo la stabilizzazione del relitto, il montaggio di 30 cassoni (15 per lato), per garantire la galleggiabilità.
Il 30 giugno 2014 il Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana ha annunciato che il relitto della nave sarebbe dovuto essere demolito nel porto di Genova. L’inizio della procedura di rimozione della Costa Concordia dall’isola del Giglio è avvenuto il 14 luglio 2014, terminate le operazioni di rigalleggiamento del relitto, la Costa Concordia, trainata da due rimorchiatori oceanici, il Blizzard e il Resolve Earl, ha lasciato definitivamente l’isola del Giglio mercoledì 23 luglio 2014.
Il viaggio dal Giglio a Genova è durato poco meno di quattro giorni a una velocità media di 2,5 miglia all’ora. La Costa Concordia è arrivata a Genova all’alba di domenica 27 luglio nell’area portuale di Pra-Voltri per la prima parte dello smantellamento per essere trasferita, il 12 maggio 2015 nell’area dell’ex Superbacino del porto di Genova, per la definitiva demolizione.
L’11 febbraio 2015 Francesco Schettino è stato condannato a 16 anni di reclusione (dieci per omicidio plurimo colposo e lesioni colpose, cinque per naufragio colposo, uno per abbandono della nave) e un mese di arresto; sia Schettino, sia Costa Crociere sono stati condannati in solido al pagamento di risarcimenti di 1,5 milioni di euro per il Ministero dell’ambiente, un milione per la Presidenza del Consiglio dei ministri, 500.000 euro per i Ministeri della difesa, delle infrastrutture, dell’interno e per la Protezione civile, 300.000 euro per il Comune del Giglio e numerosi altri risarcimenti ai parenti delle vittime e ai feriti e naufraghi. In precedenza la Costa Crociere aveva già risarcito 2 623 passeggeri e 906 membri dell’equipaggio con 85 milioni di euro.
Il 31 maggio 2016 la condanna a 16 anni è stata confermata anche in secondo grado dalla Corte d’appello di Firenze. Schettino è stato anche interdetto per 5 anni da tutte le professioni marittime. Le provvisionali a favore dei passeggeri che si sono costituiti parte civile anche in questo secondo grado di giudizio sono state tutte elevate, mediamente di 15.000,00 euro ciascuno, portando i risarcimenti riconosciuti ai sopravvissuti tra i 40.000 e 65.000 euro ciascuno.
Il giudizio penale è confermato in via definitiva dalla Corte di cassazione il 12 maggio 2017. Francesco Schettino si costituisce al carcere romano di Rebibbia immediatamente dopo la sentenza, benché il suo avvocato annunci un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.