Consultazione, s.f.
In questi giorni di frenetica crisi di governo (la sessantasettesima nella storiadella Repubblica Italiana), nel parapiglia di comunicati, frasi d’effetto, rimandi al passato, ricchi premi e cotillon, ai più attenti non è sfuggito di notare un iter di azioni e di accadimenti ben precisi, propri del processo costituzionale attivato dal Presidente della Repubblica in carica, pigiando un bottone rosso sotto alla sua scrivania nello Studio della Vetrata al quirinale.
Ovviamente si scherza – anche perché quella scrivania settecentesca viene dalla Reggia di Parma ed è sotto tutela del Patrimonio dei Beni Culturali, quindi non sarebbe possibile nemmeno cambiarne la serratura senza chiedere prima a Franceschini.
Ci interessa però la parte vera, quella relativa al motore che s’innesca ogni qualvolta che, nel nostro Paese, ci è crollato il governo sotto al naso e ci siamo ritrovati al trivio tra governo tecnico, rimpasto ed elezioni anticipate.
L’iter è regolato dall’art.92 della Costituzione, che descrive in modo semplice e conciso il principio di formazione di un nuovo governo:
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.
In caso di crisi, s’innesca un processo articolato e scandito da momenti precisi ma divisibili in due tre fasi principali: si parte da una prima fase preparatoria, quella delle consultazioni, seguita dalla fase dell’incarico, nel caso in cui le consultazioni abbiano riportato alla luce la maggioranza perduta; se questa ipotesi non si dovesse verificare, ecco il mandato esplorativo, affidato ad una figura incaricata di verificare se, all’interno delle forze politiche, vi sia modo di creare una maggioranza virtuale con a capo una figura che abbia buone possibilità di ottenere la fiducia dal parlamento; a chiusura di tutto, la fase finale della nomina. Forse.
La fase preparatoria vede il Presidente della Repubblica alle prese con le consultazioni per cercare il pretendente adatto alla carica della Presidenza del Consiglio. Cosa che accade anche nel caso di un mandato esplorativo all’incaricato di turno.
Un po’ come il Principe che vaga di casa in casa per cercare la Cenerentola che possa calzare la scarpetta di cristallo. Il Presidente però non incontra sorellastre e fanciulle di vana speranza, ma i Capi dei Gruppi e delle coalizioni parlamentari, insieme ai Presidenti delle Camere, e il suo predecessore in carica.
Il diritto non deve mai adeguarsi alla politica, ma è la politica che in ogni tempo deve adeguarsi al diritto
Insomma, come diceva Kant; il Nomen Omen di oggi ci interessa questa fase in particolare perché vi portiamo alla scoperta dell’origine del termine “Consultazione”.
Da dove deriva? Presto detto.
Dal Latino CONSULTATIO, “consulto, deliberazione, discussione”, composto dal verbo CONSULTO, “rifletto, chiedo consiglio, mi prendo cura di” e il suffisso -TIO, che posto dopo un verbo crea un nome relativo all’azione – o all’effetto dell’azione – espressa dal verbo stesso.
La scatola cinese dell’etimologia di Consultazione non finisce qui. CONSULTO è composto a sua volta da CONSULO, “deliberare, consultare”, e il suffisso -TO, che va ad indicare un verbo frequentativo.
CONSULO a sua volta è scindibile nel prefisso CON-, che indica completezza ed unione, e un derivato del Proto Indo Europeo *selh₁-, “prendere, afferrare”. Stessa radice dell’inglese “sell” e dell’antico Norreno “selja”, con lo stesso significato di cessione di un bene.
Quinti, letteralmente, consultare è l’atto di afferrare un consiglio, un monito, che ci viene offerto da un’altra persona. La consultazione è quindi il momento in cui questo scambio avviene. Un “Do ut des”, senza necessariamente il “Do”.
Le consultazioni tra Capo dello Stato e rappresentanti del parlamento erano già previste nel Regno d’Italia regolato dallo Statuto Albertino, specchio di uno stato monarchico sì, ma democratico e rappresentativo, e dove il Senato restava a nomina regia:
Date le attribuzioni che ai ministri sono dal nostro diritto deferite, specialmente quella di coordinare con la Corona e tra di loro tutti gli altri organi dello Stato, il Gabinetto è in grado di raggiungere questo suo scopo solo quando sia in armonia ed ha la fiducia degli altri organi costituzionali, e quindi, oltre che del Re, anche del Parlamento. Il Re, per conseguenza, nel procedere alla sua costituzione, deve tener conto della necessità di questo accordo fra le Camere e i ministri, e, ove questo accordo in seguito venga a mancare, occorre che il Gabinetto si ritiri, a meno che non sia possibile o preferibile eliminare il conflitto altrimenti, specie sciogliendo la Camera dei deputati.
Come scrive Santi Romano nel suo “Il Diritto Pubblico Italiano”.
L’iter di formazione del governo, dunque, comprendeva già l’ambito consultorio con la più alta carica dello Stato, il Primus inter Pares, la forza neutrale al di sopra delle altre e delle parti politiche.
Arduo compito questo, ereditato dalla nascita della Costituzione dell’Italia Repubblicana dal Presidente della Repubblica, garante “dell’unità nazionale”, come leggiamo nell’art. 87 della stessa carta, senza però il sigillo di forza neutrale, ma espressione della volontà elettorale del parlamento in carica.
Bibliografia
CONSULTO, in Etymological Dictionary of Latin and the other Italic Languages (Leiden Indo-European Etymological Dictionary Series; 7), Leiden, Boston, 2008.
Charlton T. Lewis and Charles Short, A Latin Dictionary, Oxford: Clarendon Press, 1879.
Consultazione, in GDLI, UTET (accessibile online).
Consultazione, in TLIO, Tesoro della Lingua Italiana delle Origini (accessibile online).
Kant, Immanuel, Scritti politici e di filosofia della storia e del diritto, trad. a c. di Norberto Bobbio, Luigi Firpo e Vittorio Mattiheu, Torino, UTET, 1971.
“La formazione del Governo”, dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Articolo accessibile su governo.it.
Romano, Santi, Il Diritto pubblico italiano, Milano, Giuffrè, 1988.
Costituzione della Repubblica Italiana, Enciclopedia Online Treccani.
Costituzione della Repubblica Italiana, Testo ufficiale.
Nella foto: lo Studio della Vetrata o Studio del Presidente della Repubblica presso il Quirinale, Roma.