Era il terzo governo Giolitti quando nel 1906 la rivista romana Il Cane pubblicava una raccolta di aneddoti sui cani poliziotto della città belga di Gand. Già nel 1898, infatti, il commissario Van Welmael aveva costituito lì la prima unità cinofila di polizia del mondo.
“Preoccupato dell’ingente numero di furti che si commettevano e nell’impossibilità di ottenere un maggior numero di agenti per ragioni finanziarie, [il commissario] ebbe la felice idea di educare e adibire al servizio alcuni cani, destinandoli a rinforzo delle guardie notturne.” Dapprima la trovata parve irrealizzabile o almeno suscitò molta diffidenza, “ma quando il bravo commissario ebbe istruiti i suoi cani e li ebbe messi alla prova”, i risultati furono tali da generare vero entusiasmo: “oggi a Gand cinquanta cani sono il terrore dei malandrini“.
L’esempio da Gand si sparse per il Belgio, a Mons, Saint Gilles, Anversa… per poi essere imitato in Germania e quindi in Svizzera.
La rivista Il Cane, dunque, nel 1906, auspicava che anche la Direzione Generale di Pubblica Sicurezza italiana seguisse il modello, “pensando che il cane non solo potrà assicurare meglio la tranquillità dei cittadini, ma rinfrancherà l’animo e il coraggio degli agenti, spesso in pericolo di vita, sempre in aspra lotta con l’elemento peggiore della società. Quando l’agente avrà certezza di avere vicino a sè un difensore efficace, devoto, sul quale può fare sicuro assegnamento, si sentirà più tranquillo e affronterà ancora i più gravi pericoli. Certo, il cane, dato per compagno all’agente, farà sì che la storia della polizia non abbia più a registrare nomi di funzionari caduti vittime del dovere“.
Rivista Penale a fine 1906 si sperticava in lodi per i cani poliziotto, in particolare quelli di razza da pastore, “che in capo a tre mesi imparano facilmente il mestiere. Essi non devon conoscere il padrone ma soltanto l’uniforme, perché il poliziotto cambia e l’uniforme è sempre quella. Seguono pertanto gli agenti e rispondono ai segnali di tromba. Non temono affatto gli spari di arma da fuoco: anzi sono istruiti in modo che, se il malandrino spara, gli saltano sulla mano che tiene l’arma e, con le zampe premendo sul pugno, l’obbligano a rilasciarla. È difficile che mordano e tanto più che mordano a sangue”… ma se il delinquente è in bicicletta, lo inseguono e raggiuntolo gli addentano i polpacci.
A dire il vero, in un altro articolo pubblicato prima della Grande Guerra, la rivista si compiaceva del comportamento definito “terribile” dei cani da pastore tedeschi: in una dimostrazione alla stampa avvenuta a Berlino da parte della neonata unità cinofila, questa particolare razza nelle simulate colluttazioni fra guardie e i supposti delinquenti “fecero addirittura a brani i pupazzi”. Risultati “meravigliosi”.
In un altro articolo di fine 1907, la rivista sottolineava i risultati dell’introduzione delle unità cinofile a Parigi da parte dell’allora famosissimo prefetto di polizia Louis Lépine (che oggi ha una piazza intitolata su l’Île de la Cité e all’epoca era soprannominato “Il piccolo uomo col grande bastone” per via della sua gestione delle manifestazioni pubbliche).
Parigi aveva già un suo cane poliziotto eroe: Azor. Nel mese di luglio del 1907 Azor “facea la sua ronda. A un tratto si pianta fermo: qualche cosa di anormale succedea nel giardinetto di una villa. Al segnale della guardia, Azor si slancia e va a perlustrare: pochi momenti dopo si sentono delle grida di donna. Azor avea sorpreso due malfattori, un uomo e una donna, in flagrante scasso. Mentre il cane teneva in rispetto la donna sino all’arrivo della guardia, il complice prendeva la fuga. Ma non andò lontano, appena Azor si fu convinto che la guardia avea ghermito la donna, corse dietro al fuggente, lo azzannò pei vestiti e lo tenne fermo finché la guardia non giunse. Sennoché Azor non era ancora soddisfatto. Compiuto il duplice arresto, esso ripartì al galoppo verso la villa scassinata e ne ritornò poco dopo, portando fra i denti un mazzo di grimaldelli e chiavi false“.
Per quanto la Guardia di Finanza utilizzasse cani per il pattugliamento della frontiera alpina da tempo e il Regio Esercito dispose l’impiego di cento cani da pastore sardi nella Guerra di Libia del 1911, la Polizia di Stato istituì i propri reparti cinofili, nonostante gli auspici delle riviste, solo nel 1925 dopo l’acquisto di numerosi cani da poliziotto di razza pastore tedesco dalla Germania. I Carabinieri seguiranno dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1957.

© Tutti i diritti riservati