Oblazione, s.f.
Chi ha studiato latino avrà un vivo e denso ricordo dei verbi irregolari: qui ci troviamo innanzi al magnifico “risultato” di uno di questi.
Derivato dal latino OBLATUS, participio passato dell’irregolarissimo OFFERRE, “offrire”; ma non è finita qui. OBLATUS è a sua volta composto da OB– (particella che indica l’atto di portare davanti) e FERRE, participio passato di LATUS, “portare”.
Quindi il termine ha incarnato in sé, come spesso accade, il vero e proprio atto di offrire in dono qualcosa, generalmente ad una divinità.
Nel periodo alto-medievale gli “oblati” erano i bambini votati per volere delle famiglie alla vita monastica e, in particolare, alla Regola Benedettina. Tutt’oggi infatti, puer oblatus si usa con riferimento a chi è appena entrato nel noviziato di un monastero.
L’oblazione è anche una delle fasi della messa, ma questa è un’altra storia. In ambito giuridico, invece, come facilmente intuibile, il termine viene utilizzato per indicare il pagamento volontario di una somma di denaro prima dell’apertura di un processo.
La pratica dell’oblazione all’interno del diritto penale è tutta moderna. Non ve n’è traccia infatti prima del codice Zanardelli (1889) se non in alcune leggi speciali finalizzate, pensate un po’, a ridurre il carico di lavoro degli organi giurisdizionali.
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Bibliografia
Oblazione, Obolo, Oblato in Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, Milano, Sonzogno
Oblata in Du Cange, et al., Glossarium mediæ et infimæ latinitatis., Niort: L. Favre, 1883-1887.
Pennella, Nicola. L’oblazione amministrativa delle sanzioni tributarie non penali. CEDAM, 2011.
Carini, Camillo, Oblazione, in La giustizia penale differenziata. I procedimenti speciali, coordinato da F. Giunchedi, in Il processo penale, diretto da A. Gaito e G. Spangher, t. I, Torino, 2010, 471
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