Donna, s.f.
Nel Grande Dizionario della Lingua Italiana, il termine “donna” si trova tra i termini “dongiovanni” (ironia della lingua) e “donnacchera”; il lemma occupa tre pagine, dove vengono snocciolate 18 entrate introdotte dalla seguente definizione:
Dònna, sf. La femmina dell’uomo (ed esprime anche a natura stessa della femminilità, le caratteristiche tipicamente femminili, opposte a quelle specificamente maschili).
Mi immagino cosa accadrà quando questa cosa entrerà nella sfera cognitiva di qualche giornalista, e si accenderà il dibattito sul se sia eticamente corretto o meno, definire la donna come “femmina dell’uomo”, visto che in questi ultimi tempi la battaglia femminista si è molto concentrata su aspetti linguistici e di genere. Ma mi rincuora pensare che i vocabolari possano per ora stare al sicuro nei meandri del web come delle nostre librerie o soffitte, data la loro poca attrattiva per l’opinione pubblica.
Il percorso linguistico di questo termine ha visto l’accumularsi di varie sfumature di significato. Alcune, che erano primarie nel Medioevo (come la donna indicate l’appartenenza ad un alto rango sociale), oggi sono un ricordo sbiadito e ricolorato solo dai film in costume, ma la radice etimologica resta una sola.
Donna deriva dal latino DOMINA, “signora, padrona della casa” (quindi femminile del DOMINUS), che deriva proprio dalla DOMUS, “casa”, a designare la sfera di appartenenza della “domina” di turno.
Il termine latino per indicare l’edificio di residenza deriva dal Proto Indo Europeo *dem- , significante appunto “casa”, ma non solo: il termine aveva valenza anche nel senso di “dominio” e “possesso”.
DOMINUS e per riflesso, essendone un derivato, DOMINA, sono stati originati con significato genitivo rispetto al termine di base: li potremmo tradurre letteralmente con “colui / colei della casa”.
Come siamo arrivati al termine italiano? Semplicemente con una sincope. Non cardiaca, ma linguistica e morfologica.
Già nel latino volgare e prima del III secolo, non è raro trovare fenomeni di questo tipo, che presentano la caduta di uno o più fonemi all’interno di una parola.
Riflesso della lingua parlata su quella scritta, forse per assecondare il criterio di economia della lingua, da DOMINA si passa a DOMNA, generando quindi per assimilazione (da MN > NN) il nostro donna.
Guardando alle altre lingue romanze e non, troviamo qualcosa di assai simile nel francese dame e nello spagnolo doña.
Se prendiamo invece l’inglese woman, deriva dal tardo-antico inglese wimman, o wiman (già wimmen al plurale, come accade oggi), da wifman che, tenetevi forte, è un composto di wif “woman” e “man” che notoriamente significa “uomo”. Dunque, la woman inglese, letteralmente, significa “donna-uomo”.
Ma tranquilli, non c’è da chiamare l’ex presidente(ssa) della Camera per segnalarle quest’assurdità: man all’epoca significava per lo più “essere umano”, non necessariamente di sesso maschile quindi, ma neutro.
Il termine inglese entrò dopo l’VIII secolo in sostituizione wif e quean utilizzati nell’inglese antico per designare gli esseri di sesso femminile.
Troviamo specularità con l’olandese vrouwmens, “moglie”, e letteralmente “donna-uomo”.
In irlandese moderno invece donna si traduce con bean (no, non c’entrano i fagioli all’inglese, non fate gli Isidoro di Siviglia della situazione), dall’antico irlandese ben che poteva designare non solo la donna ma anche la moglie, o una cameriera, o una profetessa… insomma ritorniamo alla vastità di sfumature propria anche dell’italiano. La radice è Proto-Indo-Europea, *gwen, che esprimeva proprio il femminile, la donna.
Potremmo proseguire per altre 6000 e più lingue (tra vive e morte), ma lasciamo le monografie ad altre sedi. Non resta quindi che augurare a tutte le lettrici uno splendido giorno.
Lo si potrebbe fare in molti modi, ma lo facciamo con questa poesia di un’autrice Eritrea, Konjit Berhane, dedicata alle donne, alla loro naturale complessità sopra menzionata, rispecchiata in linguistica, come nella vita di tutti giorni.
A Woman
In the world of Saints
I would have been an Angel.
In the world of Peace
I would have been a Dove.
In the world of Passion
I would have been Love.
In the world of a Prayer
I would have been Praise.
In the world of Science
I would have been a Fact.
In the world of Wars
I would have been a Bullet.
In the world of Technology
I would have been Speed.
In the world of Agriculture
I would have been a Seed.
In the world of Manners
I would have been Politeness.
In the world of Fear.
I would have been Courage.
In the world of Sorrow
I would have been Sympathy.
In the world of Hate
I would have been Melancholy.
In the world of Freedom
I would have been Sovereignty.
In the world of Opportunity
I would have been a Way.
In the world of Solitude
I would have been a Friend to Lean.
In the world of Fashion
I would have been Style.
In the world of Medicine
I would have been a pill.
In the world of Suffering
I would have been an Aid.
In the world of Unexpectation
I would have been Surprise.
In the world of Warship
I would have been Faith.
In the world of Righteousness
I would have been Truth.
In the world of Happiness
I would have been Comfort ‘n Delight.
In the world of Labor
I would have been Tireless.
In the world of Water
I would have been a Fish.
In the world of Land
I would have been a Plant.
In the world of Fortune
I would have been Treasure.
In the world of Education
I would have been a Teacher.
In the world of Seasons
I would have been Spring
In the world of Achievements
I would have been Ideas
In the world of Circus
I would have been Magic.
In the world of Secrets
I would have been a Mystery.
In the world of Ambition
I would have been Dreams.
In the world of Questions
I would have been an Answer.
In the world of Slavery
I would have been liberty.
In the world of recollection
I would have been Sweet Memories
In the world of Theatre
I would have been Comedy.
In the world of Music
I would have been Melody.
In the world of Sorrow
I would have been a Smile.
In the world of the Blind
I would have been an Eye.
In the world of the Deaf
I would have been an Ear.
In the world of Flowers,
I would have been a Rose.
But …In this world of Mine
Which contains The above ALL
They call me a Being with a Soul.
Generally I am a Species of Human.
Specifically I am a Woman.
Yeah a Woman
‘N A Special One.
Bibliografia
Donna, in GDLI, UTET, (accessibile online).
Donna, in TLIO, Tesoro della Lingua Italiana della Origini, (accessibile online).
Dominus, in Etymological Dictionary Of Latin, a c. di Vaan, Michiel, Boston, Leiden, 2008.
Berhane, Konjit, Woman, (accessibile online).
Gregory Toner, Maire Ní Mhaonaigh, Sharon Arbuthnot, Dagmar Wodtko, Maire-Luise Theuerkauf, editors, 2019.
eDIL s.v. 1 ben or dil.ie/5644
“woman” in Douglas Harper, Online Etymology Dictionary, 2001–2021
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Image credits: Elisabetta Siriani, Timoclea uccide il capitano di Alessandro Magno, 1659, Napoli – Museo Nazionale di Capodimonte (lezpop.it)
Milano, 1988. UX Designer e Project manager, dottoressa in Filologia Moderna. Appassionata di vino, cose vecchie e storia della lingua.