6000 i caffè, 8000 le sigarette che si consumarono alla sede della Rai tra il 20 e il 21 luglio 1969. Giornalisti, tecnici e invitati facevano compagnia a Tito Stagno nella storica diretta che mostrò agli italiani lo sbarco dei primi uomini sulla Luna. A chi tra noi non c’era, hanno raccontato della veglia davanti alla TV, dei bambini eccezionalmente svegli dopo le 9, della consapevolezza condivisa di star assistendo a uno di quegli eventi epocali in cui si è collettivamente obbligati a considerare l’esperienza umana dall’esterno. Chi siamo, da dove veniamo. Se c’è qualcosa che ha accomunato la vita di imperatori e sudditi, di colonizzatori e di colonizzati, in luoghi e epoche lontani, nei milioni di anni di storia umana, è che l’esistenza è stata sempre contenuta nel margine accogliente dell’orizzonte terrestre. La Terra non era mai stata un’opzione. Che lo potesse diventare?
Sono 3 gli uomini che partono dal Kennedy Space Center il 16 luglio, in 2 mettono piede sulla Luna. Sono soli di una solitudine che si può solo raccontare, ma hanno milioni di occhi addosso. Delle decine e decine di ingegneri che dal Centro di controllo di Houston seguono il dispiegarsi del progetto perfezionato in anni di lavoro. Dei milioni di famiglie che davanti al televisore percepiscono la missione di Michael Collins, Buzz Aldrin e Neil Armstrong come propria, gli si sentono vicini, e vicini agli altri essere umani che intorno al mondo sono anche loro davanti al televisore. Provano il piacere dell’appartenenza.
I tre astronauti americani sono partiti alla volta della Luna per realizzare l’ambizione annunciata nel 1961 da John F. Kennedy di battere i Russi nella corsa allo spazio, sicuramente il campo di battaglia più pittoresco della Guerra Fredda. Sono stati i Russi a cominciare, nel 1957, con il lancio del satellite Sputnik. Sono però americani i primi uomini sulla Luna, sbarcandovi alle 22.17 italiane del 20 luglio. Nelle parole di Buzz Aldrin, il panorama lunare si presenta così all’occhio nudo dei suoi primi ospiti umani: “Bella vista. Magnifica desolazione”.