Nel 1894 la sezione di controspionaggio dell’esercito francese, guidata dal tenente colonnello Jean Sandherr, si rese conto che le informazioni relative a nuove parti di artiglieria venivano passate ai tedeschi da una spia di alto livello, molto probabilmente nello Stato maggiore.
Il sospetto cadde rapidamente sul capitano di origine ebraica Alfred Dreyfus, il quale ricevette il 13 ottobre un ordine di presentarsi a una ispezione generale da parte del Ministro della Guerra e venne arrestato per tradimento il 15 ottobre 1894.
Il 5 gennaio 1895, Dreyfus fu sommariamente condannato in una corte marziale segreta, pubblicamente spogliato del suo grado militare e condannato all’ergastolo sull’isola del Diavolo nella Guyana francese.
Seguendo l’usanza militare francese dell’epoca, Dreyfus fu formalmente degradato col taglio le insegne di grado e dei bottoni della sua uniforme e la sua spada spezzata, il tutto nel cortile dell’École Militaire davanti a silenziose file di soldati, mentre una grande folla di spettatori ha urlava insulti da dietro le ringhiere.
Dreyfus gridò: “Giuro di essere innocente. Rimango degno di servire nell’esercito. Lunga vita alla Francia! Lunga vita all’esercito!“
Nell’agosto 1896, il nuovo capo dell’intelligence militare francese, il tenente colonnello Georges Picquart, riferì ai suoi superiori di aver trovato prove secondo cui il vero traditore era il maggiore Ferdinand Walsin Esterhazy.
Picquart fu messo a tacere col trasferimento nel deserto meridionale della Tunisia nel novembre 1896. Quando i rapporti di un insabbiamento dell’esercito e della possibile innocenza di Dreyfus furono trapelati alla stampa, ne seguì un acceso dibattito sull’antisemitismo e l’identità della Francia come nazione cattolica o come una repubblica fondata sulla parità di diritti per tutti i cittadini. Quello che divenne noto come “Affaire Dreyfus” ebbe una risonanza eccezionale non solo in Francia: anche i giornali italiani tornarono più e più volte a occuparsi del caso (qui potete leggere i commenti dei giuristi scettici italiani).
Esterhazy venne dichiarato non colpevole da una corte marziale segreta, prima di fuggire in Inghilterra.
A seguito di un’appassionata campagna dei sostenitori di Dreyfus, inclusi artisti e intellettuali di spicco come Émile Zola (qui potete leggere il celebre J’Accuse tradotto integralmente in italiano), questi fu sottoposto a un secondo processo nel 1899 e nuovamente dichiarato colpevole di tradimento nonostante le prove a favore della sua innocenza.
Tuttavia, a causa dell’opinione pubblica, Dreyfus ricevette e accettò la grazia dal presidente Émile Loubet nel 1899 e fu rilasciato dalla prigione; ciò fu un compromesso per salvare la faccia dei militari.
Se Dreyfus avesse rifiutato il perdono, sarebbe tornato sull’Isola del Diavolo, un destino che non poteva più affrontare emotivamente; così ufficialmente Dreyfus rimase un traditore della Francia, e al suo rilascio osservò esplicitamente:
Il governo della Repubblica mi ha restituito la libertà. Non è niente per me senza il mio onore.
Per due anni, fino al luglio 1906, visse in stato di arresti domiciliari con una delle sue sorelle a Carpentras, e successivamente a Cologny.
Il 12 luglio 1906, Dreyfus fu ufficialmente scagionato da una commissione militare. Il giorno dopo il suo esonero, fu riammesso nell’esercito con una promozione al grado di maggiore. Una settimana dopo, fu nominato Cavaliere della Legion d’Onore, e successivamente assegnato al comando di un’unità di artiglieria a Vincennes.
Una statua di Dreyfus che impugna la sua spada spezzata si trova in Boulevard Raspail, n° 116–118, all’uscita della stazione della metropolitana Notre-Dame-des-Champs. Una replica si trova nel cortile del Museo di arte e storia ebraica di Parigi.