Avete mai visto il film del 2013 diretto da Steve McQueen, “12 Anni Schiavo”? In caso non ve lo foste mai chiesto, sì, il film si basa su una storia vera, quella di Solomon Northup, un uomo afro-americano nato a Minerva (nei pressi di New York) nel luglio del 1807, un uomo nato libero.
La sua storia potrebbe essere ricondotta a una moderna Odissea, ma a differenza di Ulisse, Solomon fu costretto a spostarsi, venduto come schiavo e costretto a lavorare da una piantagione all’altra.
Ma come è possibile che un uomo nato libero, con un lavoro, sposato e con dei figli, diventi, all’età di 33 anni, uno schiavo di punto in bianco?
Nell’aprile 1841 fu rapito con l’inganno da due trafficanti di schiavi, Alexander Merril e Joseph Russell, i quali sapendo delle sue eccezionali doti come violinista, gli offrirono un lavoro ben retribuito in un circo nei pressi di Washington. Una volta arrivati nella capitale lo drogarono e lo incatenarono. Di qui fu venduto ad un trafficante di schiavi, James Birch, per 650 dollari, il quale lo picchiò selvaggiamente e ripetutamente per impedirgli di rivelare la sua vera condizione di uomo libero. All’interno della sua autobiografia, Solomon rivela che il pestaggio durò alcune ore, tanto che alla fine perfino i suoi aguzzini erano esausti. Successivamente Northup fu spedito a New Orleans, partendo dal porto di Richmond a bordo di un brigantino, a bordo del quale fu registrato sotto altro nome, Platt Hamilton (i documenti recentemente trovati rivelano che fu registrato con un’età inferiore a quella reale, infatti secondo tali documenti Northup aveva 26 anni e come colore della pelle giallo come colore della pelle). A bordo della nave cercò di organizzare un ammutinamento per riconquistare la libertà insieme ad altri schiavi, ma il tentativo fallì a causa di un’epidemia di vaiolo che decimò tutto l’equipaggio, tra cui alcuni organizzatori della rivolta.
Arrivato a New Orleans, Solomon venne preso in carico da un socio di Birch, ma si ammalò subito di vaiolo, in tal modo il suo valore diminuì e fu venduto circa mille dollari a William Ford, un pastore battista e proprietario di una piantagione, dove lavorerà per qualche tempo come schiavo. All’interno della sua autobiografia, Northup, rivela che il pastore in realtà era un uomo retto, cristiano, gentile e nobile, imputando il suo coinvolgimento nella schiavitù a causa dell’educazione ricevuta e delle circostanze. Fu proprio nella Louisiana che Solomon Northup passò i successivi 12 anni come schiavo.
Nel 1842 venne ceduto da Ford ad un carpentiere che lavorava per lui. Soprusi e maltrattamenti accesero in Solomon un tentativo di ribellione ed un tentativo di fuga che però non andò a buon fine. Durante quel tentativo di ribellione non venne ucciso a causa del suo valore come schiavo. Di qui fu ceduto nuovamente ad Edwin Epps nel 1843. Lo stesso Northup indica quest’ultimo suo proprietario come il peggiore di tutti, descrivendolo come uomo sadico e crudele (e che abusava sessualmente di alcune schiave): se uno schiavo non portava a termine la quantità di lavoro che veniva stabilita, sarebbe stato frustato. Tristemente, Northup riferisce che ogni sera risuonavano nell’aria della piantagione gli schiocchi delle fruste sulla pelle.
Durante la prigionia sotto la proprietà di Epps, conobbe un carpentiere di origine canadese e abolizionista, Samuel Bass, al quale raccontò la sua storia e che decise di aiutarlo, scrivendo lettere a suo nome, il suo vero nome e non quello affibbiatogli da schiavo, fra cui a due amici di Solomon. In queste lettere non il carpentiere non disvelò mai il suo vero nome, ne fece menzione dell’ubicazione esatta della posizione di Solomon Northup, la piantagione die Epps, in quanto se si fosse saputo che qualcuno stava aiutando uno schiavo a fuggire sarebbe stato processato e, inoltre, sarebbero state prese delle misure preventive per evitare un’eventuale liberazione di Solomon stesso. Fu così che dopo 11 anni, 8 mesi e 26 giorni di prigionia, Solomon Northup venne liberato grazie ad uno dei suoi figli, che disceso in Louisiana con uno sceriffo, riuscì ad ottenere la liberazione del padre.
Era il 4 gennaio del 1853 e all’età di 45 anni, Platt Hamilton venne liberato, poté tornare ad essere Solomon Northup, uomo libero. La sua storia venne poi stesa su un libro, un’autobiografia, che divenne una sorta di best seller. Tanto che durante la guerra civile americana, quando i nordisti occuparono la Louisiana, alcuni soldati si recarono nella piantagione dei Epps chiedendogli veridicità sulle parole scritte dallo stesso Northup.
«Poiché la mia è la storia di un uomo nato in libertà, che poté godere dei benefici di tale condizione per trent’anni in uno Stato libero e che poi fu rapito e venduto come schiavo e tale rimase fino al felice salvataggio avvenuto nel mese di gennaio del 1853, dopo dodici anni di cattività, mi è stato suggerito che queste mie vicissitudini potrebbero rivelarsi molto interessanti per il grande pubblico.» (Solomon Northup, incipit della sua autobiografia, Twelve Years a Slave.)