Crisi, s.f.
Tra le innumerevoli riprove della ciclicità storica e politica, una in particolare è cara al nostro Paese.
Musa ispiratrice di pensatori, statisti e poeti, e anche di Bugo che nel 2008 dedicò una canzone a quello che all’epoca era, come spesso accaduto, il leitmotiv degli organi di informazione e di tutti i cittadini della beneamata Repubblica:
C’è crisi
dappertutto si dice così
e lo leggo sui visi
non è colpa solo del lunedì
sono nutellate di deliri
e code e colpi di tosse
e tu non piangi e non ridi
vivi come se niente fosse.
C’è crisi dappertutto
Dappertutto c’è crisi.
Parliamo quindi di crisi: economica, sociale, politica, di governo, di nervi, interiore, di mezz’età, dinastica… Il dizionario ne presenta une menù riccamente affascinante e per tutte le occasioni.
Nell’Italia contemporanea, il firmamento istituzionale e politico presenta un’intera e sfolgorante “Via Crisica”, che ravviva la nostra patria almeno dal 1855, con la Crisi Calabiana del primo Governo Cavour.
Possiamo dire molte cose sulla nostra storia politica, ma la monotonia non rientra nelle sue qualità.
Una panoramica molto interessante tracciata da Luca Tentoni nel 2019 ripercorre le 66 crisi di governo dell’Italia Repubblicana:
Dal primo luglio 1946 ad oggi, l’Italia ha avuto 66 crisi di governo, durate in media 33,88 giorni (contando anche quella in corso, con dati aggiornati al 31 agosto 2019 […]. In pratica, il Paese ha avuto un governo “in ordinaria amministrazione” per 2236 giorni (6 anni, un mese e due settimane: molto più di una legislatura, dunque). L’8,3% della nostra storia è trascorso fra consultazioni, incarichi esplorativi, elezioni anticipate, ricerca di nuovi assetti politici. I nostri governi hanno avuto una durata media di 404,18 giorni (dei quali 374,30 nella pienezza dei poteri), però la media non permette di distinguere fra Prima e Seconda Repubblica.
Quindi, come disse Paul Harvey nei turbolenti anni ’70 che scossero gli USA:
In times like these it helps to recall that there have always been times like these.
Ma torniamo alla nostra scienza etimologica, che di ricorsività la sa lunghissima, e che ci sorprenderà donandoci addirittura una visione ottimista e propositiva di “crisi”. Almeno sul piano semantico, non tutto è mai perduto.
Da dove deriva questo termine?
Crisi deriva dal greco antico κρίσις, “discernimento, separazione, giudizio” ma anche “punto di svolta”, a sua volta dal verbo κρίνω, “separare, scegliere, decidere”.
L’origine è ben più antica e ascende ad un Proto-Ellenico *kríňňō, dal Proto-Indo-Europeo *krey-, sempre con significato di separare e scegliere. Originariamente il verbo era riferito all’atto della trebbiatura in ambito agricolo, con il “separare” appunto del seme del cereale dalla pagliuzza e dalla pula dopo il raccolto.
Nel latino, CRISIS prese già il senso di “separazione” e di “fase critica” ma nel corso dei secoli avvenne un definitivo assestamento semantico, e uno specifico tipo di crisi, quella medica, divenne preponderante. Qui la crisi è un mutamento improvviso, favorevole oppure meno, di una malattia, il punto di svolta, in genere verso la guarigione.
Nell’italiano volgare, infatti, la prima attestazione di questo termine si ritrova proprio in ambito medico.
Oltre ad apparire nel Volgarizzamento di Mesue, redatto nella Toscana del XIV secolo, lo ritroviamo tra le Rime raccolte dal chioggiotto Giovanni Dondi Dall’Orologio nello stesso periodo.
L’autore è un compatriota e medico veneto, Gaspare da Verona, come ci riporta l’intestazione al sonetto:
Gaspar de Verona visis prescriptis Di Gaspare da Verona
Quando doi gran noachier prende ripreggio,
et se consilian per grand’agonia,
l’è pur chiar segno che nova albasia
vegian in l’aire adversa al suo pareggio.
Et non mi penso che per poco agreggio
franco cor tremi et perda vigoria;
però temo a la crisis, che vi svia,
che la non croli il temo al suo charegio.
Et perch’io aviso vostro parlar pregno,
che ancor spaventa di danno mazore,
d’ambi du’ voi l’amor, chi me ten pegno,
mi fa consorte a ogni crudo terore,
et ch’ogni mal finisse oltra el prim’orto:
ma felice pocho è chi no è ben morto.
Come è avvenuto quindi il passaggio dal campo medico, ad uno più generale? Elementare, Watson.
La lingua è fatta di simboli, divisi tra esperienza ed astrazione, metafore.
Non scordiamoci l’idea di “fase critica” già contenuta nel lemma greco originario; si diete carta bianca al significato dato in ambito medico almeno fino al Seicento, ma da lì in avanti all’idea di crisi medica andò affiancandosi l’idea astratta di un “punto di svolta” non più soltanto metabolico e fisico.
Si aprì la strada quindi ad una “crisi” universale, un cambiamento prepotente che incontriamo tutt’oggi per diversi ambiti del vivere civile, religioso, personale e, infine, a quello economico e politico.
Ma l’etimologia ci invita a guardare oltre all’accezione negativa con cui la storia linguistica ha avvolto questo termine. La crisi è punto di svolta, il punto finale di una malattia che dovrebbe condurre ad una guarigione e non ad una ricaduta o ad un peggioramento.
La speranza è che, chi ne ecceda in termini politici e istituzionali, lo possa tener a mente, mentre stende la sceneggiatura del tanto atteso 67esimo episodio.
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Bibliografia
Cristian Bugatti (Bugo), C’è Crisi, in Contatti, Universal Music, 2008
κρίσις in Liddell & Scott (ed.), A Greek–English Lexicon, Oxford: Clarendon Press. 1940.
Crisis, in A Latin Dictionary. Founded on Andrews’ edition of Freund’s Latin dictionary. revised, enlarged, and in great part rewritten by. Charlton T. Lewis, Ph.D. and. Charles Short, LL.D. Oxford. Clarendon Press. 1879.
Crisi, in GDLI, UTET (accessibile online).
Crisi, in TLIO, Tesoro della Lingua Italiana delle Origini (accessibile online).
Crisi, in Bonomi, Francesco (a cura di), Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana.
Martin R. Lipp, Respectful Treatment : The Human Side of Medical Care, 1977.
Tentoni, Luca, Le crisi di governo nell’Italia Repubblicana (1946-2019), pubblicato su mentepolitica.it (accessibile qui), 31 agosto 2019.
Giovanni Dondi dall’Orologio, Rime, a cura di Antonio Daniele, Vicenza, Neri Pozza, 1990.
Image credits: BRB Panick Attack Art, Existential Anxiety Painting.