Giurista. Storico del diritto.
Era nato nel 1841 Otto von Gierke, a Stettino, nel nord ovest della Polonia.
Studiò giurisprudenza a Berlino e, appassionatosi allo studio teorico del diritto, decise di continuare il proprio percorso accademico e di dedicarsi all’insegnamento e allo studio.
Vinse la cattedra, ed iniziò a insegnare prima a Breslavia, per poi passare a Heidelberg e Berlino, dove, qualche anno più tardi, nel 1902, sarebbe anche stato nominato rettore.
Parlava di “collettività umane”, Otto von Gierke. Realtà che si formavano secondo lui spontaneamente attraverso la naturale aggregazione di gruppi di persone. Dal singolo alla famiglia alla comunità.
Ed è qui che nasce il fenomeno giuridico. Vivo. Sociale.
Le teorie di Gierke ebbero peraltro grandissima influenza su alcuni giuristi italiani, tanto che ad esempio Janssen parla di “Reinassence” per indicare il periodo nazionalsocialista in cui fortissimo fu l’interesse nei confronti del giurista polacco.
Anche Maximilien Fuchs ne ricordò il pensiero in “Sui Materiali per la storia del pensiero giuridico” che dipingeva Otto von Gierke come la principale fonte di ispirazione per la teoria generale del diritto di Santi Romano e per la sua concezione del diritto come ordinamento che si muove verso il superamento del giusnaturalismo individualista.
Celeberrime in particolare le sue Das deutsche Genossenschaftsrecht e Deutsches Privatrecht, che risalgono circa al 1913 e al 1917.
Nel 1921, proprio il 10 ottobre, Otto von Gierke sarebbe morto a Berlino e quelle due opere, cui soprattutto è legata la sua fama, sarebbero rimaste incompiute.