Il secolo XX si apre per l’Italia con un funesto presagio: l’assassinio di Re Umberto alla Villa Reale di Monza.
Eppure, pensando a ciò che sarebbe successo negli anni successivi, quel periodo storico non sembra oggi così tragico. E leggendo anzi i volumi proprio del 1900 si ha la sensazione di un paese dove affiorano libertà e laicità. D’altronde il Vaticano era ancora vera e propria terra straniera nel cuore di Roma, i Patti non erano stati firmati e vigeva il non expedit, con tutto ciò che ne conseguiva rispetto alla non ingerenza cattolica nella vita pubblica.
La “massima” di oggi è lo specchio di quel tempo. Riguarda un caso molto curioso, quasi pruriginoso, ma risolto con grande eleganza dal Tribunale di Milano.
La questura di Milano aveva infatti sequestrato alcune cartoline illustrate giudicandole offensive del pudore, perché ritraevano fanciulle poco vestite avidamente osservate da preti e curati.
Come riconosciuto dal Tribunale, in realtà, le cartoline non avevano nulla di lascivo ed “eccitante”, essendo solo il tentativo di “trarre una nota umoristica dalla violazione che i preti fanno del voto di castità”.
La descrizione delle cartoline all’inizio della sentenza è meravigliosa (il prete aitante con naso adunco che guarda la giovane contadina che si alza la veste per asciugarsi le lacrime, il vecchio e panciuto curato che si fa rammendare i calzoni dalle parrocchiane, il vecchio sacerdote che spia dal buco della serratura), come pure la motivazione che le scagiona.
Una sentenza sembra scritta ieri. Anzi no. Leggendola mi è sorto un dubbio: ma quelle immagini supererebbero oggi i filtri di Facebook?
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A costituire il delitto di offesa al pudore mediante disegni (art. 339 c.p.), è necessario che il disegno sia tale da eccitare direttamente i sensi dell’osservatore.
Caso in cui non si riscontrò codesto estremo in cartoline illustrate
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