Ricorre oggi l’anniversario della nascita di uno tra i più celebri giuristi del ‘900, Hans Kelsen.
Anche se morì a Berkeley, in California, all’età di 92 anni, Kelsen nacque a Praga e studiò poi giurisprudenza a Vienna e ad Heidelberg, dove seguì i corsi di Jellinek.
“Die Staatslehre des Dante Alighieri” la scrisse a 24 anni.
Una monografia sul pensiero politico di Dante, che mise presto in evidenza le doti e l’acume di quel giovane giurista.
Fu però “Problemi fondamentali della dottrina del diritto pubblico esposti a partire dalla dottrina della proposizione giuridica” a portarlo alla cattedra. Grazie a quell’opera che avrebbe segnato l’intero arco della sua vita, Kelsen iniziò infatti a insegnare diritto pubblico e filosofia.
Nel luglio 1918 veniva nominato professore straordinario di ruolo e nell’agosto 1919 ordinario di diritto pubblico a Vienna, dove conobbe Freud e iniziò a scrivere anche di psicologia sociale e sociologia.
Kelsen diede peraltro in quegli anni un apporto essenziale alla elaborazione e stesura della Legge costituzionale federale per la Repubblica austriaca del 1920. A lui si deve soprattutto l’istituzione della Corte costituzionale con funzione di sindacato costituzionale delle leggi. Un “legislatore negativo”, diceva.
In quella Corte Kelsen sarebbe diventato giudice l’anno seguente.
Lo scioglimento della Corte costituzionale nel 1929 dovuto alla riforma costituzionale voluta dal partito cristiano-sociale suscitò però il suo sdegno e Kelsen decise di lasciare l’Austria e di accettare l’offerta di una cattedra di diritto internazionale all’Università di Colonia.
Nel corso degli anni successivi, tuttavia, il nazismo lo portò a spostarsi a Ginevra, dove scrisse la sua opera più nota, “Lineamenti di dottrina pura del diritto”, e Praga, dove però si trovò al centro di contestazioni politiche così pesanti da decidere di lasciare il continente e trasferirsi in California nel 1940.
Negli Stati Uniti, Harvard fu la sua prima esperienza.
E infine Berkeley, dove si stabilì definitivamente.