Abbiamo provato a metterci nei panni di uno dei mille e più grandi elettori che da oggi cominceranno la liturgia dell’elezione del Presidente della Repubblica italiana. Sarà stata una notte insonne per alcuni di loro: non vorremmo essere al loro posto. O forse sì.
Allora, vediamo un po’. Da dove comincio? Ecco, sì: ho 52 anni, perito elettrotecnico, vengo dalla provincia. Ho sempre lavorato, almeno all’inizio, nella fabbrica dei nonni, chiusa nel 2008. Facevo già politica allora. Livello locale, niente di che. Qualche festa patronale dove raccoglievo i soldi, qualche puntatina al Comune. Ho sempre sognato di aiutare gli altri, e me stesso naturalmente s’intende. Sono passati 15 anni, non ci credereste. Cosa ho fatto nel frattempo?
Di tutto. Per prima cosa, candidato alle regionali, 894 voti e fuori dal consiglio di un soffio. Ma non erano mica pochi voti, sapete? Me li sono sudati uno a uno, e no, niente voti di scambio, erano tutti per me. Avevo cacciato di tasca mia 40mila euro per la campagna elettorale. Due anni dopo, ci ho riprovato, al Comune. Eletto consigliere di opposizione. Avevo scelto la lista perdente. Ma meglio così! Non dovevo praticamente fare altro che votare contro, non avevo responsabilità, chi me lo faceva fare. E poi finalmente avevo uno stipendio vero, seppur misero. Tre anni dopo ci riprovo con la regione e va alla grande. Mi vota tutto il paese. Sono in maggioranza. Dal comune non mi dimetto, poi dio pensa. Alle politiche del 2013 mi chiamano dalla segreteria di un partito, da Roma. Ci pensate? Mi offrono un posto in lista nel mio collegio. La campagna elettorale me la devo pagare io, e se voglio salire un pochino di più in lista devo dare un contributo al partito. Ho 300mila euro da parte. Li investo.
Tempo 6 mesi e sono a Montecitorio. Che lusso! Ho l’autoblu, pochissime spese, pure una bella casa in centro a Roma, stipendio finalmente dignitoso, in 2 anni recupero l’investimento. Ho messo qualche chilo. Compro due case ai miei figli che ho mandato a studiare a Milano e fanno una vita migliore della mia alla loro età. In parlamento voto il Presidente della Camera e pure quello dello Stato. Sempre osservando le indicazioni di partito. A me che mi frega. La maggioranza a sto giro è a sinistra, un po’ litigante, si avvicendano i premier, a uno do pure la fiducia, ché il rischio di andare a casa non mi sentivo di correrlo.
Mi offrono di andare a Bruxelles, ma non so le lingue, e non voglio stare lontano da casa, ho anche i genitori anziani, sapete? Resto a Roma dove comunque mi rispettano. E poi c’è da lavorare alla ricandidatura del 2018. Sempre alla Camera. Mi servono altri 400mila euro per la campagna elettorale. Stavolta ho capito che funziona e accendo un mutuo.
Vengo rieletto per un soffio, grazie a dio sono ancora dentro, solo che c’è un sacco di gente nuova a Montecitorio. Mi indigna la loro presenza. Finisco pure per litigare con il mio capogruppo, che era la prima volta che mi rivolgeva la parola, pensa te. Non voto la fiducia a primo governo e passo al misto. Mesi e mesi per attendere un accordo che non veniva mai, ma io dovevo fare i miei interessi, capite? Poi il governo cambia anche, ma voto contro anche a quello, è presto per la fine della legislatura.
Quando è arrivato il Covid sono tornato a casa, a badare alla famiglia e quelle piccole “associazioni” di assistenza anziani che intanto avevo tirato su, non sapete la fatica. Stava cadendo il governo e sono corso a Roma per votare la fiducia, hai visto mai. A un certo punto nel 2021 arriva uno da fuori, Draghi. Sembrava il preside di una scuola di scalmanati chiamato da fuori regione a metterci in riga. Ho votato contro anche lui, perché noi siamo politici veri, non ci facciamo mangiare in testa dai tecnici. E poi vuole fare tutto lui, che non ha mai fatto una campagna elettorale. Non mi piace! Comunque aveva una maggioranza così larga, il mio voto era inutile. Meglio distinguermi. Mi hanno pure intervistato in tv. Prima volta in quasi dieci anni.
Ora è passato un altro anno ancora e mi trovo qui che non riesco a dormire. Oggi si inizia a votare per il capo dello Stato. Berlusconi io lo votavo, mi ha pure telefonato lui in persona e mandato un quadro a casa. Tra l’altro è l’unico che mi ha chiamato. Che me ne importa che fino a pochi anni fa lo odiavo? Ormai a quell’età che male poteva farci.
Mi dicono di votare Draghi. Ma fossi matto? Cade il governo e io ora come ora ho zero possibilità di trovare una lista che mi ricandidi, ho qualcosina da parte ma non mi basta per la campagna elettorale ad aprile. Devo tirare avanti altri dodici mesi almeno.
Vado dritto di scheda bianca finché le acque non si calmano. Ma no aspetta, ecco la soluzione. Pier Ferdinando! Lui è qui da sempre! Non l’ho mai incontrato, perché è al Senato. Ma sì, lui andrà bene a tutti. Oh, uno dobbiamo votarlo per forza alla fine.
Teniamo il Governo al sicuro. È per l’interesse degli italiani, d’altra parte, no?
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