7 aprile 1979 – Arrestati i leader di Autonomia Operaia
Il 7 aprile del 1979 decine di persone, appartenenti o simpatizzanti alla formazione di sinistra extraparlamentare Autonomia Operaia, furono arrestate in un’operazione che diede inizio a uno dei capitoli più controversi della storia giudiziaria italiana. Fu una vicenda che coinvolse centinaia di persone ma che ebbe in particolare come protagonisti il docente e attivista Toni Negri e il magistrato Pietro Calogero.
Autonomia Operaia era un movimento di estrema sinistra, di ispirazione marxista e operaista che, guidato tra gli altri da Negri, docente di Scienze Politiche all’Università di Padova, portava avanti istanze di lotta rivoluzionaria, con comizi, pubblicazioni e proteste.
Siamo negli anni di piombo, segnati da stragi fasciste e dal rapimento di Aldo Moro.
Non a caso il magistrato siciliano Pietro Calogero, della procura di Padova, sviluppò quello che la stampa chiamò “teorema Calogero” e cioè che una serie di intellettuali, docenti, i “professorini”, e giornalisti avessero diretto le operazioni delle Brigate Rosse, portando avanti un progetto di “predicazione all’eversione armata”.
Le accuse andavano dall’associazione sovversiva all’insurrezione armata. Negri fu accusato di aver partecipato direttamente al rapimento di Aldo Moro e di esserne stato il “mandante morale”, ma le accuse poi caddero.
Il processo si svolse con tempi lunghissimi, e secondo molti, tra cui Amnesty International, in violazione dello stato di diritto: Negri, infatti, insieme ad altri imputati, fu detenuto preventivamente in carcere per anni, e il processo cominciò soltanto nel 1983. In primo grado Negri fu condannato a 30 anni per associazione sovversiva, banda armata e diversi altri reati, ma fu prosciolto dall’accusa di insurrezione armata.
Prima dell’appello, Negri accettò la proposta del leader radicale Marco Pannella di candidarsi alla Camera, venendo eletto e tornando in libertà grazie all’immunità parlamentare. Nel settembre del 1983, Negri fuggì in Francia. Inizialmente parlò di un gesto politico assicurando che sarebbe rientrato in Italia, ma dopo qualche anno cambiò idea e decise di approfittare, rimanendo latitante, della cosiddetta “dottrina Mitterrand” con cui la Francia dava ospitalità e sicurezza, rifiutando le estradizioni, a chi lasciasse la lotta armata e la violenza. Questo attirò le critiche di Pannella e di molti che in precedenza lo avevano sostenuto.
Alla fine le pene dei principali condannati nel processo del 7 aprile furono ridotte in appello e poi confermate in Cassazione: in tutto Negri fu condannato a 12 anni di carcere che finì di scontare una volta rientrato in Italia nel 1997.